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Coordinamento Comitati di quartiere
Municipio IV
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Comune di Roma - Municipio IV
PROLUNGAMENTO
METRO B1 A BUFALOTTA
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OSSERVAZIONI
SUL PROGETTO
DI PROLUNGAMENTO
DELLA
METRO B1
JONIO-BUFALOTTA
(Approvato
con ordinanza del Sindaco di Roma
in
qualità di Commissario delegato ai
sensi
dell’Ordinanza
P.C.M. n. 3543
del26
settembre 2006 )
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Allegate a nota di trasmissione del 30
ottobre 2011 indirizzata a:
Ing. Pasquale DONIA - R.U.P. del
Procedimento Partecipativo per Progetto
di Prolungamento Metro B1 Jonio-Bufalotta , via Capitan Bavastro 94 - 00154
ROMA
Al Sindaco di Roma Ing. Gianni Alemanno
anche in qualità di
Commissario Straordinario
ex O.P.C.M. n. 3543 del
26.9.2006
Al Dipartimento Mobilità e Trasporti del comune di
Roma
U.O. Monitoraggio, Sviluppo,
e Controllo dei Sistemi di
Trasporto su ferro - via Capitan Bavastro 94 00154 ROMA
E p.c. Al Presidente del Municipio IV di Roma
Cristiano Bonelli
Piazza Sempione 15 00139
ROMA
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1. PREMESSA – PROGETTO METRO B1 E PROLUNGAMENTO
1.1 TRATTO BOLOGNA-CONCA D’ORO
Il prolungamento di una linea di metropolitana presenta le stesse
peculiarità della sopraelevazione di un edificio, la cui progettazione richiede
una doverosa preventiva verifica dell’infrastruttura sulla quale va a poggiare.
Pertanto, prima di formulare le osservazioni sulla Tratta Jonio-Bufalotta,
occorre effettuare un esame della Tratta Bologna-Jonio.
Il progetto della Metro B1 da Bologna a Jonio presenta
infatti varie criticità, sia di carattere procedurale che funzionale, che
devono trovare soluzione prima di procedere alla progettazione del
prolungamento.
Come noto, le procedure seguite per la realizzazione di tale
tratta sono state oggetto di svariate eccezioni, in merito alle quali l’AVCP
(Autorità per la Vigilanza
sui Contratti Pubblici di Lavori, Servizi e Forniture) ha ritenuto di dovere
esaminare le giustificazioni dei rappresentanti del Comune di Roma e di Roma
Metropolitane, con apposita audizione che ha avuto luogo in data 19 gennaio
2011.
Riprendendo la cronistoria della successiva deliberazione n. 31/2011
dell’ AVCP ricordiamo che “il progetto
dell’opera, nella sua concezione originale, prevedeva la realizzazione della
diramazione della Metro B da Piazza Bologna a Piazza Conca d’Oro, denominata
B1, con una lunghezza di circa quattro Km e quattro stazioni (Nomentana,
Annibaliano, Gondar e Conca d’Oro).
Il progetto definitivo prevedeva
una spesa complessiva di € 482.900.000,00, finanziata per il 52% dal Comune di
Roma e per il 48% dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ai sensi
della L. n. 211/92.
La progettazione esecutiva e
l’esecuzione dei lavori” venivano “affidati
mediante appalto integrato ai sensi dell’art.19, comma 1, lett.b) della L.
109/94 e s.m.i., aggiudicato, in data 7 ottobre 2004, mediante licitazione
privata con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa all’A.T.I.
Consorzio Risalto (mandataria), per un importo pari ad euro 358.723.042,10 (di
cui euro 2.609.204,45 per la progettazione esecutiva ed euro 356.113.837,65 per
l’esecuzione dei lavori).
Il tempo di esecuzione era
stabilito in 2.040 giorni totali (riferiti alla progettazione esecutiva per 240
giorni, alle attività realizzative per 1.620 giorni ed alle prove effettuate
dopo l’ultimazione dei lavori per 180 giorni)”.
Il contratto veniva “stipulato in
data 26 novembre 2004 e, a seguito dell’approvazione della progettazione
esecutiva predisposta dall’aggiudicataria, il 7 novembre 2005 è stata
effettuata la consegna dei lavori. Nel contempo veniva costituita Roma
Metropolitane s.r.l., alla quale il Comune di Roma affidava, con deliberazione
C.C. n. 97 del 24.5.2004, lo svolgimento delle attività connesse alla realizzazione,
ampliamento, prolungamento e ammodernamento delle linee metropolitane B1 e C”.
