venerdì 10 aprile 2020

Dal coordinamento di CDQ "CarteInRegola" una amara analisi sulla Capitale e la sua "classe dirigente" davanti al coronavirus - Covid19". LA CAPITALE DISFATTA E LA DISFATTA DELLA CAPITALE. NON andrà tutto bene...alla fine di tutto le condizioni della città saranno drammatiche..

LINK: https://www.carteinregola.it/index.php/la-capitale-disfatta/





É passato ormai un mese da quando sono scattate nella Capitale le restrizioni per far fronte alla pandemia Coronavirus: tutti chiusi in casa, cori e bandiere arcobaleno alle finestre, ma soprattutto una full immersion nei telegiornali, messaggi whatsapp e social, a reti unificate su un unico tema. Una situazione che amplifica paura e smarrimento, per tutti, ma più ancora per disabili, malati e anziani, le persone più a rischio in caso di contagio ma anche più svantaggiate nell’affrontare le incombenze quotidiane. Persone che non dovrebbero essere lasciate sole, che anzi dovrebbero essere accompagnate da una catena di solidarietà che le collega dalla sfera più prossima – i vicini di casa, di quartiere – alle istituzioni locali.

La Roma reale svelata dall’emergenza è a una distanza siderale dalla Roma esaltata nelle passerelle e nei convegni organizzati fino all’altro ieri, dalla politica come dalle “forze produttive”, due categorie che in questo periodo sono piuttosto assenti dalla scena.
Di fronte al drastico cambiamento della vita della città e delle persone, a parte il personale sanitario impegnato allo stremo in prima linea, hanno reagito tempestivamente solo il volontariato, il terzo settore (da un certo punto in poi in sinergia con la Regione Lazio (2), le chiese e le istituzioni caritatevoli religiose, che da sempre suppliscono alle lacune del servizio pubblico, e anche i cittadini, organizzati o singoli, armati di buona volontà e spesso di grande creatività (3).

E si sono attivati subito anche alcuni Municipi di Roma (4), che, come altre città e cittadine italiane (5), hanno creato piattaforme web dedicate all’emergenza, con informazioni sui servizi e relativi numeri telefonici, mentre il Comune per quasi un mese si è limitato a pubblicare sul sito istituzionale una finestra con le informazioni burocratiche sugli orari degli uffici e dei negozi, sulle linee di trasporto ecc (oltre ai riferimenti per le emergenze sanitarie): solo a fine marzo è stata inserita una sezione con le informazioni pratiche suddivise per Municipio, peraltro completata solo pochi giorni fa (6).
Ma anche tali informazioni, essendo reperibili attraverso il web, non sono in grado di raggiungere moltissimi di coloro che ne avrebbero più bisogno, e urgono iniziative in grado di raccogliere in una rete reale i tanti esclusi dalla rete virtuale.

Non è il momento delle polemiche, ma alcune riflessioni sono doverose, considerando che la fine dell’emergenza è tutt’altro che dietro l’angolo, e che si può ancora aggiustare il tiro. Eccone alcune.
1) É mancata una “rete” con le realtà del territorio.
Abbiamo spesso criticato questa Amministrazione per l’aver messo da parte comitati e associazioni, bollati di “scarsa rappresentanza”, in nome di una “democrazia diretta” che si sarebbe attuata principalmente tramite il web, con piattaforme dedicate rivolte a singoli individui e non a comunità (e qualcuno ha anche teorizzato la partecipazione civica tramite estrazione a sorte, con buona pace dei tanti cittadini attivi nei quartieri).
Ora si vedono tutti i limiti di questa visione, che oltre a escludere chi non ha facile accesso al web, mortifica tante realtà – e potenzialità – radicate nel territorio. É urgente che il Comune istituisca un registro delle associazioni (inteso come raccolta dei “biglietti da visita” dei cittadini attivi) e che incominci a interfacciarsi con loro con continuità.

2) Addavenì la “smart city” In tempi di narrazioni retoriche sulla Roma città del futuro che mette in rete risorse- competenze- sinergie, sulla resilienza, sulle connessioni e sugli open data, in tempi di convegni sulla qualunque per valorizzare “realtà produttive” di ogni genere, la mesta realtà che emerge (se ci sbagliamo saremo felici di essere corretti) dalla situazione attuale è che non esistono neppure i data base dei negozi di prossimità nei quartieri di Roma con cui costruire una rete di informazione e assistenza sul territorio.

