«Devi togliere subito la delega a Paola Muraro». «Non ci penso proprio.
E poi decido io, non il mini-direttorio». Volano gli stracci in
Campidoglio fra i consiglieri del M5S e Virginia Raggi. Il sindaco per
il momento ha subìto il pressing di un folto gruppo di eletti, i quali
chiedevano di sacrificare l’assessore all’Ambiente per provare a
riportare la calma e riprendere il lavoro ordinario per la città. Non è
un caso, infatti, che l’impasse politica abbia esaurito i provvedimenti
da sottoporre all’Assemblea Capitolina, tanto che il presidente Marcello
De Vito questa settimana non riuscirà a convocare l’Assise per mancanza
di delibere all’ordine del giorno.
IL FACCIA A FACCIA
L’incontro di ieri mattina in Campidoglio era stato chiesto la sera
prima dagli stessi consiglieri, che avevano appreso quasi stupefatti di
essere stati tenuti all’oscuro dal sindaco per ben due mesi circa
l’indagine a carico di Muraro. «Probabilmente c’è stato un errore di
metodo», si lascerà sfuggire al termine della riunione Maria Teresa
Zotta, presidente della Commissione Scuola e fra i consiglieri più
critici verso la «mancanza di trasparenza» di Raggi, e non a caso una
delle poche a rispondere con una certa sincerità ai cronisti in attesa
di notizie. Un clima molto teso, come detto, che ha visto fra i più
scuri in volto il capogruppo Paolo Ferrara, fra i meno convinti delle
giustificazioni portate da Raggi. A quanto si è potuto apprendere, la
prima cittadina ha provato a riportare la calma fra gli eletti,
spiegando che quello arrivato a Muraro non era un avviso di garanzia
vero e proprio ma solo una notifica, tale da non permettere nemmeno alla
diretta interessata di approfondire i motivi dell’indagine. Non solo:
Raggi avrebbe anche cercato di convincere gli eletti della «inutilità»
del mini-direttorio, che «sta facendo più danni che altro», ed è in
questa chiave che andrebbe letta la chiamata in Campidoglio del giudice
Raffaele De Dominicis, su «consiglio» dell’amico comune Pieremilio
Sammarco.
LA LINEA (NON) COMUNE
Fra urla, rabbia e pugni sbattuti sul tavolo, alla fine si è deciso di
mantenere una parvenza di unità di fronte alla stampa. «Meno parlate,
meglio è», avrebbe detto Raggi ai suoi. Alla fine la versione ufficiale
viene resa senza troppa convinzione da Marcello De Vito: «Si vedranno i
contenuti, sull’esito la sindaca insieme a tutto il gruppo faranno le
proprie valutazioni con calma. L’incontro è servito a fare il punto
della situazione, abbiamo parlato e non c’è nulla di diverso». Gli ha
fatto eco Teresa Zotta: «Sono una persona che ama leggere e poi
interpretare - ha concluso - nel momento in cui vado a verificare e
leggere le carte, posso valutare». Ovviamente, fra i consiglieri c’è chi
è palesemente pro-Raggi e anche pro-Muraro. Uno di questi è Daniele
Diaco, presidente della Commissione Ambiente, che addirittura azzarda:
«Il sindaco ha fatto benissimo a non dire nulla» sull’indagine a carico
di Paola Muraro che «deve restare al suo posto», che somiglia un po’ al
«tacere è diverso da mentire» dell’assessore Flavia Marzano.
L’ATTACCO ESTERNO
Ma la realtà non tarda ad arrivare fuori. Decisivo il post su Facebook
di Roberta Lombardi, parlamentare M5S vicinissima a Marcello De Vito.
Lombardi afferma che «alla guida del Comune di Roma è stato scelto il
M5S» e «non una singola persona», che «errori sono stati fatti ed è
semplicemente onesto ammetterli» e chiede di «mandare via chi con il M5S
non c’entra nulla e mai c'entrerà nulla». Riferimento evidente a Muraro
ma anche al «fedelissimo» di Raggi, Raffaele Marra.
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