L’opera dopo l’appalto veniva “interessata
da diverse modifiche, in particolare una prima “variante” è stata attuata nella
fase di redazione della progettazione esecutiva, nel mese di febbraio 2005 ed
ha comportato una riduzione dell’importo contrattuale di € 11.979.302,12”.
Con questa variante veniva eliminata, già in sede di redazione di
progetto esecutivo prima dell’inizio lavori, la tecnica particolarmente complessa
con cui era stata prevista la realizzazione dell’opera.
Come ricorda la citata deliberazione 31/2011 dell’AVCP “il progetto definitivo posto a base di gara
prevedeva, infatti, la realizzazione delle stazioni Gondar e Annibaliano con
tipologia di stazioni profonde a “volta attiva” e la stazione Nomentana con
tipologia ad “arco cellulare”, al fine di limitare al massimo l’impatto sul
tessuto urbano, stante l’esiguità degli spazi disponibili in superficie”,
interventi particolarmente complessi dal punto di vista tecnico il ricorso ai
quali era probabilmente motivo di partecipazione alla relativa gara di un solo
contraente, ossia l’ATI costituita dal Consorzio Risalto (De Eccher, Salini,
Todini), ed altri, con evidenti
conseguenze in termini di mancata riduzione dei costi.
Fra le motivazioni della variante portate dal RUP del comune di Roma Con
era anche il fatto –peraltro ben noto già prima dell’appalto- che “il congelamento dei terreni, contemplato
dalla originaria soluzione, avrebbe comportato la necessità di enormi impianti
frigoriferi lungo le strade interessate dai cantieri, da tenere in funzione
costantemente, con conseguenze in termini di ingombro e rumorosità”.
Va sottolineato che l’iniziale ricorso a tale tecnica aveva evitato per il progetto l’attivazione della procedura
di VIA., avendola la Regione Lazio
dichiarata NON necessaria proprio per l’integrale realizzazione dell’opera in
galleria.
Come ricorda ancora la citata deliberazione dell’AVCP 31/2011 “in sede di redazione dell’esecutivo
l’appaltatore, invece, ha proposto l’esecuzione delle stazioni Gondar e
Annibaliano con scavo a cielo aperto, previa realizzazione di paratie di
contenimento (tecnica di esecuzione “top-down”)”, soluzione che “è stata ritenuta migliorativa dalla stazione
appaltante, in relazione alla funzionalità delle stazioni e all’ottimizzazione
della viabilità in superficie in sede di realizzazione”, variante che
comportava una fortissima riduzione dei costi (sino ad un 1/10) che veniva approvata con
deliberazione del Consiglio Comunale di Roma n. 486 del 21.9.2005, per un
importo complessivo dei lavori di € 353.207.110,44 (comprensivo della quota di
competenza dell’appaltatore ex art. 11 DM 145/2000).
Non essendo possibile realizzare con scavo dall’alto la fondamentale Stazione
Nomentana, eccessivamente profonda, questa veniva cancellata “per problemi
tecnici”, aggiungendo la fermata Jonio, riutilizzandovi i 40 milioni di euro
previsti per la prima.
“Ai sensi dell’art. 11 del D.M. 145/2000, ritenuto dalla stazione
appaltante applicabile al caso specifico”, veniva quindi “riconosciuto all’appaltatore il 50%
dell’importo della riduzione (!), per
cui l’effettiva economia per il committente si è ridotta a € 5.989.651,06”.
Quanto avvenuto appare del tutto irrituale, ed agendo il sindaco
Commissario straordinario per la realizzazione dell’opera, andrebbe a tale
proposito appurato se, a seguito dell’utilizzo di tecnologie molto più
economiche, non si sia configurata la fattispecie di indebito arricchimento per
l’impresa appaltatrice.
In merito a questa variante avvenuta
in sede di redazione di progetto esecutivo già prima dell’inizio lavori,
ritenuta dalla stazione appaltante autorizzabile in quanto “modifica non
sostanziale” di cui all’art. 11 DM 145/2000, la citata Autorità di Vigilanza
sui Contratti Pubblico nella ricordata deliberazione n. 31/2011 ha già mosso
alcuni fondati rilievi:
“Le argomentazioni fornite dalla Società (Roma
Metropolitane) circa il significato da
attribuire all’espressione “durante il corso dei lavori”, riportata
nell’art.11, comma 1, del D.M. 145/2000, da ritenersi a suo dire, nel caso di
appalto integrato, riconducibile a “durante l’esecuzione del contratto”, non appaiono convincenti.
