UN COMUNICATO DEL COMITATO DI QUARTIERE
SALVIAMO TALENTI:
POTETE TROVARE QUI LA DOCUMENTAZIONE SULLA CONFERENZA, SU TUTTI GLI INTERVENTI SIA DELL'ASSESSORE CHE DEGLI ALTRI INTERVENUTI:
POTETE TROVARE QUI L'ELOQUENTE INTERVENTO IN CONFERENZA DEL NOSTRO PRESIDENTE:
http://www.urbanistica.comune.roma.it/images/partecipazione/confurba/mun03/2014-05-05/10-staffa.mp3QUESTA UNA MEDITATA RIFLESSIONE SU TUTTI GLI ASPETTI ED I LIMITI DELLA PROPOSTA DELL'ASSESSORE CAUDO:
CONFERENZA URBANISTICA DEL MUNICIPIO III
Lunedì 5 maggio 2014 – ITCG Matteucci – via Vigne Nuove
Un commento sull’intervento dell’assessore Giovanni Caudo
UN PERCORSO DI PRETESO ASCOLTO
DELLA CITTADINANZA
Lunedi 5
maggio, a seguito di una convocazione di comune
di Roma e Municipio III, fatta circolare nella sostanza solo fra i
Comitati di quartiere e le associazioni del Municipio III senza una
significativa attività di promozione stampa al grande pubblico, l’assessore non
più all’Urbanistica ma alla Trasformazione Urbana del comune di Roma, come ha voluto recentemente ridenominarsi, Prof.
Giovanni Caudo, ha iniziato dal nostro municipio il percorso preparatorio di
quella Conferenza urbanistica comunale che intende promuovere per il 2015,
facendola nascere da una serie di conferenze preliminari e successivi tavoli
tecnici attivati sin da ora nei vari municipi, e che intende poi aprire a
livello comunale l’anno venturo al fine di rifare finalmente il punto sulla
città di Roma, il suo sviluppo urbanistico, i gravi problemi urbanistici e
strutturali sul tavolo, e le reali prospettive di intervento.
Un confronto
del genere, ove ci fosse reale disponibilità ad ascoltare la città e a studiare
soluzioni nuove ed alternative alla semplice prosecuzione della cementificazione
resa possibile dal devastante PRG del 2008, sarebbe importante non solo per il
rilancio dell’economia della Capitale, ma -si spererebbe- anche per un significativo
recupero di vivibilità e servizi funzionanti nei vari quartieri, oltre che per
una risoluzione di tanti punti di “contrasto” urbanistico che hanno portato sin
dall’epoca di Veltroni -ed ancora portano e possono portare- ad importanti
momenti di protesta e mobilitazione della cittadinanza, e quindi delle sue
associazioni rappresentative.
Lodevole
l’iniziativa, e senz’altro da seguire con interesse, oltre che con
disponibilità al confronto, anche perché ricordiamo fin troppo bene quale era
stato al contrario il percorso dei cosiddetti “Stati Generali della città di
Roma”, pomposamente organizzati del precedente sindaco Alemanno nel 2010,
partiti dal confronto fra i soliti noti e con iniziative partecipative di sola facciata,
nelle quali il contributo della cittadinanza era stato nella sostanzai evitato,
e poi culminati in una costosa conferenza di presentazione di decine di costosi
progetti (per un importo di quasi 10 miliardi !), del tutto privi di
finanziamenti e solo in parte attinenti ai veri problemi della città, ma che
avevano naturalmente attirato l’ interesse dei soliti costruttori e di quel
panorama di poteri forti nei confronti dei quali Alemanno è stato nei suoi anni
ben più che ossequioso, sino alla scontata disfatta del 2013.
Riprendere dal
rapporto con i cittadini sembrerebbe dunque oggi l’intento di Caudo, specie quando
dichiara il suo desiderio di voler ripristinare principi minimi di democrazia
in un ambito romano –quello urbanistico- che ha visto nell’ultimo quindicennio
la sostanziale imposizione alla città di una serie di scelte urbanistiche
sovente devastanti, tali da provocare a volte vere e proprie rivolte popolari
in ampie aree delle periferie romane, a partire da tante di quelle sciagurate
“compensazioni immobiliari”, con le quali un’amministrazione a parole di
sinistra ha fatto ai costruttori –con l’approvazione nel febbraio 2008 del PRG
di Walter Veltroni- quel devastante regalo che rappresenta ancor oggi un
problema dirompente per l’amministrazione comunale e per i quartieri
interessati (si vedano per il Municipio III gli interventi di Parco
Talenti-Rione Rinscimento 4°, e Colle Salario-Monti della Breccia),
compensazioni a proposito delle quali lo stesso Caudo ha avuto parole di fuoco,
dichiarando di averle a suo tempo fortemente avversate, pur dichiarando oggi
che l’amministrazione comunale e la città devono ormai farci i conti, sino
all’esaurimento di quelle in itinere ed alla integrale attuazione di quello
stesso PRG.
PRIME PERPLESSITA’ NELLO STESSO
ASSETTO ORGANIZZATIVO DELLA CONFERENZA
Proprio a
fronte di queste significative parole di Caudo sono stati alcuni aspetti
organizzativi della conferenza a lasciare sin dall’avvio perplessi molti dei
partecipanti, specie fra comitati di quartiere ed associazioni, ed in
particolare quando si è molto presto compreso che non era intenzione né
dell’assessore né del presidente del Municipio iniziare la conferenza stessa
con il punto sulla situazione urbanistica e sui principali interventi avviati,
in itinere, o ancora alla fase di progetto nel Municipio III, e sulla posizione
in proposito dell’assessorato alla Trasformazione Urbana del Comune e dello
stesso Municipio.
