fonte: http://montesacro.romatoday.it/fidene-serpentara/murales-venezuelani-serpentara.html
Da
Serpentara a Vigne Nuove, senza dimenticare Valmelaina: cinque
importanti artisti hanno decorato i muri strappandoli al degrado
Un mese di lavoro tra Vigne Nuove, Valmelaina e Serpentara per cinque artisti venezuelani che hanno decorato i muri dei quartieri del Municipio III sostituendo il grigio con colori e fantasia.
Un progetto nato dalla collaborazione tra Piazza Sempione e l'Ambasciata della Repubblica Bolivariana che ha riscosso successo tra residenti, passanti e curiosi: “In tantissimi hanno dimostrato apprezzamento per un’arte che oltre a restituire una tradizione culturale importantissima, quella dell’America Latina, è un antidoto contro il degrado” – ha commentato il Presidente del Municipio III, Paolo Marchionne.
“Siamo molto orgogliosi – hanno proseguito l'assessore alla Cultura, Gianna Le Donne e Vittorio Pietrosante, assessore alle Attività Produttive - di poter annoverare nel progetto del Municipio StreetArt3 anche queste opere meravigliose che sono state realizzate anche grazie al coinvolgimento di realtà commerciali del territorio quali Leroy Merlin di Porta di Roma che a titolo gratuito ha fornito i materiali necessari alla realizzazione di queste vere e proprie opere d’arte”.
--
il manifesto: La «rivoluzione bolivariana» corre sui muri di Roma
Geraldina Colotti,
fonte: http://ilmanifesto.info/la-rivoluzione-corre-sul-muro/
Qualche scatto: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10203774795437967&set=pcb.10203774824398691&type=1&theater
Un mese di lavoro tra Vigne Nuove, Valmelaina e Serpentara per cinque artisti venezuelani che hanno decorato i muri dei quartieri del Municipio III sostituendo il grigio con colori e fantasia.
Un progetto nato dalla collaborazione tra Piazza Sempione e l'Ambasciata della Repubblica Bolivariana che ha riscosso successo tra residenti, passanti e curiosi: “In tantissimi hanno dimostrato apprezzamento per un’arte che oltre a restituire una tradizione culturale importantissima, quella dell’America Latina, è un antidoto contro il degrado” – ha commentato il Presidente del Municipio III, Paolo Marchionne.
“Siamo molto orgogliosi – hanno proseguito l'assessore alla Cultura, Gianna Le Donne e Vittorio Pietrosante, assessore alle Attività Produttive - di poter annoverare nel progetto del Municipio StreetArt3 anche queste opere meravigliose che sono state realizzate anche grazie al coinvolgimento di realtà commerciali del territorio quali Leroy Merlin di Porta di Roma che a titolo gratuito ha fornito i materiali necessari alla realizzazione di queste vere e proprie opere d’arte”.
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il manifesto: La «rivoluzione bolivariana» corre sui muri di Roma
Geraldina Colotti,
fonte: http://ilmanifesto.info/la-rivoluzione-corre-sul-muro/
Il collettivo di muralisti venezuelani Suroeste unido
Chi sono questi ragazzi? Cosa li spinge a dipingere i muri in un assolato pomeriggio di luglio? Chi li ha invitati?
Eloy tende il logo del gruppo: una piuma sopra una stella rossa e il
nome: @tiunaelfuerte. E Rommer spiega: «Siamo del collettivo
Suroeste unido nel quartiere El Valle, situato all’interno del
progetto culturale del parco Tiuna El Fuerte». Un quartiere
popolare della capitale venezuelana in cui ha preso forma un grande
spazio di riqualificazione urbana (9.977 mq) che ha messo al
centro la cultura. Un progetto di arte, laboratori
e comunicazione che, per le sue avveniristiche proposte
architettoniche – una serie di container ristrutturati con
tecnologie alternative per la costruzione, il controllo e la
gestione di energia -, ha ottenuto vari riconoscimenti
internazionali. Un modello di micro organismo urbano centrato –
spiegano i ragazzi — «sullo sviluppo endogeno, sociale, integrale»:
un «intreccio tra arte, lavoro e relazioni sociali che alimenta
l’idea di una nuova società necessaria e possibile. In primo luogo
a partire dalla relazione di genere: con le ragazze, abbiamo una
mescolanza di idee e ruoli che funziona. Loro arrivano dove noi siamo
un po’ limitati».