Si evidenzia come l’art.140, comma 3 del D.P.R. 554/1999, stabilisca che, nell’appalto integrato, il progetto esecutivo non possa prevedere alcuna variazione alla qualità e alla quantità delle lavorazioni previste nel progetto definitivo; sono fatti salvi i casi in cui si verifichi una delle ipotesi di cui all’art. 25, comma 1 lett. a), b) e c) della legge 109/94 (attualmente trasfuse nell’art.132, comma 1, del D.lgs. 163/06), ovvero nel caso di riscontrati errori ed omissioni del progetto definitivo.
Si evidenzia come l’art.140, comma 3 del D.P.R. 554/1999, stabilisca che, nell’appalto integrato, il progetto esecutivo non possa prevedere alcuna variazione alla qualità e alla quantità delle lavorazioni previste nel progetto definitivo; sono fatti salvi i casi in cui si verifichi una delle ipotesi di cui all’art. 25, comma 1 lett. a), b) e c) della legge 109/94 (attualmente trasfuse nell’art.132, comma 1, del D.lgs. 163/06), ovvero nel caso di riscontrati errori ed omissioni del progetto definitivo.
La norma non prende, pertanto, in considerazione le cosiddette “non
varianti” ammesse dal comma 3 dell’art. 25 della legge 109/94, né, in
particolare, le varianti finalizzate al miglioramento dell’opera ed alla sua
funzionalità di cui alla seconda parte del medesimo comma, richiamate
dall’art.11 del D.M. n.145/2000”.
Dunque questa variante non era autorizzabile
!
Sempre secondo l’AVCP “la norma, che implica il riconoscimento
all’appaltatore del 50% dell’economia derivante dalla variante, in quanto
chiaramente finalizzata a premiare una positiva ed autonoma iniziativa
dell’appaltatore, con evidente valorizzazione del rapporto collaborativo tra
questo e il direttore dei lavori nel corso dell’esecuzione degli stessi, può
essere riferita esclusivamente alle
proposte migliorative presentate dall’appaltatore in corso d’opera,
escludendo il caso in cui l’appaltatore è tenuto, per un preciso onere
contrattuale, a redigere la progettazione esecutiva, come si verifica
nell’appalto integrato”.
Quindi il fatto che sia stato a suo tempo da parte del comune di Roma “riconosciuto all’appaltatore il 50%
dell’importo della riduzione (!), per
cui l’effettiva economia per il committente si è ridotta a € 5.989.651,06”, appare illegittimo !
RIEPILOGANDO:
1) Configurandosi l’opera come un “appalto integrato”, le
condizioni di gara per la prima tratta della Linea B1 costituivano aspetti
strettamente vincolanti. In particolare non potevano in alcun modo essere
modificate le tipologie strutturali delle stazioni, molto particolari ed
ardite, che costituivano l’aspetto qualificante del progetto definitivo posto a
base di gara.
2) L’impresa partecipante avrebbe pertanto dovuto obiettare
preventivamente che il progetto posto a base dell’appalto era sbagliato oppure,
in alternativa, avrebbe potuto solamente farlo proprio, assumendosene tutte le
responsabilità ed eventualmente far intervenire delle varianti in corso d’opera
per motivi imprevisti ed imprevedibili.
3) Ricordiamo che questa condizione imprescindibile ha
senz’altro condizionato il numero delle ditte disponibili a partecipare alla
gara, che difatti è stata soltanto una. Tale unica impresa ha invece apportato
le prime modifiche al progetto posto a base d’appalto già in sede di redazione
del progetto esecutivo, quindi molto prima di dare inizio a i lavori.
4) In tal modo l’appaltatore ha evidentemente operato in
violazione di Legge, e quanto accaduto appare meritevole di attenzione in
quanto altre imprese possono essersi astenute dal proporre un’offerta per
un’opera che, se realizzata secondo il progetto posto a base di gara, sarebbe
risultata ben più impegnativa ed onerosa di quella che poi è stata. Come sopra
ricordato il progetto definitivo prevedeva infatti la realizzazione delle
stazioni Gondar e Annibaliano con tipologia di stazioni profonde a “volta
attiva” e la stazione Nomentana con tipologia ad “arco cellulare”. In sede di
redazione del progetto esecutivo l’appaltatore ha invece proposto l’esecuzione
delle stazioni Gondar e Annibaliano con scavo a cielo aperto, tra paratie,
mentre la stazione Nomentana, poi, è stata addirittura eliminata.
5) Roma Metropolitane ha provato ad “arrampicarsi sugli
specchi” adducendo la giustificazione che la fase di progettazione esecutiva avrebbe
dovuto essere considerata già facente parte della fase realizzativa, ma l’AVCP
–come sopra già evidenziato- non ha però ritenuto soddisfacente tale
giustificazione e ha ravvisato come la
Legge sia stata palesemente violata.