Caudo
esordisce infatti dichiarando che “vorremmo
costruire nei prossimi anni uno sguardo prospettico su quale dovrebbe essere
Roma nel futuro”, demandando poi ai municipi la “costruzione dei valori del municipio”, senza che si precisi bene
quali questi valori debbano essere, chiedendo in proposito l’apporto di
comitati, associazioni, e cittadini, il tutto tuttavia sotto l’ala
“organizzatrice” di quella società “Risorse per Roma” recentemente compresa fra
le società comunali da liquidare a causa dei suoi elevatissimi costi e dei suoi
ritorni non certo entusiasmanti (80 mila condoni dovuti a nov. 2014 contro gli
attuali 18 mila !).
L’assessore,
nel dichiarare che obiettivo di tale processo è la carta dei valori del
municipio, un documento fatto di due parti essenziali, la seconda delle quali
dovrebbe raccogliere “la progettualità
che viene dal territorio”, appare di
una cosa ben consapevole, ossia che l’amministrazione comunale deve fare i
conti con quelle proteste che hanno caratterizzato la città contro la politica
urbanistica delle giunte Rutelli, Veltroni, ed Alemanno.
“In questi anni –dichiara l’assessore- i territori sono scesi in campo, per vari
motivi, chi contro qualcosa, chi a favore di qualcosa, però si è costruita una
conoscenza diffusa che noi vorremmo raccogliere”, ma evita di ricordare
–come pure sarebbe stato opportuno- che questi generalizzati fenomeni di protesta di tanti quartieri della città, che
hanno portato alla sconfitta elettorale prima la maggioranza Veltroni (2008) e
poi quella Alemanno (2013), NON sono stati dovuti a sterili proteste “chi contro qualcosa chi a favore di qualcosa”,
MA al drastico peggioramento della qualità della vita nei quartieri a seguito
della devastante cementificazione in corso; a che può servire la “fase di schedatura della progettazione che
viene dal territorio” programmata dall’assessore, se poi a queste istanza
non si dà reale ascolto ?
Molto meno
chiaro è risultato quali dovrebbero essere i contenuti della prima parte della suddetta “Carta dei valori
del Municipio” , nella quale tuttavia –dichiara sempre Caudo- dovrebbero essere
individuate “quelle cose che hanno valore
imprescindibile per questo territorio, secondo lo schema che abbiamo messo nel
nostro programma elettorale, che ormai è diventato programma di mandato e
quello su cui stiamo lavorando”.
Ricordiamo che
nel programma “Roma è vita” del sindaco Marino era chiaramente scritto che la
sua giunta si impegnava a “definire un
quadro di regole per il governo della rendita per scoraggiare gli interventi
edilizi che comportano ulteriore consumo di suolo”, e che “quel modello di
sviluppo urbano è definitivamente concluso” (!).
L’INASPETTATA ED IMPROVVISA
PROPOSTA DI UN PERCORSO DI “RIGENERAZIONE URBANA”
Ebbene, subito
dopo tuttavia, quasi senza introduzione e senza aver in alcun modo affrontato
quelle che sono le delicate problematiche urbanistiche del Municipio
(compensazioni Parco della Breccia, Parco Talenti; problemi della Centralità
Bufalotta, Bufalottina due, Accordo urbanistico Bufalotta, Case
dell’Aereonautica, e centri sportivi privati dentro l’area a verde pubblico del
Parco delle Sabine, etc.), come pure sarebbe stato opportuno anzi necessario,
l’assessore affronta un tema delicatissimo, quello della rigenerazione urbana, proseguendo
direttamente, dal “programma di mandato e
quello su cui stiamo lavorando” , a chiedersi e a chiedere al pubblico – che francamente si
aspettava invece quanto meno un punto sulla situazione urbanistica del
Municipio 3, “che cosa è in questo territorio la rigenerazione o cosa può essere, quali
possono i luoghi dove principalmente si può fare questa operazione di
trasformazione, ci interessa guardare in prospettiva, non ci interessa
raccogliere…”.
Sconcerto in
sala, anche perché qui all’assessore scappa anche un lapsus, ossia nella realtà
sta dichiarando che “non ci interessa”…raccogliere
le lamentazioni per quanto di devastante hanno sparso nei vostri quartieri le
giunte precedenti, “quello lo facciamo
quotidianamente, sappiamo benissimo
tutta una serie di problemi e di questioni che esistono su quest’area e dove
siamo impegnati ad orientare le scelte quotidiane”, ossia –e questo è
apparso subito molto chiaro- si cerca nella sostanza di mettere qualche toppa,
ma la giunta e l’assessorato non sono disponibili a riaffrontare una serie di
temi che vengono dal passato.
Invece,
prosegue l’assessore,“ci interessa guardate in
qualche modo un pochino più avanti in prospettiva…quella che alla fine di questo
percorso noi riceveremo da ogni municipio questa carta dei valori, composta da
queste due parti, che per noi
costituirà, tutti e 15 questi documenti costituiranno la base di lavoro tra
novembre e gennaio da cui tireremo fuori quelli che per noi sono i temi
importanti e anche i luoghi e le aspettative che la città ha e che metteremo in
discussione nella conferenza urbanistica che faremo a gennaio-febbraio dell’anno
prossimo”.
A questo punto
l’approccio dell’assessore, pur nel suo eloquio abbastanza involuto, inizia finalmente
ad essere più comprensibile, ossia che questa “Carta dei valori del Municipio”,
che nelle sue parole dovrebbe servire ad individuare “quelle cose che hanno valore imprescindibile per questo territorio”, dovrebbe nella realtà tentare di
tutelare queste cose, o meglio quegli ambiti per i quali c’è maggiore
sensibilità nella cittadinanza, proprio da questa “rigenerazione o cosa può essere”, che si vuole oggi avviare, e
selezionando al contrario quei “luoghi
dove principalmente si può fare questa operazione di trasformazione”, ossia
dove l’opposizione della gente può essere minore o molto ridotta, evitando quel
duro confronto con la cittadinanza che aveva spesso reso inattuabili in passati
tanti devastanti programmi urbanistici.
