LINK: PANORAMA ON LINE.
Accompagnata da alcuni giovani del suo comitato elettorale, una
signora sale al secondo piano di un palazzo in via delle Sette Chiese a
Roma. Al civico 142 di via delle Sette Chiese c'è la sede della Federazione romana del Partito Democratico ed è qui che chi vuole partecipare il prossimo 7 aprile alle primarie di centrosinistra per scegliere il candidato a Sindaco della Capitale deve portare almeno 4.000 firme necessarie a ufficializzare la propria partecipazione.
Ebbene, la signora, che nello specifico è la capogruppo di Sel in Assemblea capitolina Maria Gemma Azuni, una delle uniche due donne consigliere (l'altra è la democratica Monica Cirinnà), colei che ha costretto Gianni Alemanno,
ricorrendo al Tar che le ha dato ragione, a rifare più volte la sua
Giunta per infilarci più donne a costo di sborsare oltre 50 mila euro di
tasca sua per pagare la parcella dell'avvocato Pellegrino, stringe a sé
una valigetta rosso fuoco: dentro ci sono 7.440 firme, quasi il doppio
di quelle richieste.
Ad aspettarla per la consegna c'è il segretario romano del Pd e neo deputato Marco Miccoli.
Sbrigate alcune formalità la Azuni domanda a Miccoli quanti dei tanti
presunti futuri partecipanti alle primarie abbiano già consegnato le
loro firme visto che, fino a qualche giorno prima, il termine ultimo per
farlo era fissato al 7 marzo. “Finora – è la risposta - solo tu e la Prestipino”.
Patrizia Prestipino è
l'ex assessore provinciale allo sport, turismo e politiche giovanili
nella giunta Zingaretti, la prima a scendere in campo consegnando, già
prima di Natale, le sue belle 6.800 firme.
Così, mentre nel Pd si
consumava, e continua a consumarsi, una guerra fratricida tra correnti
per imporre un nome, ovviamente maschile, senza averne ancora trovato
uno abbastanza credibile per fermare l'ondata grillina pronta a
infrangersi anche sul Campidoglio, dopo Montecitorio e Palazzo Madama,
le uniche ad aver raccolto quante firme servivano e ad averle consegnate
entro i tempi prestabiliti, sono state due donne. Diversissime tra loro
ma altrettanto battagliere.
Evidentemente, tra interviste sui
giornali, post su Facebook, comunicati alla stampa, tutti gli altri –
compresi l'ex assessore regionale di Sel Luigi Nieri e il socialista Mattia Di Tommaso
– non hanno ancora trovato il tempo di organizzare una raccolta firme
come si deve (qualcuno, Nieri, ci ha provato con una sottoscrizione on
line che però non vale un' acca) per cui, a mali estremi, Pd, Sel e Psi
si sono messi d'accordo e, ignorando il fatto che Azuni e Prestipino
avessero già depositato le loro, hanno stabilito di posticipare il
termine per la consegna delle firme addirittura al 17 marzo.
Ma il
cambio delle regole in corsa non ha riguardato solo la data di
scadenza. Vista l'abbondanza di ex assessori, ex ministri, ex
parlamentari, ex consiglieri che, pur avendo ottenuto uno scranno alla
Camera (l'ex ministro Paolo Gentiloni e il capogruppo Pd in Comune Umberto Marroni)
puntano lo stesso a insediarsi a Palazzo Senatorio, cosa ha deciso di
fare il Pd? Facile: ridurre il numero di firme necessarie!
I
democratici si erano imposti, infatti, di raccoglierne almeno 2.500 tra i
propri tesserati, ma visto che a Roma questi sono in tutto quasi
13.000, e che non è possibile firmare per più di un candidato, e che
c'era il rischio concreto che nessuno degli aspiranti alle primarie
riuscisse a raggiungere l'obbiettivo, da 2.500 le firme necessarie sono
diventate 1.300.