6) Occorre poi far notare che, con le succitate pesantissime
varianti, l’impresa ha stravolto il progetto ad evidente proprio vantaggio,
ottenendo cospicui risparmi sui costi di realizzazione, sicuramente ben
superiori a quelli, irrisori, poi ripartiti al 50% tra l’impresa stessa e
l’Amministrazione. In proposito l’AVCP non è entrata nel merito dell’entità dei
risparmi, ma ha stigmatizzato come la norma implichi il riconoscimento
all’impresa del 50% dell’economia derivante dalla variante solo ed
esclusivamente quando si tratta di proposte migliorative presentate in corso
d’opera. Ha perciò ravvisato che, oltre ad avere consentito uno stravolgimento
progettuale vietato dalla Legge, all’appaltatore è stato concesso un guadagno
illecito.
1.2 CONCA D’ORO -JONIO
Il progetto originario prevedeva di realizzare il terminale
della linea in corrispondenza della stazione Conca d’Oro. Successivamente, con
motivazioni in verità molto discutibili, è stato deciso di proseguire sino alla
successiva stazione Jonio. L’affidamento di tale prosecuzione ha avuto luogo a
trattativa privata.
L’AVCP ha ritenuto di doversi esprimere anche in merito a
tale affidamento, eccependo che la stazione appaltante ha assegnato alla stessa
impresa sia la progettazione definitiva che quella esecutiva che la
realizzazione dei lavori.
Come ha rilevato l’AVCP nella citata deliberazione n. 31/2011, nonostante
la situazione procedurale già critica per il tratto originario della linea B1
Bologna-Conca d’Oro Roma Metropolitane ha affidato “con contratto in data 3.4.2009 la progettazione definitiva ed esecutiva
e la realizzazione dei lavori relativi al prolungamento” ulteriore Conca
d’Oro-Jonio, ritenendo di procedere in tal senso in considerazione delle “deroghe alle disposizioni dell’ordinamento
nazionale di cui beneficia il Sindaco di Roma in qualità di Commissario
straordinario (OPCM n. 3543 del 26.9.2006) e la conformità alla disciplina
comunitaria (art.1, comma 2, lett. b) Dir. 2004/18/CE), che non esclude la
possibilità di affidare “la progettazione e l’esecuzione dei lavori”.
Sottolinea in proposito sempre l’A.V.C.P. che “nella fattispecie in esame, la OPCM n. 3543/2006”, con
cui il sindaco di Roma è stato nominato quale Commissario Straordinario per la Mobilità di Roma, “non annovera tra i diversi articoli del
D.lgs. n.163/2006 di cui ammette la deroga né l’art. 53 né l’art. 253”.
Infatti come rileva sempre l’AVCP “l’art.53, comma 2, del D.lgs. n.163/2006,
che disciplina in modo innovativo l’appalto integrato prevedendo la possibilità
che sia affidata all’operatore economico, oltre all’esecuzione dei lavori e
alla progettazione esecutiva, anche la progettazione definitiva, da predisporre
in sede di offerta sulla base del progetto preliminare redatto
dall’Amministrazione, non può trovare attuazione nel caso specifico, essendone
stata rinviata l’applicazione alle procedure indette successivamente
all’entrata in vigore del Regolamento di cui all’art. 5 del Codice”, mentre
“nelle more, come previsto dall’art. 253,
comma 1-quinquies del D.lgs. 163/06, continua a trovare applicazione la
disciplina di cui all’art.19 della L.109/94”.
Roma Metropolitane NON avrebbe quindi potuto procedere –come ha invece
fatto- ad affidare congiuntamente per la tratta Conca d’Oro-Jonio, sia
progettazione definitiva ed esecutiva dell’opera, come rileva la stessa AVCP,
che ha giudicato “non condivisibili… le
argomentazioni fornite dalla stazione appaltante..alla luce di un esame della
documentazione fornita”.
L’affidamento con procedura negoziata della progettazione
definitiva, di quella esecutiva e della realizzazione dei lavori non trova
infatti supporto giuridico nell’ordinamento nazionale (essendo consentito solo
per i rapporti di tipo concessorio), che finalizza la distinzione tra il
soggetto incaricato dell’attività progettuale da quello affidatario della
realizzazione delle opere, con netta separazione delle due attività, a garanzia
dei principi di trasparenza, economicità e libera concorrenza (principi che, evidentemente,
in questo caso non sono stati garantiti).
Avrebbero pertanto dovuto trovare applicazione le
disposizioni normative rinvenibili nell’art. 19 della legge 109/94, che limita
la possibilità di affidamento congiunto di esecuzione dei lavori e progettazione.