Il fatto che
questa “rigenerazione urbana” sia proprio quella sulla quale ha fatto nel 2013
la sua campagna elettorale l’attuale presidente dellAssemblea Capitolina Coratti
(PD), noto portavoce degli interessi di determinati ambienti, la dice a questo
punto lunga sul fatto che l’approccio odierno dell’assessore non nasce
casualmente, ma deriva probabilmente ancora una volta da un preventivo evidente
serrato e sotterraneo confronto con il solito
mondo dei costruttori, elemento sul quale sarebbe stato il caso che
l’assessore –mentre chiede alla cittadinanza disponibilità e trasparenza-
facesse sin dall’inizio chiarezza.
IL CRUCIALE PROBLEMA DEI RAPPORTI CON LA CITTADINANZA
IL CRUCIALE PROBLEMA DEI RAPPORTI CON LA CITTADINANZA
Caudo dichiara
infatti che “ci interessa coinvolgere le
associazioni, i comitati, le persone singole sulla base di questo percorso”
e che “è importante che ci chiariamo
quali sono il percorso che stiamo facendo, proprio perchè così ci allineaiamo
rispetto alle aspettative che voi avete ma anche rispetto alle aspettive che
noi ci aspettiamo da questo percorso”.
In poche
parole l’assessore Caudo ha disegnato una presenza, quella in prospettiva
mirata al futuro ed alla ricerca di “luoghi
dove principalmente si può fare questa operazione di trasformazione”,
obiettivo che non dovrebbe a nostro avviso essere quello principale di una
amministrazione comunale che questi fenomeni dovrebbe invece governarli con
norme ineludibili, a meno che essa –magari sulla base delle spinte della sua
maggioranza- non sia ancora una volta alla ricerca di spazi e praterie ove far operare
i costruttori romani alla ricerca di altro difficile reddito…., ed una assenza,
ossia la sostanziale indisponibilità della giunta Marino ad affrontare partite
urbanistiche che vengano dal passato, per quanto devastanti sulla qualità della
vita dei cittadini esse siano state o ancora siano !
Questo i
cittadini hanno il diritto di saperlo da subito, anche perché, se si delude la
speranza di cambiamento di cui è stata chiara testimonianza il risultato
elettorale plebiscitario del sindaco Marino,
appare fortemente probabile che i territori debbano tornare in campo a
difesa della qualità della vita nelle periferie, come già avvenuto in passato,
battaglie a seguito delle quali Rutelli ed Alemanno sono stati pesantemente
sconfitti nel 2008 e nel 2013.
Dei problemi
di rapporti del comune con la gente Caudo appare ben consapevole, quando
dichiara che “in passato la asimmetria di
informazione ha generato ovviamente una sfiducia anche da parte degli abitanti,
dei cittadini, nei confronti di quello che l’amministrazione faceva”,
definendo con l’elegante termine di “asimmetria”
quella sistematica negazione alla cittadinanza da parte degli ufficio comunali
di informazioni fondamentali su interventi urbanistici che stavano
profondamente incidendo –con lo scarico di milioni di metri cubi di cemento-
sulla sua qualità della vita e sulla vivibilità di tanto quartieri.
Di tale
sistematica elusione del diritto di partecipazione della cittadinanza ai
processi decisionali in relazione a devastanti interventi di trasformazione dei
propri luoghi di vita, ai sensi della Direttiva del Parlamento e del consiglio
europeo n. 42/2001/CE, del Lgs. 152/2006, nonché del “Regolamento di partecipazione dei cittadini alla trasformazione urbana”
del comune di Roma approvato con delibera di Consiglio Comunale n. 57 del 2
marzo 2006, sono evidente esempio nel Municipio III l’andamento profondamente
deludente del processo di coinvolgimento della cittadinanza attivato sin dal 2004
in merito al PRU art. 11 Fidene-Valmelaina, approvato definitivamente nel 2007,
la mancata attivazione di ogni partecipazione per i devastanti interventi di
Rione Rinascimento 3° e Rione Rinascimento 4° nell’ambito dell’Accordo
urbanistico Parco Talenti (2007-2013), e le dure battaglie condotte da
cittadinanza, comitati di quartiere ed associazioni contro la Delibera
Bufalotta (Delib. G.C. 218/2007), contro la cementificazione delle aree INPDAP
oggi INPS di viale Jonio, contro il finanziamento del tratto Jonio-Bufalotta
della Metro B1 a colpi di milioni di metri cubi di ulteriore cemento
residenziale, ed infine contro il devastante progetto dei grattacieli in zona
M2 a Casalboccone, di cui sembra oggi sia in itinere addirittura una variante
(di cui nulla si è sinora saputo !).
“Un compito che ci dobbiamo dare tutti
insieme –dichiara l’assessore- è di riallineare
le informazioni che abbiamo, massima trasparenza e massimo travaso di
informazioni, stato di attuazione del
PRG, ed alcuni elementi di carattere prospettico su quello che noi stiamo
facendo…a livello generale come amministrazione sul tema… della rigenerazione
urbana”, ma forse sarebbe stato appunto opportuno il caso che fosse proprio
lui stesso a dare inizio a questo processo, facendo in questa sede un sia pur
preliminare punto sulle problematiche urbanistiche del Municipio III, ed
indicando trasparentemente quali sono le valutazioni e gli intendimenti
dell’amministrazione comunale su alcuni delicati problemi che sono aperti o
devono ancora partire (Centralità Bufalotta, via della Bufalotta, Parco
Talenti, Zona M2 grattacieli Casal Boccone, Prosecuzione Metro B1
Jonio-Bufalotta, Case Aereonautica, Bufalottina, etc.etc.).
INSOSTENIBILITA’ DI OGNI
DICHIARAZIONE SU NECESSITA’ DI NUOVE CASE A FRONTE DEL CALO DELLA POPOLAZIONE E
DELL’ENORME QUANTITA’ DI EDILIZIA NUOVA INVENDUTA
Un professore
universitario come Caudo sa bene che ogni credibile analisi deve essere
supportata da dati statistici di base esaurienti ed efficacemente proposti.