Un laboratorio che ha diverse repliche nelle periferie più
recondite del Venezuela bolivariano: «Essere più colti per essere
più liberi», recitano molti murales per le strade del paese. E, dalle
piazze al Parlamento, l’insistenza sul lato «pedagogico
e gramsciano» del socialismo venezuelano è costante. Tutto, però,
alimentato dal precetto del Libertador Simon Bolivar, che
aspirava a raggiungere «il massimo di felicità possibile» per il
popolo. Per questo, il governo ha istituito persino un ministero per
la Felicità: prendendo sul serio le statistiche che pongono
i venezuelani tra i popoli «più felici» del pianeta. Nel parco sono
attive molte “Misiones”, i piani sociali del governo dispiegati in
tutti i campi del bisogno e dei diritti: dall’alimentazione,
all’educazione, all’ambiente, a un diverso rapporto con gli animali
(la Mision Nevado). La Mision arbol (albero), che promuove progetti
educativi per la salvaguardia del territorio e per la difesa dei
boschi, è una delle chiavi di proposta di Tiuna El Fuerte. Il
Venezuela non è solo ricco in petrolio, ma anche in biodiversità.
E ha messo al centro del suo «programma strategico» l’apporto a un
nuovo modello di sviluppo basato su un diverso rapporto con la natura.
Nei mesi scorsi, movimenti ambientalisti, collettivi
e associazioni di quartiere hanno presentato le loro proposte al
grande incontro internazionale che si è svolto sull’isola di
Margarita, da portare al prossimo vertice sul cambiamento
climatico.
Racconta Ronald: «Tutto è cominciato nel 2007, quando il progetto
del parco culturale ci ha fatto incontrare. Prima dipingevamo
ognuno per proprio conto, poi ci siamo resi conto del potenziale che
avevamo se avessimo lavorato insieme, e siamo andati lontano.
Abbiamo aperto un laboratorio di serigrafia, di tatuaggi, un
centro di comunicazione. Attraverso l’esempio, la familiarità, il
gesto artistico, aiutiamo i giovani dei quartieri poveri
a scoprire i propri talenti. Se si dedicano all’Hip pop, al disegno,
alla scrittura stanno lontani dalla noia, dalla droga e dalla
delinquenza. Le destre demonizzano i collettivi, vorrebbero
metterci in galera, ma sono queste le nostre armi. Chi è abituato
a dominare il mondo, ha paura di chi realizza progetti fuori dagli
schemi del potere».
Un collettivo misto di studenti, artisti, geografi, lavoratori
manuali e scrittori, «organizzato in modo orizzontale. Da noi –
precisa Ronald — tutto viene messo in comune, riconosciamo le
necessità dei nostri simili e lavoriamo per aiutarli. Ci mettiamo di
più, ma poi le cose funzionano e durano nel tempo. E’ come una
costante terapia di gruppo: ci riuniamo, stabiliamo delle mete
e andiamo avanti con un funzionamento a rete, con gli altri
collettivi sparsi sul territorio. Quando è necessario, ci
incontriamo a livello nazionale, ma senza scadenze fisse: sappiamo
di procedere tutti verso lo stesso orizzonte. Il capitalismo
è globale, e anche noi dobbiamo proiettarci fuori, essere
moltiplicatori di messaggi alternativi. L’impero vende marche
e modelli di consumo, e mette la tua vita in scatola da quando nasci
a quando muori dandoti l’illusione che stai scegliendo qualcosa. Noi,
attraverso l’arte di strada diffondiamo cellule di libertà per
creare rivoluzione. Andiamo dai giovani e diciamo: venite a vedere,
si può vivere cantando, pitturando, realizzando la propria
creatività. Non lasciarti convincere che devi avere il tuo capo,
orari da catena e lo sfruttamento del lavoro salariato. Possiamo
realizzare un altro sogno».
