http://www.carteinregola.it/index.php/ecco-finalmente-una-spiegazione-chiara-e-sintetica-della-vicenda-dei-villini-e-di-cosa-le-istituzioni-potrebberodovrebbero-fare/
A Monte Sacro, quartiere realizzato a partire dal 1920 su progetto di
Gustavo Giovannoni il cui impianto planimetrico richiama manifestamente
le città giardino inglesi, si concentra il più massiccio intervento di
edifici demoliti e ricostruiti: gli iniziali 500 villini per circa 3.000
alloggi nel corso degli anni furono sostituiti nella quasi totalità
dalle palazzine e l’incremento di volumetria ha portato al raddoppio
delle unità abitative.
Come è possibile demolire, ancora in quest’epoca, i villini con
modalità, per così dire, legali? La risposta è sconfortante: perché,
incredibilmente, la regolamentazione oggi vigente lo consente. Vediamo
come, partendo dal piano regolatore di Roma definitivamente approvato
nel 2008.
COME E' STATO POSSIBILE ? CE LO SPIEGA GIANCARLO STORTO:
IL DIRITTO ALLA CITTA’ STORICA: Roma: la strage dei villini , di Giancarlo Storto
Tante, complicate e intricate sono le vicende urbanistiche che
affiorano nella gestione politica della Capitale per quanto riguarda il
governo del territorio (e non solo). Decisioni contorte e dissennate (lo
stadio di calcio a Tor di Valle su tutte), incapacità di proporre
soluzioni ad opere incompiute (l’impianto a Tor Vergata), assenza di
prospettive per un’area già espropriata (il centro direzionale di
Pietralata), mancanza di direzione per portare a compimento iniziative
importanti (ex mercati generali all’Ostiense e città della scienza a via
Guido Reni) e solo per citarne alcune. In un contesto in cui latitano,
senza alcuna previsione di ottenere risposte credibili (e neppure
accennate), iniziative sulla riqualificazione delle periferie e proposte
politiche per attenuare il crescente disagio abitativo.Senza quindi trascurare problematiche di assoluto rilievo, in questa sede l’attenzione è concentrata sui “villini”, questione che rappresenta in modo emblematico un modo sciatto e nello stesso tempo irresponsabile di controllare le trasformazioni in atto, peraltro a beneficio delle peggiori speculazioni immobiliari.
La cronaca. Si deve ancora una volta alle insostituibili informazioni della carta stampata l’aver diffuso la notizia della demolizione di alcuni pregevoli edifici, testimonianza irripetibile di un periodo storico che ha segnato con livelli architettonici di sicura qualità l’evoluzione urbanistica della città nei primi decenni del secolo scorso. Ancora più inquietante e sorprendente il fatto che le demolizioni effettuate rischiano di non costituire casi isolati ma di rappresentare le prime di una lunga serie: secondo Italia Nostra sono in itinere procedure per consentire l’intervento demolitorio di altre decine di villini e, potenzialmente, la strage potrebbe riguardare centinaia di costruzioni.
Abbattere i villini è del tutto irragionevole e qualche riferimento storico ne fornisce ulteriori motivazioni.
I villini sono il prodotto generato consapevolmente dal piano regolatore del 1909 quando sindaco di Roma era, a capo del Blocco popolare (composto da radicali, repubblicani e socialisti), Ernesto Nathan (dal 1907 al 1913) e responsabile del progetto del nuovo piano Edmondo Sanjust di Teulada, piano che, a parere di Italo Insolera, resterà unico, per correttezza tecnico-urbanistica, nella storia dei piani regolatori della città.
Il piano prevede tre tipi di abitazioni: fabbricati, villini e ville signorili, definiti nelle specifiche caratteristiche dal regolamento speciale edilizio che sancisce in particolare per i villini il vincolo di due piani oltre il piano terreno e la presenza su ogni lato di spazi a verde con un distacco dalla viabilità di accesso. L’innovazione del piano del 1909 è stata quella di aver introdotto, in alternativa a parametri e indici quantitativi, le tipologie edilizie come modalità di crescita dell’espansione, all’alternanza delle quali era affidato, secondo l’interpretazione di Insolera, il compito di “impedire l’indiscriminato dilagare delle abitazioni in tutte le direzioni alternando appunto zone ad alta densità con altre poco abitate”.
Le peculiarità stilistiche dei villini, rilette da Vanna Fraticelli, sono: il distacco dal filo stradale, l’entrata sottolineata da un portico o da un avancorpo, il vestibolo centrale con scala a giorno, o a doppia altezza, illuminato dall’alto, o a galleria, con la scala di rappresentanza laterale, il grande ambiente di ricevimento con accesso dall’esterno, sul giardino, la sala da pranzo collegata al piano interrato per i servizi, generalmente sottolineata dal bowwindow, il piano superiore con gli ambienti della vita quotidiana, le camere da letto.
I villini ebbero vita breve e piena di insidie ed è così che nel 1920, con il pretesto della crisi edilizia – motivazione tanto ricorrente quanto fuorviante nella storia dei cicli edilizi –, si consentì, con un Regio Decreto, la possibilità di sostituire i villini con le palazzine (quattro piani oltre l’attico e riduzione delle aree a verde) decisamente più redditizie per i costruttori. E le palazzine non solo sono destinate a riempire le zone non ancora costruite ma anche a sostituirsi ai villini già realizzati sino ad invadere, negli anni successivi, larga parte del territorio comunale costruito.
A Monte Sacro, quartiere realizzato a partire dal 1920 su progetto di Gustavo Giovannoni il cui impianto planimetrico richiama manifestamente le città giardino inglesi, si concentra il più massiccio intervento di edifici demoliti e ricostruiti: gli iniziali 500 villini per circa 3.000 alloggi nel corso degli anni furono sostituiti nella quasi totalità dalle palazzine e l’incremento di volumetria ha portato al raddoppio delle unità abitative.
Come è possibile demolire, ancora in quest’epoca, i villini con modalità, per così dire, legali? La risposta è sconfortante: perché, incredibilmente, la regolamentazione oggi vigente, da ultimo il PRG del 2008 di Walter Veltroni, lo consente.
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