Se la popolazione è passata negli ultimi anni da
2 milioni 781 mila a 2 milioni 617 (ISTAT- fine 2011) essa NON è stabile, come
dichiara Caudo, ma ha già perso almeno circa 160 mila abitanti, dato che
risulterebbe ancora più pesante se si fosse considerato che molti fra gli
abitanti che rendono meno forte tale calo sono immigrati non italiani, oggi con
forte volatilità e mobilità anche a
seguito della crisi, come emerge con evidenza dalla differenza in una delle
tabelle dello stesso Caudo fra Saldo Naturale e Saldo Migratorio della
popolazione fra 2003 e 2013, e se si considerano le difficoltà frapposte dagli
ufficio comunali alle richieste di trasferimento di residenza, con obbligo di
effettuazione di ben 4 sopralluoghi dei vigili urbani, che ha finito per
proiettare nel futuro l’adeguamento statistico di trasferimenti che sono in
realtà già avvenuti da tempo.
Caudo
sottolinea a buon diritto un dato che dovrebbe mettere in fortissimo allarme sia
il mondo della politica che quello dell’economia: dal 1971 al 2011 il rapporto
fra numero di anziani e bambini è passato da 0,9 a 3,6, ossia per ogni bambino
che nasce a Roma ci sono quasi 4 anziani, ovvero: se non si cambiano le
politiche abitative, e non si impongono forti paletti alla rendita immobiliare,
la città è destinata in futuro ad un rapido e devastante decremento della
popolazione, secondo fenomeni che hanno già colpito ad esempio grandi città
americane.
Constatare e
dichiarare –come fa l’assessore-
che Roma è “una città, che si sta invecchiando”, e al contempo dichiarare che
questo “non è un problema, può essere anche
una opportunità, se noi cominciamo a pensare a questa città che si sta
invecchiando, non semplicemente ad un elemento di per se negativo”, vuol
dire a nostro avviso NON fare i conti con quelle altre già vissute esperienze
di ncentri urbani che subiscono un progressivo sempre più accentuato esodo, invecchiamento, e quindi calo della popolazione, ossia con il
fatto che fenomeni del genere -con il progressivo venir meno di popolazione
residente che paga le tasse locali- sono presto destinati a portare ad una
crisi profonda gli stessi bilanci ed i servizi dell’amministrazione locale, con
una progressiva sempre più devastante riduzione della stessa qualità della
vita.
Ironia della
sorte un fenomeno del genere è destinato a colpire in primo luogo proprio quei
detentori e protagonisti della rendita e della trasformazione immobiliare che
hanno agito in questi ultimi vent’anni –con l’incredibile collaborazione di
amministrazioni che si dichiaravano “di sinistra”- sulla base di motivazioni quasi
solo esclusivamente di interesse privato, appena temperate dalle regole di
accordi urbanistici sovente disattesi, sino all’incredibile “regalo” del PRG di
Veltroni del 2008, ossia il consolidamento nel nuovo strumento urbanistico
delle cosiddette “compensazioni immobiliari”, al contrario NON riconosciute
come diritto acquisito dalla stessa giustizia amministrativa, e l’incredibile
previsione a Roma nel periodo 2008-2020 di una edificazione pari ad 1/6
dell’intera Germania !
Un secondo
dato presentato dall’assessore è relativo al fatto che il numero delle famiglie
è cresciuto nel periodo 1971-2011 da 826.990 a 1.039.152, ma che ben il 28% è
costituito nella sostanza da single, che le famiglie numerose si sono ridotte
dal 19% al 5%, e che i componenti per nucleo familiare si sono ridotti da 3,3 a
2,4 persone, mentre le famiglie tradizionali –madre padre figli- sono ormai
ridotte al solo 24,7%, ossia una struttura demografica profondamente diversa da
quelle per cui è stato pensato il PRG e per la quale sono state e vengono
ancora costruite la grande maggior parte delle case.
Un terzo dato,
che l’assessore non aveva programmato di rendere disponibile nel suo percorso
informativo, “te lo puoi appuntare Mauro
che lo mettiamo la prossima volta”, ma che viene reclamato a forte voce da parte
di un pubblico presente ben informato, “noi
ce l’abbiamo questo dato”, risponde subito l’assessore, ed è un dato che
appare determinante e vorremmo vedere che non ce l’avesse avuto, è quello relativo ad “una stima diciamo di seconde case che è di
234 mila, molte di queste sono quelle che l’ISTAT chiama seconde case, ma che
sono inutilizzate invendute…., il dato che ci sembra interessante è che c’è di
queste 234 mila abitazioni che sono seconde case e sono inutilizzate un aspetto importante di un bacino di domanda
che può essere soddisfatta”.
E qui Caudo,
proprio in considerazione di questo “dato
che ci sembra interessante” e si condensa nell’esistenza di BEN “234 MILA abitazioni…inutilizzate”, che
possono dare evidenti risposte alla domanda, si avvia lungo un percorso sul
quale appare difficile seguirlo, anche perché gli scenari che va delineando ci
appaiono in palese contrasto con i dati che contestualmente presenta, anzitutto
quando dichiara che:
·
“un’altra
delle cose che circolano nella città, è che, siccome la popolazione è stabile
non abbiamo più bisogno di case”;
·
ma questi
dati ci dicono che noi invece abbiamo
bisogno di case, abbiamo un bisogno importante di case, perché le case sono in
base alla popolazione non alle famiglie (?), una famiglia una casa”, quando
ha appena dichiarato che ci sono “234 mila abitazioni che sono seconde case e
sono inutilizzate, un aspetto importante
di un bacino di domanda che può essere soddisfatta”;
·
quindi, se
nel 1971 ci bastavano 826 mila case, oggi, anche se la popolazione è calata, abbiamo
400 mila case in più come fabbisogno, perché abbiamo 400 mila famiglie in più,
sono famiglie più piccole”, ripetiamo, quando ha appena dichiarato che sono
le sopra citate 234 mila abitazioni a poter costituire “un bacino di domanda che può essere soddisfatta”;
·
ed ancora che “il quadro complessivo della città, la struttura demografica, come
dicono quelli che se ne intendono (lui, essendo professore universitario,
dovrebbe intendersene..), è profondamente cambiato, noi abbiamo un
bisogno di case ma di case particolari, non di case come quelle che si
costruiscono, case più piccole, dove una persona che vive da sola, che ha
bisogno di avere la città intorno, non può andare a vivere in campagna, perché
usa la città e i servizi che gli stanno intorno”.