Risolta la faccenda, restava comunque quella del
numero abnorme di candidati dello stesso partito che adesso il Pd
vorrebbe ridurre a due. Per cui ci si chiede chi, dopo essersi già
lanciato con tanto di sito ufficiale, pagina fan su Fb e manifesti (per
altro vietatissimi dal regolamento di Roma Bene Comune), si rassegnerà a dover rinunciare tra il giornalista Rai ed ex europarlamentare David Sassoli, i già citati Umberto Marroni e Patrizia Prestipino e l'ex ministro ai Trasporti nel secondo governo Prodi Alessandro Bianchi.
Intanto, ancora si attende l'ufficializzazione della candidatura di un altro neo eletto Pd in Parlamento, il medico Ignazio Marino,
indicato come il nome forte su cui i democratici intenderebbero davvero
puntare. A questo punto, chissà, abbonandogli pure le 4.000 firme che
lui in persona non sarebbe mai in grado di raccogliere, mancandogli una
base elettorale sul territorio, ma che il Pd sarebbe perfettamente
capace di racimolargli comunque nel giro di due giorni.
E poco
importa se di lui, né di altri, siano note le battaglie condotte negli
ultimi cinque anni contro la giunta di centrodestra guidata da Gianni
Alemanno, o la conoscenza della città, dei suoi problemi, delle sue
periferie, dei suoi mezzi pubblici cronicamente insufficienti, della
metro che si blocca un giorno su due, dei pendolari ridotti a sardine
sudate su carcasse di treni, delle colate di cemento privato che stanno
soffocando il verde pubblico, delle emergenze abitative, sociali, dei
rifiuti che traboccano da Malagrotta, delle scuole che cadono a pezzi
come i monumenti storici, dei crateri che ingurgitano asfalto ogni volta
che piove.
L'importante, dicono dal Pd, è che siano “primarie apertissime”. A chi? Ad Alfio Marchini
per esempio, rampollo belloccio e miliardario di una nota famiglia di
costruttori (il solito feeling tra sinistra e palazzinari romani) che da
mesi ha tappezzato Roma di cuori spezzati su mega cartelloni che
occupano palazzi di 8 piani nonostante la regola ferrea (?) che vieta i
maxi cartelloni elettorali.
Qualcuno si prenderà la briga di sollevare una polemica per questo? Macché.
Il deus ex machina del centrosinistra capitolino – e non solo – Goffredo Bettini era
quasi in procinto di scendere in campo lui stesso se qualcuno avesse
osato sbarrare la strada al suo ultimo protetto. Alfio Marchini, uno che
ha prima corteggiato l'ex assessore alla Cultura e candidato a sindaco Umberto Croppi
di Fli, poi il Pd, poi il M5S, adesso l'Udc e che per dimostrare quanto
è romano lui – che ha vissuto praticamente metà della sua vita fuori
dall'Italia – fa sfoggio, come ci rivelò tempo fa lo stesso Croppi, di
un improbabile dialetto romanesco.
Nel frattempo quelli di Beppe Grillo
si fregano le mani.
Loro le primarie se le faranno, come al solito, su
internet e sono sicuri che anche a Roma arriverà uno tsunami. Sfottono
gli ex compagni Pd sui social forum. Godono del dramma in atto in un
partito che nemmeno dopo la lezione delle politiche ha ancora capito che
i propri elettori sono arcistufi delle solite beghe e manovrine di
palazzo, degli appetiti personali, delle trattative sotto banco alle
loro spalle. Di un modo di fare politica percepito come vecchio,
stantio, inutile, arrogante, presuntuoso e allo stesso tempo ottuso.
Di
un centrosinistra che già avrebbe in tasca la carta vincente per Roma ma
che ancora non se ne è accorto.
Un blog che vuole essere fonte informativa e riferimento per segnalazioni,proposte,proteste nel quartiere Monte Sacro Alto,ossia Talenti di Roma, e per il Municipio III. Ha combattuto contro le degenerazioni del c.d."Modello Roma", e vuole operare, senza condizionamenti,nell'interesse della gente e della vivibilità dei nostri quartieri.
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