Un sogno difficile senza i massicci investimenti del governo
socialista per l’arte, la cultura e il lavoro giovanile… All’ultima
Biennale di Venezia, il Venezuela di Nicolas Maduro ha scelto di
far rappresentare il suo paese dall’arte urbana, inviando gruppi di muralistas di
diversi orientamenti e pratiche. Ce ne sono in tutti i quartieri,
in tutti gli angoli del paese federale: che aspira a diventare «lo
Stato dei comuni e delle comuni autogestite». Anche il collettivo
Tiuna El Fuerte ha avuto il viaggio pagato per essere ambasciatore di
«cultura e libertà». E ha dipinto i muri di alcuni posti occupati,
dal centro sociale Spartaco al Lucernario.
Qual è il rapporto dei writers con il governo? «La rivoluzione
bolivariana – risponde Javier – ha creato delle grandi opportunità,
consentendo anche a noi di vivere facendo quel che ci piace.
Tuttavia, più che di un aiuto si tratta di riconoscimento del
lavoro e della creatività della base. Noi non abbiamo bisogno di
lottare per prenderci uno spazio come devono fare i centri sociali
in Italia. Per rispondere efficacemente al messaggio
capitalista non dobbiamo chiuderci nei nostri luoghi come in una
trincea. Occorre mettersi in strada, comunicare attraverso l’arte
un sentimento d’identità e d’appartenenza e rivoltare contro il
sistema i suoi messaggi di oppressione e consumismo». E Wolfgang
precisa: «Non partecipiamo al dibattito teorico del Partito
socialista unito del Venezuela, agli schieramenti pubblici e alle
battaglie di orientamento. Ci sono già tanti giovani che
s’impegnano in quel campo. Traduciamo i contenuti politici
attraverso i codici dell’arte. In questo modo parliamo di
socialismo o di rivoluzione senza aver bisogno di nominare la
parola, rivolgendoci ai più umili perché capiscano il potenziale
trasformativo che hanno dentro».
Interviene ancora Eloy: «I murales sono un regalo alla comunità.
Un’opera d’arte che nessuno può comprare, portarsi a casa
o disquisirne nelle accademie. Dal Messico al Cile, in America
latina c’è una lunga tradizione di muralistas, che si rinnova
costantemente in questo periodo di rivoluzione esprimendosi sui
temi della storia, della solidarietà internazionale alla
Palestina… So che qui non è consentito dipingere le pareti. Ma non
c’è niente di distruttivo nel nostro lavoro artistico, anzi. Quando
porti a spasso il cane o stai guidando, ti arrivano inviti dai
cartelloni pubblicitari. Dai murales possono arrivarne altri.
E tu ci rifletti». E così, su invito del III Municipio, i ragazzi
hanno dipinto anche un murale “educativo”: contro l’abuso di droghe
o l’uso del cellulare alla guida e per la prevenzione degli
incidenti stradali.
Davanti all’Istituto tecnico adesso c’è una piccola folla che
osserva. Diverse macchine hanno rallentato per poi decidere di
fermarsi a guardare: «Sono due giorni che vengo a veder crescere il
murale – dice una ragazza – questa bandiera multicolore è un
messaggio universale e questa è proprio una bella crew. Conosco
l’arte dei graffiti. Ho chiesto anche notizie del Venezuela, da
adesso in poi valuterò diversamente quel che mi arriva dalla
televisione». Di fianco, un signore più anziano tiene per mano una
bambina. Si è fermato per vedere «chi stava imbrattando i muri
a mezzogiorno d’estate». Poi si è lasciato «incantare dall’abilità
dei ragazzi». Ed è rimasto a bocca aperta quando ha saputo che
riescono a vivere del proprio lavoro artistico. «Io – racconta – ho
un figlio con lauree e diplomi, ma finora ha trovato solo qualche
lavoretto da cameriere».
Qualche scatto: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10203774795437967&set=pcb.10203774824398691&type=1&theater
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