Ma ci dovremo domandare: com'è che per anni Comitati e Associazioni di Quartiere, alcune Associazioni Ambientaliste non riuscivano a far scrivere una riga sui giornali cittadini e nazionali riguardo i disastrosi progetti della Giunta Veltroni, e, invece, oggi che il disastro è fatto, i quotidiani fanno a gara a parlarne?
Sarà forse il vecchio vizio della sinistra di tacere e ingoiare per non disturbare il manovratore e per paura di fare un piacere al nemico? Se questo fosse, i risultati sono stati proprio magnifici!!
- un albergo (6500 mq)
- un centro di diagnostica e di riabilitazione (5000 mq)
- uffici di gestione (500 mq),
- un'area commerciale comprensiva di bar, ristoranti e negozi vari (4500 mq)
- un'area destinata a servizi privati (2500 mq),
- 21.000 metri quadri di palazzi che diventeranno uffici
- una piazza pubblica leggermente inclinata, in continuità architettonica con l'ellissi, più altri 5.500 mq in totale riservati a servizi pubblici, cioè un asilo nido, una scuola media, una ludoteca, uno spazio multimediale e pure un parco giochi, una pista ciclabile e percorsi per la pratica del fitness all'aperto
- 61.740 metri quadri di parcheggi
LEGGETEVI L'ARTICOLO:
Autore: Camuso, Angela
Là dove c’era il bel velodromo dell’Eur previsti 40.000 m. quadri di costruzioni con la solita variante al p.r.g. Da il manifesto, 4 gennaio 2009 (m.p.g.)
L'architetta Gaia Remiddi, che sul defunto velodromo di Roma ha scritto un libro, ancora quasi non si rassegna e la butta lì: «Se volessero ricostruire il velodromo io ho tutti i dettagli. Pezzo dopo pezzo. Tutte le misure. La Sovrintendenza lo sa», dice. Ma è davvero troppo tardi, ragionevolmente. Come voluto dall'allora giunta Veltroni, il complesso architettonico hi-tech che andrà a rimpiazzare la famosa pista di ciclismo progettata dall'architetto Cesare Ligini ha ormai il suo progetto definitivo. A disegnarlo alcuni architetti e ingegneri italiani rappresentati dall'A.T.I., raggruppamento temporaneo di imprese, che hanno vinto un mese fa il bando di gara per realizzare il grandioso e lussuoso - e privato - centro dell'acqua e del benessere che riprodurrà esattamente, nella forma, quella ellissi perfetta scavata nella terra che era il famoso velodromo dell'Eur che ospitò i Giochi del '60, struttura in legno unica al mondo, così bella che una schiera di esperti - e pure, con un decreto di vincolo, la Sovrintendenza - non esitarono a definire monumento e a sollecitarne il restauro, invano.
La struttura olimpica il 24 luglio dello scorso anno, è implosa sotto le cariche di tritolo, che hanno seppellito speranze e diatribe culturali ma non il veleno dei sospetti, tant'è che su quella demolizione la Procura di Roma ha aperto un'inchiesta. Oggi si sa che quell'indagine potrebbe finire in un'archiviazione, mentre su presunte irregolarità amministrative potrebbe pronunciarsi soltanto il Tar. E' dunque forse questa l'ultima battaglia che resta ai cittadini che da sempre si dicono contro il nuovo complesso e per questo si sono costituiti in un comitato. Perché il progetto di ricostruzione dell'antica ellissi, che era e resterà grande 19.000 metri quadri ma sarà coperta, quasi totalmente - c'è una parte del tetto che si aprirà d'estate - da una volta autoreggente fatta di una rete di acciaio e vetro dalla forma evocativa di una goccia, che cadendo idealmente dal cielo si trasforma in piscine e fontane, porta con sé una delle ultime, e più spettacolari, varianti al piano regolatore di Roma, ovvero lo stravolgimento di tutta l'area circostante fino a oggi occupata da verde pubblico.