In conclusione della suddetta deliberazione n.
31/2011 il Consiglio dell’AVCP ha
ritenuto “non condivisibile il richiamo,
in sede di approvazione del progetto esecutivo, alle disposizioni di cui
all’art.11 del D.M. 145/2000, con le relative conseguenze in termini economici
di tale riferimento”, ed ha parimenti ritenuto che “le modalità di affidamento dei lavori di prolungamento della linea B1
(tratta Conca d’Oro-Ionio) non siano del tutto rispondenti al dettato normativo”,
ed ha infine trasmesso la deliberazione al Sindaco del Comune di Roma e alla
stazione appaltante Roma Metropolitane s.r.l., affinché comunicassero eventuali
valutazioni di loro competenza, “nel
termine di 30 giorni dalla ricezione della presente deliberazione”, il che
per quanto noto non risulta sia avvenuto.
L’AVCP, dichiarando che le giustificazioni fornite da Roma
Metropolitane non sono state ritenute condivisibili, ha inequivocabilmente censurato
la procedura seguita da Comune di Roma e RomaMetropolitane nella vicenda, con atto
che implica la riforma del procedimento così censurato, oltre alle connesse
conseguenze in sede amministrativa, contabile, ed eventualmente penale.
Derivano inoltre da ciò valutazioni di opportunità in merito
alla possibilità di affidare alle stesse strutture tecniche responsabili di ben
due –chiamiamoli- svarioni procedurali così evidenti, le delicate procedure attuative
di ogni ulteriore intervento lungo la stessa tratta.
2. GLI ASPETTI TRASPORTISTICI
2.1. Criticità funzionale (errore
progettuale della biforcazione di Piazza Bologna)
La Linea B
e quella B1 sono affette dalla grave penalizzazione della biforcazione di
Piazza Bologna.
Come noto, tale
penalizzazione inficerà la capacità di trasporto di entrambe le linee, ma
soprattutto quella della B1, giacché la
B serve la stazione romana dell’Alta Velocità e pertanto si
cercherà con ogni probabilità di favorire il traffico su quest’ultima rispetto
alla prima.
E’ ovviamente inapplicabile quanto Roma Metropolitane
dichiara tramite la valutazione costi benefici proposta nel progetto di
prolungamento e quanto poi i tecnici dell’Assessorato ripetono nel documento
con le risposte ad alcune questioni poste recentemente in alcuni incontri, e
cioè che a regime la potenzialità massima della linea B possa essere di 2
minuti sulla tratta principale e di 4 minuti sulle diramazioni.
Il Comune di Roma non ha la disponibilità economica per
realizzare una simile soluzione, considerato che a tutt’oggi i 15 treni di cui
era stato deliberato l’acquisto per la tratta B1 NON sono stati ordinati per
carenza di risorse finanziarie (si noti che il termine per la consegna di
questi treni dopo ordine dovrebbe essere di circa 2 anni ! Pertanto in fase
iniziale di esercizio le due linee B e B1 dovranno dividersi i 18 treni
attualmente in servizio lungo la sola linea B, con quali conseguenze è facile
intuire !).
Occorrerebbe in proposito almeno raddoppiare l'attuale
dotazione di materiale rotabile, implementando con la marcia automatica quello
stesso materiale rotabile e gli impianti fissi di regolazione del traffico. Implementare la marcia automatica sul rotabile implica infatti
necessariamente un notevole impegno nell’implementazione dei sistemi di terra,
cosa assolutamente inattuabile in questo momento storico viste le attuali
risorse economiche.
Considerato che il Comune di Roma non ha disponibilità di
risorse, e che per questo motivo è fermo in comune il suddetto ordine per
l’acquisto dei 15 treni, lo stesso Comune di Roma dovrebbe spiegare alla
cittadinanza, ed ai suoi comitati ed associazioni, come pensa di procurarsi le
risorse necessarie per raddoppiare la dotazione di materiale rotabile e per
implementare gli impianti fissi di tutta la Linea B, e soprattutto perché si stia dando così
tanto da fare per avviare il prolungamento Metro B1 Jonio-Bufalotta quando
mancano le risorse finanziare necessarie finanche per garantire il corretto ed
utile inizio d’ esercizio della linea B1 sino a Conca d’Oro e poi Jonio !
Senza contare poi che ad oggi non vi è nemmeno la disponibilità
dei fondi per il completamento della Linea C e la Linea D (che avrebbe
costituito una diramazione di notevole bacino di utenza) è destinata a rimanere
un sogno nel cassetto.