Ed è qui che
la proposta di Caudo raggela letteralmente la platea, cosa ? 400 mila case in più ??? Mentre nelle periferie sono addirittura
234 mila le case nuove ed invendute ?? Senza verificare modalità tecniche e/o
organizzative e/o associative per studiare nuove forme di utilizzo di tale
enorme edilizia invenduta esistente ??
IL DELICATO PROBLEMA DEI RAPPORTI
CON UNA CITTADINANZA CHE SPENDE IL 50% DEL SUO REDDITO PER LA CASA
Nel proporre a
questo punto alcuni dati sulla proprietà e l’affitto, Caudo sottolinea ancora
che “la cosa importante sono le 239 mila persone
che abitano in affitto…., nelle grandi città l’affitto incide in maniera
sostanziale,… e molti di quelli che hanno anche la casa in proprietà, che sono
813 mila, lì bisogna metterci almeno un 15 /20% di famiglie che paga un mutuo, quindi in realtà quelle
famiglie romane che sborsano il 40% medio del loro reddito se non il 50% per la
casa…abbiamo buon un 40% delle famiglie romane che dedica un 40% del loro
reddito per mantenere la casa”.
Ma, a fronte
di una stima ISTAT di ben 234 mila “seconde
case” che sono in larga parte abitazioni nuove ed invendute, PERCHE’ e DOVE
vorrebbe costruirle l’assessore queste
ulteriori “400 mila case”, nell’ambito di un quasi ingiustificabile progetto di
“rigenerazione urbana” di cui queste conferenze costituiscono evidentemente un
primo tassello ?
Se va così
proseguendo dunque, il percorso di questa Conferenza urbanistica comunale rischia
di non essere un tentativo credibile di consentire una reale partecipazione
della cittadinanza a delicate scelte urbanistiche che toccano direttamente e
dolorosamente il suo futuro insediativo, ma sembra piuttosto costituire al
contrario un difficile sforzo per riuscire a trovare un modo per “indorare la
pillola” in merito a decisioni e scenari nella sostanza già definiti, nei
confronti della cittadinanza, dei sui comitati di quartiere e delle sue
associazioni, di cui si temono evidentemente le reazioni !
Una
cittadinanza che è risultata negli anni passati sempre particolarmente
combattiva contro processi di ulteriore cementificazione del genere, in quanto
interessava ambiti residenziali in cui tanti dei cittadini avevano investito
una parte così importante del loro reddito, nel cui ambito si temeva
l’inevitabile connesso peggioramento della qualità della vita.
E qui veniamo
al punto centrale in merito alle possibili scelte urbanistiche che sono all’orizzonte
della città !
Caudo
riferisce un altro dato di scenario importante, ossia quanti sono gli abitanti
che abitano fuori del GRA: “erano il 18%
nel 1998, quando già si pensava al PRG, erano il 26% nel 2012, le previsioni
fatte sulla base delle previsioni del PRG vigente ci dicono che il 30% della
popolazione di Roma vivrà fuori del GRA…107 mila abitanti all’interno del
centro storico, attorno e fuori dal GRA ANDRA’
A VIVERE sostanzialmente la maggior parte della popolazione, con tutte le
conseguenze di questo scenario, perché fuori dal raccordo non abbiamo le
infrastrutture, lascio a voi le
conseguenze di questa situazione che si è ormai determinata” (!).
Ebbene una
amministrazione comunale competente in proposito ai sensi di legge, questa
amministrazione comunale, che i processi urbanistici dovrebbe tentare di
governare, e che potrebbe sempre anzi dovrebbe –sulla base di un quadro così
devastante e della forte richiesta di discontinuità da parte della
cittadinanza- procedere ad una variante al PRG al fine di cercare di contenere
per quanto possibile i sin qui descritti fenomeni, cosa fa ?
Questa dichiarazione di Caudo “lascio a voi”, e dunque lascia a noi cittadini “le conseguenze di questa situazione che si è ormai determinata”, appare
francamente sconcertante, e vuol sostanzialmente dire che questa
amministrazione non solo non intende dare ascolto alla profonda richiesta di
cambiamento da parte della cittadinanza in merito a quanto già avvenuto nel
passato, sino all’approvazione del PRG nel 2008 ed oltre, ma addirittura abdica
al suo stesso ruolo politico di pianificazione urbana e territoriale, con
sostanziale negazione degli stessi principi di democrazia in ambito urbanistico,
lasciando nella sostanza che il devastante PRG di Veltroni arrivi alle sue
estreme conseguenze in termini di espansione della città nelle aree orbitanti
sul Raccordo Anulare, senza fare i conti con l’insostenibilità economica di
tale processo a causa del costo dei relativi servizi.
Ma l’effetto
tracimazione della città, di quella sostanziale fuga da Roma che è in corso da
anni, non è finito qui, e Caudo cita gli eloquenti casi dei limitrofi comuni di
Pomezia, Zagarolo, Fiano Romano, e Fiumicino, cresciuti rispettivamente del 34%
27%, 54% 33%, non solo perché non si trovano case a prezzi accessibili, come
dichiara Caudo, ma anche perchè la
qualità della vita in tanti quartieri di
Roma è crollata a seguito di carichi urbanistici ormai insopportabili.