Escludendo l'impianto, parliamo di 44.500 metri quadri totali di superficie, che saranno riempiti da un albergo (6500 mq), da un centro di diagnostica e di riabilitazione (5000 mq), da uffici di gestione (500 mq), da un'area commerciale comprensiva di bar, ristoranti e negozi vari (4500 mq), da un'area destinata a servizi privati (2500 mq), da altri 21.000 metri quadri di palazzi che diventeranno uffici e, dulcis in fundo, da una piazza pubblica leggermente inclinata, in continuità architettonica con l'ellissi, più altri 5.500 mq in totale riservati a servizi pubblici, cioè un asilo nido, una scuola media, una ludoteca, uno spazio multimediale e pure un parco giochi, una pista ciclabile e percorsi per la pratica del fitness all'aperto.
Quanto al verde esistente, che diventerà meno della metà di quello attuale, dovrà essere «riqualificato», ovvero in parte smembrato e reimpiantato. Si salverà di certo il triplo filare di pini oggi esistente, che diventerà il viale di accesso pedonale. Saranno realizzati, inoltre, 61.740 metri quadri di parcheggi. Sono numeri che preoccupano i residenti di questa zona dell'Eur, già congestionata per via di un mastodontico centro commerciale che sorge a 500 metri di distanza.
La storia del defunto velodromo di Roma è una storia di malagestione e degrado. Quella del progetto di «riconversione» dell'impianto una storia di scambi e grandi affari. L'inizio della fine è l'anno 1968, l'ultima volta che il velodromo viene utilizzato per competizioni sportive, i mondiali di ciclismo. Dopo di allora il Coni, che aveva in gestione la struttura, vi effettua lavori di manutenzione, che tuttavia non ne ripristinano la funzionalità, parzialmente danneggiata (in particolare le gradinate di cemento, che seguivano l'andamento curvilineo grazie un pregevole studio dinamico) dai dissesti geologici. Così, dal '68 in poi, il velodromo serve per i soli allenamenti fino a diventare, negli ultimi suoi anni di vita, un luogo di bivacco per senza fissa dimora.
Uno studio svolto dall'università «La Sapienza» dimostra che è possibile restaurare il velodromo ma diversamente la pensano sia il Comune, proprietario di una parte dell'area che circonda l'impianto (meno di 6000 metri quadri), sia il proprietario del velodromo e dei restanti 58 mila mq di verde, l'Eur Spa, società privata a capitale interamente pubblico (90% ministero dell'Economia e delle Finanze, 10% Comune di Roma) nata sotto la giunta Rutelli dalle ceneri del vecchio Ente Eur. Così, nel 2003, Comune e Eur Spa stipulano l'accordo di programma che scaverà le fondamenta dell'avveniristico complesso architettonico: sì alla speculazione immobiliare, a patto che sull'area di proprietà del Comune (meno del dieci per cento del totale) sorgano una serie di servizi pubblici e a patto che resusciti l'antica ellissi della pista di Ligini, compresa la pensilina che un tempo copriva la gradinata principale e che ora diventerà un pannello per l'energia solare.
Il nuovo centro acquatico, a vedere il progetto, piuttosto che un impianto dedicato alla collettività appare destinato a un'elite facoltosa. Delle sei piscine coperte previste una sola è olimpionica - e dunque adatta ad ospitare competizioni sportive - mentre il resto dello spazio sarà occupato, oltre che da un bar e un ristorante, da una ultramoderna sala fitness, da una sala spinning, da un'area per l'attività cardiovascolare, da un sofisticato solarium comprensivo di «pioggia» e «nebbia» tropicali, da una sala dotata di sauna finlandese, sauna tirolese e bagno turco nonché di docce cosiddette a «secchio» e a «getto». Ci sono poi un'altra sala per massaggi e talassoterapia, un «calidarium», un «tepidarium» e un «frigidarium» . E anche una vasca per praticare nuoto contro corrente, ad altissimo consumo energetico. L'intera opera, secondo i progettisti, dovrebbe costare 104 milioni di euro e sarà realizzata in 29 mesi da una società nata ad hoc, «Acquadrom», costituita dal 51% da «Condotte», il colosso che ha già vinto l'appalto per il nuovo Palacongressi dell'Eur (la cosiddetta «Nuvola» di Fuksas) e per il 49% da Eur Spa. I soldi per la costruzione del centro acquatico, ha assicurato Eur Spa, arriveranno dalla vendita di quei 21mila mq di uffici che sorgeranno attorno all'ex velodromo e che saranno i primi ad essere edificati. I cantieri apriranno nel 2009.
Sulla discussa demolizione del velodromo di Cesare Ligini, v. anche su:
http://www.italianostra.org/