Anche facendo un “ragionamento per assurdo” ipotizziamo che
il Comune di Roma possa trovare le risorse necessarie.
In questo caso interviene un secondo motivo ostativo, di
ordine tecnico, legato alle perturbazioni che si verificano
inevitabilmente in fase di esercizio.
Con frequenze dell'ordine dei 2 minuti basterebbe infatti una
perturbazione minima (ritardo di un treno, piccolo inconveniente tecnico,
eventuali incidenti, ec.) in qualsiasi punto della linea, per "mandare
tutto a pallino”; ed andrebbe tutto a pallino anche nel caso di linea a marcia
automatica! Tanto è vero che al mondo non risulta esistere neanche una linea a
marcia automatica con diramazioni.
Al fine di rendere
efficiente il servizio offerto dalla Linea B1 sarebbe pertanto opportuno
inserire nella progettazione del prolungamento anche lo studio per la
preventiva o quanto meno contemporanea eliminazione della biforcazione di
piazza Bologna, realizzando invece un attestamento di corrispondenza tra le due
linee.
Si potrebbe in
proposito valutare la possibilità di rendere la stazione Bologna di
corrispondenza tra la linea B e la linea B1al fine di renderla come la Stazione Magliana
o come quella di San Paolo Basilica (che sono di corrispondenza tra la Linea B e la Linea Roma-Lido),
o di attestare la Linea B1
alla stazione Tiburtina, scelta tecnica che configurerebbe una ben
migliore sede di corrispondenza.
In tal modo il prolungamento
della Linea B1 sarebbe una linea a se stante e dalla separazione trarrebbe
giovamento il servizio su entrambe le linee.
Per chiudere
questo argomento e comprendere l’importanza di un attestamento della B1 presso
la stazione Tiburtina, basti pensare che nessuno ardirebbe oggi proporre di
realizzare la corrispondenza tra le Linee A e B presso le stazioni Repubblica,
Vittorio, Cavour o Castro Pretorio, perché è intuitivo che la più idonea sede
della corrispondenza è rappresentata dalla stazione Termini.
2.2. Tratta Jonio-Bufalotta
Lo studio
trasportistico contenuto nel progetto (elaborato PRC.01.B5TUPXXXPRDH001A - Studio trasportistico) evidenzia che si prevede di realizzare un’infrastruttura
di dimensioni eccessive rispetto alla domanda di trasporto alla quale si vuole
far fronte.
I documenti
progettuali riconoscono esplicitamente che il beneficio apportato dall’opera, a
livello locale, è marginale. L’analisi costi benefici mostra addirittura che il
programma di esercizio della linea prevede una portata massima di 9.330
pass./h, con una frequenza di un treno ogni otto minuti.
Per dimostrare che
l’opera apporta un qualche beneficio i progettisti hanno dovuto creare ad arte
le “fonti di utenza”, come il parcheggio in corrispondenza della stazione
Mosca, l’attestamento del TPL proveniente da fuori Roma, e l’attrazione di
utenza dal G.R.A.
Nonostante gli sforzi per giustificare la spesa, sia lo studio
trasportistico che l’analisi costi benefici non fanno perciò che dimostrare
quanto sia fallimentare l’ipotesi di
prolungare un’infrastruttura dalle dimensioni di una metropolitana pesante che
dovrebbe invece avere una capacità di trasporto inferiore a quella di un Tram.
E non viene certo in aiuto di Roma
Metropolitane il recente documento presentato in sede di assemblea del 20
ottobre 2011 da parte dei tecnici dell’Assessorato, il quale, per giustificare
il costo di circa 153 milioni di Euro/Km, media i costi delle metropolitane
citate “dimenticandosi volutamente” di sommare anche i costi delle linee M4 ed
M5 di Milano, che sono realizzate con un “vero project financing” (ma purtroppo
per loro, la dimenticanza risulta subito evidente perché, con 150 metri di banchine, la B1 non può avere un costo pari a
quello medio di linee dotate di manufatti di stazione molto più piccoli).
Oltre tutto il Comune di Roma deve far fronte
già oggi a debiti di 70 milioni di Euro l’anno per spese pregresse, ed il
Sindaco Alemanno dovrebbe quindi spiegare alla sua cittadinanza come pensa di
procurarsi gli ulteriori 87,2 milioni di Euro annui “aggiuntivi” che, secondo
gli elaborati progettuali presentati, dovrebbero essere necessari per gestire
la nuova linea Metro B1. Appare in proposito evidente, considerata la recente
carenza di cassa del comune stesso, il
serio pericolo di mandare l’Amministrazione in default!