E’ vero che la
giunta Marino ha subito cancellato ben 2375 ettari di nuove previsioni
urbanistiche della giunta Alemanno, in ben 181 diverse previsioni, i cosiddetti
ambiti di riserva, ma davvero l’unica risposta in proposito è che esista effettivamente
una domanda di trasformazione, obiettivamente documentabile, e che essa debba
essere collocata all’interno della città già costruita ?
I PROBLEMI CONCRETI DELL’IPOTIZZATA
ULTERIORE CRESCITA DELLA CITTA’ ALL’INTERNO DEL RACCORDO ANULARE
Per tentare di
far accettare alla gente la presunta necessità che si continui a consentire una
crescita di ulteriore edificazione nei quartieri già esistenti Caudo prosegue a
sostenere che: “un’altra delle cose che di
scenario che dobbiamo mettere sul tavolo è che Roma è una delle città a
bassissima densità, è una delle città con la più bassa densità abitativa fra le
capitali europee; quando noi abbiamo scritto nel programma di mandato una città
più compatta, riabitare meglio i luoghi che sono già abitati, costruire dove è
già costruito, guardavamo un po’ queste carte e questo dato; io so che questo è
uno dei elementi più caldi nel momento in cui parliamo con le persone che già
abitano questi luoghi, che si vedono arrivare nuove cubature e nuove
previsioni, però è l’unica strada che noi abbiamo per evitare di contenere il
consumo di suolo” (Evitare di contenere il consumo di suolo ? Forse voleva
dire: contenere il consumo di suolo….).
Ci scusi,
assessore, ma davvero, per “contenere il
consumo di suolo” bisogna continuare a costruire “dentro il raccordo anulare”, ove già esistono centinaia di migliaia
di case nuove invendute, pur essendo consapevoli che “questo
è uno degli elementi più caldi nel momento in cui parliamo con le persone che
già abitano questi luoghi, che si vedono arrivare nuove cubature e nuove
previsioni”, e pur essendo ben consapevoli che, quando tanta gente sta
pagando ben il 40% del suo reddito per garantirsi una casa in condizioni appena
dignitose e vivibili, NON può accettare che queste condizioni siano
drasticamente peggiorate e la sua qualità della vita venga ulteriormente ammalorata
??
Si è
consapevoli, caro assessore Caudo -e caro sindaco Marino- che, mentre lei
stesso ha elencato uno dopo l’altro una serie di dati che potrebbero essere il
validissimo caposaldo per una variante generale al PRG, con un vero STOP al
consumo di ulteriori suoli ed il riutilizzo dell’enorme quantità di edilizia
nuova invenduta esistente nelle nostre periferie, la gente NON può al contrario
accettare che “questa” del suo “costruire ancora dove è già costruito”
sia -come lei dichiara-“l’unica strada
che noi abbiamo per evitare di contenere il consumo di suolo” senza pensare
ad un definitivo rigetto nei confronti di una intera classe politica capitolina
??
A tale
proposito sull’orizzonte del Municipio III ed anzi dell’intera città,
attualmente domande di trasformazione NON se ne vedono, a meno che non si
voglia mettere il carro davanti ai buoi….., come l’assessore fa, nel suo
percorso a favore della “rigenerazione”, quando dichiara che “Dentro il raccordo anulare…è ancora possibile individuare delle parti
della città ove l’operazione di trasformazione può farsi carico di un
incremento di domanda diciamo di trasformazione, non necessariamente
residenziale, ma anche non residenziale, produttiva”.
In base
all’ineludibile legge della domanda e dell’offerta, infatti, NON può essere una
“operazione di trasformazione” a
farsi “carico di un incremento di domanda
di trasformazione”, come dichiara l’assessore, in quanto vale l’opposto,
ossia è al contrario la preesistenza di una domanda di trasformazione a poter motivare la successiva operazione di
trasformazione !
Questa
dichiarazione di Caudo risulta inoltre in palese contrasto con l’attuale
situazione del mercato, documentata ad esempio, per quel che riguarda la
Convenzione urbanistica-programma degli interventi Bufalotta, di cui alla
deliberazione di G.C. n. 127/2013, a tutt’oggi NON revocata dal Comune di Roma
nonostante la mozione in tal senso
dell’Assemblea Capitolina dell’ottobre 2013, dal fatto che, a giustificazione
della illegittima autorizzazione all’interno della Centralità Bufalotta di una
variazione urbanistica del 30% della S.U.L. abitativa da non residenziale
–ossia servizi- a residenziale, è stato messo il fatto che “la profonda trasformazione del mercato
immobiliare e la profonda crisi economica europea e nazionale in atto hanno
prodotto un forte calo di interesse degli investitori per le destinazioni non residenziali”, cosa di cui l’assessore è bene al corrente.
Né vale a
motivare questa presunta esigenza di nuove case e conseguente presunta esigenza
di rigenerazione il fatto che le famiglie siano passate da 826.990 a 1.039.152,
che HANNO GIA’ comunque una casa.
L’Assessore invece
dichiara che “questi dati ci dicono che noi
invece abbiamo bisogno di case, abbiamo un bisogno importante di case, perché
le case sono in base alla popolazione non alle famiglie (?), una famiglia una
casa”, e che “quindi, se nel 1971 ci
bastavano 826 mila case, oggi, anche se la popolazione è calata, abbiamo 400
mila case in più come fabbisogno, perché abbiamo 400 mila famiglie in più, sono
famiglie più piccole”.
E’ in proposito indubbio che esista a Roma una evidente ed indubbia emergenza abitativa, legata sovente al comportamento degli enti pubblici “privatizzati”, coinvolti negli anni passati in operazioni di “valorizzazione immobiliare” poco trasparenti e poco riuscite da parte dei soliti noti (emblematico il caso di FIMIT SGR a Porta di Roma, che speculava addirittura insieme alla fallita Lehman Brothers..), ed oggi costretti a spietate operazioni di messa in valore degli immobili, a danno dei poveri inquilini, per poter fare fronte alla loro missione di corresponsione delle dovute pensioni, ma tale emergenza coinvolge -secondo un recente ed attendibile studio CGIL- circa 50 mila famiglie, a fronte come si è visto di ben 234 mila appartamenti sfitti –in larga parte nuovi invenduti di proprietà dei costruttori !