Se fossero in possesso del Comune, o quantomeno degli enti che rappresentano i commercianti, sarebbe stato possibile, fin dai primi giorni, rendere ogni esercizio un terminale di informazione sul territorio, per chi ne ha più bisogno.
 Ad esempio per la distribuzione di locandine e volantini (anche da stampare a cura dei negozianti) con i numeri utili e qualsiasi altra informazione. E creare una rete sarebbe servito anche a sostenere e pubblicizzare i servizi a domicilio (7), aiutando i piccoli commercianti di quartiere, presidio di sicurezza e rapporti umani, che già faticano a sopravvivere e rischiano di essere spazzati via dalla crisi economica. Da qualche giorno, virtuosamente, il Comune ha chiesto la collaborazione delle edicole per stampare e inviare le richieste del buono spesa per chi non ha interfacce web (8). É necessario avviare al più presto una rete di negozi solidali, da inserire sul sito sitituzionale, da far conoscere e sostenere anche con una campagna affissioni, che rimandi a numeri telefonici dedicati.

3) Roma Capitale de noantri. Roma Caput mundi non ha pensato ai tanti stranieri che vivono in città, di varie provenienze, ma soprattutto agli ultimi, quelli che non hanno dimestichezza con la lingua italiana e che non sono in grado di accedere al sito istituzionale (9) . Migranti, rifugiati, lavoratori irregolari, collaboratrici familiari. Tutte le informazioni utili (spesso indispensabili) dovrebbero essere diffuse anche in lingua straniera, in tutte le lingue delle comunità presenti a Roma, e in particolare di quelle a cui appartengono le persone che si occupano degli anziani, attraverso canali e supporti adeguati.

4) Una città divisa: un altro dato che emerge vistosamente è la scarsa concertazione tra il Comune e i vari Municipi, e non solo per la solita competizione a causa del diverso colore politico, visto che riguarda anche quelli guidati dal MoVimento. Lo stesso portale Roma aiuta Roma, nelle sezioni dedicate ai vari Municipi, è assai disomogeneo, ognuno ha fatto per sè. Invece sarebbe proprio il momento di avviare una incisiva azione coordinata del Comune e di tutti i Municipi, unita certamente a un maggiore spazio di manovra per i Presidenti e i Consigli municipali, gli enti di prossimità che conoscono maggiormente il territorio e i problemi dei cittadini.

Infine, una considerazione generale: la frammentazione sociale e lo scarso dialogo delle istituzioni con la società civile che ha caratterizzato la Roma di questi anni rendono assai difficile ricomporre una comunità coesa e solidale, soprattutto in questo periodo di distanza pubblica imposta dall’emergenza sanitaria. Ma é soprattutto la classe dirigente di Roma – politica, economica, amministrativa – che si è vistosamente dimostrata non all’altezza della sfida dell’emergenza.

Solo 6 mesi fa, nel tempio della Camera di Commercio, si era tenuto un prestigioso incontro aperto dal Presidente della Repubblica, che aveva l’intenzione/ambizione di proporre delle “idee” per la Roma del 2030, partendo dal contributo dell’omonimo libro di De Masi (10).

Oggi possiamo dire che, a parte il citato mondo del volontariato laico e religioso, la Capitale d’Italia non ha una struttura solida e solidale in grado di reagire alle emergenze, e neanche di guardare alle sfide del futuro, soprattutto quello a breve termine, quando si dovrà ricostruire il “dopo Coronavirus”.
Inesistenti anche i partiti che, a parte alcune virtuose eccezioni (di singoli), si confermano aver perso completamente il rapporto con i territori, soprattutto quelli più periferici.
E se pensiamo alle imminenti elezioni comunali del 2021, gli spot, i programmi, le promesse, che già sarebbero suonati finti in una situazione normale, si sgonfiano improvvisamente di ogni retorica, lasciando sul tappeto una Capitale disfatta.

Una Capitale paralizzata e soffocata dal tirare a campare dei tanti poteri, lobbies, classi politiche, cittadini, senza una prospettiva comune a lungo termine. Una Capitale dove le disuguaglianze rischiano di diventare ancora più insopportabili, come in un nuovo Medioevo, dove una minoranza di privilegiati si affaccerà dai quartieri bene su territori abitati da moltitudini di persone disperate.
L’emergenza Coronavirus è una cartina di tornasole, e soprattutto un avvertimento. Non perdiamo anche questa occasione.

Anna Maria Bianchi Missaglia

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