Il progetto non appare dunque sostenibile, e
deve essere ridimensionato conformemente alle reali esigenze di mobilità del
territorio come testimoniate dalla stessa documentazione prodotta da parte di
Roma Metropolitane.
Ciò anche in considerazione del fatto che -a
causa della mancanza di fondi pubblici- per trovare le risorse necessarie a
realizzare un’infrastruttura “ipertrofica” si dovrebbe ricorrere addirittura ad
una molto discutibile “ipoteca sullo sfruttamento di cubature” (per carità, non
chiamiamola “project financing”; caso mai “project baratto”), con ulteriore
consumo di territorio e soprattutto aggravio di carico urbanistico su aree che
sono già al collasso di viabilità e vivibilità.
In merito a quanto infine risultante dallo svolgimento dell'assemblea dello o scorso 20 ottobre emergono in evidenza alcune dichiarazioni di uno degli ingegneri presenti ad illustrare l’opera, Ing. Fuschiotto:
· Non è stato elaborato un vero e proprio modello per determinare la domanda di trasporto, ma è stato individuato un “bacino d’utenza”;
· il numero di passeggeri presso la stazione Mosca è stato calcolato prevedendovi abbastanza impropriamente, e probabilmente con calcolo sovradimensionato, il parcheggio e gli attestamenti delle linee del TPL che provengono da fuori il G.R.A.;
· sul perché si sia abbandonata la linea verso Monte Cervialto, dove (al contrario di Mosca) l’utenza c’è, lo stesso Fuschiotto ha affermato che quella zona è già servita da un sistema di trasporto pubblico soddisfacente, dichiarazione fatta oggetto di ferme contestazioni da parte dei presenti.
Lo stesso Fuschiotto, alla domanda di una persona che faceva presente che sarebbe stato meglio evitare l’ingresso di un flusso di traffico all’interno del G.R.A. (semplicemente prevedendo quegli attestamenti nella stazione di Cinquina), ha risposto che “esiste una regola generale” secondo la quale il carico di una metropolitana non può essere affidato allo scambio modale con il TPL proveniente da fuori Roma. Il carico risulterebbe infatti “drogato”, perché risentirebbe della pendolarità, con picchi all’inizio e alla fine della giornata lavorativa. Tale risposta potrebbe essere utilizzata però anche per ridurre sostanzialmente l’afflusso di passeggeri presso la stazione Mosca, in quanto se tale regola deve essere valida, lo deve essere sempre, anche in questo controverso caso.
3. ANALISI PUNTUALE DEGLI ELABORATI - PROBLEMI TECNICI DI DETTAGLIO
3.1 Premessa
Preliminarmente si rileva che tutti gli elaborati trasmessi hanno quale
data di riferimento ultima quella del 16.07.2010.
Inoltre si evidenzia che gli elaborati riportano fanno ancora riferimento
al progetto antecedente le modifiche introdotte a seguito dello stralcio del cd
Deposito Mosca, che risulta a tutt’oggi presente in progetto, nonostante le
dichiarazioni dell’assessore Aurigemma e dello stesso sindaco Alemanno al CDQ
Antamoro sulla sua eliminazione ; la documentazione progettuale di sintesi
pubblicata sul sito di Roma Capitale in data 02.09.2011, come indicato nella
nota del 5 ottobre 2011 prot. 32343, non consente di effettuare valutazioni di
dettaglio.
Si evidenzia inoltre che il progetto consegnato risulta INCOMPLETO, in
quanto non sono stati trasmessi elaborati inerenti “Rilievi e Indagini” che,
relativamente agli aspetti geologici ed alle interferenze con i sottoservizi
costituiscono elemento di notevole rilievo (le informazioni nelle relazioni
geologiche sono di massima).
Non è stato neanche fornito l’elaborato PRC.01.B5TUPXXXPREA001A Calcolo sommario della spesa e quadro economico
che risulta di fondamentale importanza in quanto non si ha alcuna
evidenza degli aspetti economico programmatici con particolare riferimento alle
cd valorizzazioni immobiliari che dovrebbero costituire il finanziamento
dell’opera. In particolare non si ha evidenza delle reali volumetrie previste
dalle nuove valorizzazioni, della loro ubicazione nelle aree previste (tale
aspetto viene poi riaffrontato nell’analisi dei singoli elementi nodali
dell’opera) del controvalore di tali opere, del grado di copertura economica
dell’intera opera ne del crono programma realizzativo delle predette
valorizzazioni.
L’elaborato PRC.01.B5TUPXXXPRDH001A
Studio trasportistico che risulta di notevole interesse per la comprensione
delle scelte progettuali di tracciato, era infine presente solo in un CD, come
è stato possibile appurare con gravissimo ritardo, tanto che la maggior parte
degli aventi diritto non ha potuto prenderne visione.