E’ in proposito indubbio che esista a Roma una evidente ed indubbia emergenza abitativa, legata sovente al comportamento degli enti pubblici “privatizzati”, coinvolti negli anni passati in operazioni di “valorizzazione immobiliare” poco trasparenti e poco riuscite da parte dei soliti noti (emblematico il caso di FIMIT SGR a Porta di Roma, che speculava addirittura insieme alla fallita Lehman Brothers..), ed oggi costretti a spietate operazioni di messa in valore degli immobili, a danno dei poveri inquilini, per poter fare fronte alla loro missione di corresponsione delle dovute pensioni, ma tale emergenza coinvolge -secondo un recente ed attendibile studio CGIL- circa 50 mila famiglie, a fronte come si è visto di ben 234 mila appartamenti sfitti –in larga parte nuovi invenduti di proprietà dei costruttori !
Ma allora, dove
starebbe questa “domanda di trasformazione”, a parte le esigenze di
sopravvivenza spiccia quotidiana dei soliti palazzinari travolti dal debito ???
Prosegue
l’assessore, proponendo una carta relativa al rapporto fra superficie edificate
e densità dell’edificazione, e tornando a dichiarare (come si può verificare
sulla registrazione audio) che, “tranne
alcuni punti del centro storico e della città compatta, la maggior parte del
territorio all’interno del Raccordo ha valori molto bassi, abbiamo suolo da
poter utilizzare” (!!),…e qui si ripete rispetto a prima, dichiarando una
seconda volta che “Dentro il raccordo anulare “è possibile individuare ancora delle parti della città ove l’operazione
di trasformazione può farsi carico di un incremento di domanda diciamo di
trasformazione, non necessariamente residenziale, ma anche non residenziale,
produttiva….”.
Consapevole
del forte impatto di quanto va dichiarando Caudo aggiunge ancora che tale
operazione deve essere fatta “….cum grano salis, non vuol dire che possiamo
compattare la città dovunque ed ovunque, vuol dire che dentro la
struttura del Raccordo anulare, dove abbiamo più servizi, più metropolitane, rispetto
all’esterno, quello che ci abbiamo sappiamo già che è insufficiente, dove
abbiamo già una struttura di servizi in qualche modo che può assorbire parte
della domanda, parte della domanda da ricollocare ovviamente, significa
che noi possiamo indirizzare parte delle
trasformazioni urbanistiche in condizioni già urbanizzate”.
A questo punto
–francamente- sull’aula magna del Matteucci, fra la gente dei comitati e delle
associazioni, è calato il gelo, al pensiero di una lettura di questa
rigenerazione ancora una volta solo come densificazione dei quartieri già
abitati, con i comprensibili e già sperimentati disagi per la gente, ancora una
volta protratti come prospettiva di vita quotidiana verso un indefinito futuro.
E mentre
calava questo gelo Caudo proseguiva….”
mentre l’altro orientamento che noi vogliamo contrastare prevede che questa
domanda si collochi sempre più lontano rispetto alla struttura urbana della
città, fuori del Raccordo, nell’Agro Romano in quelle aree che noi abbiamo
cancellato, dove non solo bisogna spendere le risorse per poter urbanizzare
quelle aree, acqua, rete elettrica, fogne, strade, ma poi vuol dire mantenere
quelle aree per sempre, significa costruire un debito, un costo nascosto per
l’ammistrazione comunale”, aggiungiamo
noi per tutti i cittadini.
Ma si tratta
di una falsa alternativa rispetto a quella “rigenerazione urbana” che si vuole
ora far accettare alla città, in quanto oltre a perpetuare ed anzi ampliare sino
a numeri insostenibili la realtà di una città di serie B, quella fuori e lungo
il raccordo che è costretta a “prendere
la macchina per fare 7 km che è lo spostamento medio di una famiglia che si
muove a Roma”, e che può utilizzare il trasporto pubblico locale solo nel %
dei casi, non sarebbe in alcun modo sostenibile dal punto di vista ecomomico,
in quanto “Il contributo che il privato
ci da per trasformare quelle aree spesso è addirittura insufficiente…non solo
non riqualifichiamo la città che c’è ma
addirittura costruiamo un debito”.
Nella strategia
dunque il percorso che dovrebbe condurre
la città a queste “nuove” fgorme di “rigenerazione
urbana” all’interno del Raccordo Anulare NON ha possibilità di esiti diversi,
fatto che appare in palese contrasto con il dichiarato obiettivo dello stesso assessore
di voler ripristinare principi minimi di democrazia.
EVIDENTE ESIGENZA DI UNA VARIANTE
GENERALE AL PRG DEL 2008
Allora, dalle parole e dai dati presentati da
parte dello stesso assessore alla Trasformazione Urbana Caudo emergono alcuni
elementi di fatto incontrovertibili ed incontestabili, ossia:
- l’insopportabilità economica e strutturale di una ulteriore espansione della città fuori del Raccordo anulare in assenza di adeguati servizi e risorse;
- l’esistenza di una sostanziale fuga in corso della gente da Roma nei comuni vicini, per motivi non solo di reddito insufficiente ma anche di perseguimento di una migliore qualità della vita, fuga che rischia presto di rendere i conti della città ancora più insostenibili di quanto non siano già oggi, con quel rischio di crisi della struttura amministrativa comunale di cui sono già oggi una drammatica testimonianza i gravi problemi del comune a pagare addirittura parte del salario dei suoi dipendenti;
- la presenza di un enorme numero di case nuove invendute, larga parte di quelle 234 mila abitazioni definite dall’ISTAT come “seconde case”, che devono essere in qualche modo reimmesse nel circuito abitativo, anche al fine di evitare –e di ciò dovrebbero essere ben consapevoli gli stessi costruttori- quell’inevitabile ammaloramento che si è già tradotto in USA ed in Spagna nell’avvio oggi in corso di estesi fenomeni di demolizione;
- il fatto che a Roma abbiamo ormai una struttura “struttura demografica completamente diversa da quella per cui è stato pensato il Piano Regolatore”, con dati qualificanti un “ 30% di famiglie composte da una sola persona”, ed una famiglia tradizionale ormai ridotta al 24,7%;
- l’assoluta insostenibilità dell’equazione proposta dall’assessore sul fatto che, se dal 1971 al 2011 siamo passati da 826.990 a 1.039.152 famiglie, e ci bastavano “quindi…826 mila case, oggi, anche se la popolazione è calata, abbiamo 400 mila case in più come fabbisogno, perché abbiamo 400 mila famiglie in più”, a fronte della disponibilità reale ed immediata di ben 234 mila abitazioni nuove ed invendute, e a fronte del fatto che NON si sono ancora in alcun modo esperiti nuovi percorsi tecnici ed amministrativi per adattare tale edilizia già esistente alle nuove esigenze abitative (che questa strada sia ben percorribile è lo stesso Caudo a documentarlo, quando dichiara che si può “agevolare nelle norme di piano la partizione degli alloggi più grandi”);
- la ferma opposizione della cittadinanza, già sperimentata fra 2006 e 2008 dalla giunta Veltroni, e fra 2010 e 2013 dalla giunta Alemanno, ad ulteriori forme di “densificazione” ed cementificazione dei quartieri esistenti all’interno del Raccordo Anulare, in assenza di servizi ed adeguata viabilità e collegamenti, opposizione e sensibilità fortemente motivate anche dal fatto che ben il 50% della popolazione dedica il 40/50% del suo reddito al mantenimento della casa ed è quindi particolarmente sensibile ad ogni ulteriore minaccia alla sua vivibilità, opposizione con la quale Caudo sa bene che qualsiasi tentativo di “densificazione” della città esistente DOVRA’ fare i conti;
- l’assoluta inattendibilità, proprio sulla base dei dati e delle considerazioni che Caudo stesso ha proposto alla conferenza, della sua dichiarazione sul fatto che “questa” del “costruire ancora dove è già costruito” sia “l’unica strada che noi abbiamo per evitare di contenere il consumo di suolo” !
- la mancanza di credibilità di una intera classe politica capitolina che, nelle parole dello stesso assessore, ha costretto “il 50% delle famiglie, fra affitto e mutuo”, a dedicare” il 40/50% del proprio reddito per mantenere la casa”, con una inevitabile riduzione della “capacità di consumo delle famiglie”, ed una inevitabile “difficoltà dell’economia della città”;
- e infine il fatto che una amministrazione comunale NON può nella sostanza così apertamente abdicare alle sue competenze in materia di urbanistica e pianificazione della città, come fa l’assessore, quando, constatato che “le previsioni fatte sulla base delle previsioni del PRG vigente ci dicono che il 30% della popolazione di Roma vivrà fuori del GRA” e che non ci sono le risorse economiche per garantire i dovuti servizi a questa imponente parte maggioritaria della popolazione, “perché fuori dal raccordo non abbiamo le infrastrutture”, ci dichiara –nelle parole dello stesso assessore: “lascio a voi le conseguenze di questa situazione che si è ormai determinata” (!!!), ossia lascio a voi le di dover sopportare le conseguenze di questa incredibile inadeguatezza di una intera classe politica, in una situazione che può purtroppo essere in futuro causa di profondi fenomeni di disagio sociale, il tutto in una situazione in cui si è al contrario prestata una dirompente attenzione alle esigenze ed ai desiderata della rendita immobiliare;
Appare a
questo punto evidente che tutti questi elementi sono pienamente sufficienti dal
punto di vista tecnico-urbanistico e politico a giustificare pienamente e finalmente una variante generale al vigente
PRG che faccia una volta per tutte i conti con la dissennata quantità di
edificazione che è stata da esso prevista, riducendola drasticamente, e che
preveda flessibili forme di riutilizzo e trasformazione dell’edilizia nuova esistente
ed invenduta proprio al fine di adattarla alle esigenze di quelle più piccole “400 mila famiglie in più”
per le quali l’assessore Caudo vorrebbe INVECE consentire di costruire ancora !!
Questa
è a nostro avviso la grande questione sulla quale la giunta Marino ed il suo
assessore Caudo devono dare una chiara risposta alla cittadinanza di Roma, alle
sue associazioni e comitati di quartiere, ben consapevoli del fatto che su
questi temi si gioca –in assenza di convimcemti e praticabili risposte alle
esigenze della gente ed alle istanze dei vari quartieri- un possibile definitivo
rigetto da parte della cittadinanza stessa di una intera classe politica capitolina.
Altrimenti
questo intero articolato percorso di ascolto della cittadinanza in funzione
della conferenza urbanistica cittadina prevista per il 2015, progettato dall’assessore
Caudo, rischia di risultare del tutto inutile.
Roma, li 8 maggio 2014 Comitato
di quartiere Salviamo Talenti
(Il presidente A. Staffa)
(Il presidente A. Staffa)
Aggiornamento 12-05-2014:
Già questa mattina il sito Roma Sperimenta ha rilanciato le nostre osservazioni.
LINK: http://romasperimenta.wordpress.com/conferenzeurbanistiche/conferenza-municipio-3/municipio-3-i-temi-dei-comitati/
Già questa mattina il sito Roma Sperimenta ha rilanciato le nostre osservazioni.
LINK: http://romasperimenta.wordpress.com/conferenzeurbanistiche/conferenza-municipio-3/municipio-3-i-temi-dei-comitati/
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