PRC.01.B5TUPXXXPDGX003A
Corografia dell'intervento su aerofotogrammetria
3.2 Considerazioni
generali sul tracciato
L’attuale tracciato di progetto prevede la realizzazioni di 2 stazioni di
fermata ed una di capolinea. La stazione Vigne Nuove è situata a distanza
ridotta dalla stazione Jonio (circa 800 m) mentre le stazioni Mosca e Bufalotta
risultano posizionate quasi baricentricamente rispetto al polo commerciale di
Porta di Roma, nessuna delle due stazioni risultando direttamente funzionale al
polo commerciale.
La fermata Mosca risulta inoltre poco connessa con l’area Bufalotta
mentre la fermata Bufalotta risulta troppo distante dall’area Serpentara-Colle
Salario.
Sarebbero opportune una traslazione verso Nord della fermata Mosca (per
consentire un collegamento diretto mediante sottopasso con il Polo commerciale
di Porta di Roma), ovvero ad un suo spostamento verso via della Bufalotta,
ed una traslazione verso Nord-Ovest
anche della fermata Bufalotta, così da renderla più funzionale anche per la
zona di Colle Salario.
Un avvicinamento della fermata Bufalotta al GRA consentirebbe mediante un
ulteriore parcheggio di scambio ed un uscita adeguata dal raccordo l’accesso
diretto al sistema metropolitano senza utilizzare la viabilità interna
adiacente al polo commerciale già oggi
spesso congestionata.
Si deve inoltre evidenziare che il vecchio tracciato di progetto (quello
denominato soluzione Obiettivo) risultava maggiormente bilanciato rispetto alle
esigenze territoriali tra tutti quelli proposti; infatti tale progetto poteva
raccogliere un vasto bacino di utenza della zona nuovo Salario (costituendo
così un’integrazione al collegamento FR1) consentendo anche la realizzazione di
un piccolo nodo di scambio nell’area Via MonteCervialto subito dopo Piazza
Vimercati (dove già oggi si attestano diverse linee ATAC primarie). Consentiva
di accogliere un vasto bacino di utenza dell’area Serpentara e, tramite la
fermata Bufalotta accogliere analogamente al progetto attuale tutto il bacino
di utenza Bufalotta, Vigne Nuove, Porta di Roma.
Le motivazioni addotte nel paragrafo 9.3 della Relazione SIA (elaborato PRC.01.B5TUPXXXPRAX100A SIA –
Relazione) non sembrano fornire indicazioni utili a confermare l’attuale
scelta progettuale; in particolare si fa riferimento alla necessità di
realizzare nuove infrastrutture viarie necessarie per la “soluzione obiettivo”
(uscita GRA, adeguamento viadotto presidenti) non necessarie nella soluzione
attuale; nella soluzione attuale è comunque condizione necessaria la
realizzazione della “bretella est del sistema intermedio” prevista dal NPRG
(funzionale al nodo di scambio Mosca) la cui effettiva realizzazione allo stato
attuale appare dubbia se non utopistica.
Di tale collegamento viario infatti, a più riprese indicato come
fondamentale negli elaborati progettuali, non si ha traccia né dal punto di
vista autorizzativo, né tanto meno dal punto di vista progettuale.
In questo modo il nodo di scambio Moca appare isolato e non
sufficientemente connesso con la viabilità adiacente e con un bacino di utenza
molto ridotto, tenuto altresì conto della viabilità esistente di accesso.
Inoltre l’utilizzo degli attuali svincoli GRA Bufalotta impone enormi
flussi veicolari in un’area già sufficientemente congestionata. La
realizzazione di un’uscita dedicata dal GRA (sfruttando l’attuale bretella
dell’uscita Bufalotta) appare (in entrambe le soluzioni progettuali) la miglior
soluzione tecnico - economica.
Il tutto, nella nuova soluzione progettuale, sembra in realtà
esclusivamente funzionale alle cd valorizzazioni immobiliari che oltretutto
allo stato attuale, pur costituendo elemento fondamentale per il finanziamento
dell’opera, non sono minimamente quantificate e localizzate!.
Si conferma quindi la preferenza della originaria soluzione obiettivo.
Ciononostante si forniscono alcune indicazioni di massima nell’ipotesi in cui
si dia corso all’esecuzione dell’attuale progetto.
3.3 Considerazioni
di dettaglio sugli elaborati progettuali
Come già detto nella planimetria è ancora riportato il deposito Mosca.
Non è pertanto possibile fornire valutazioni definitive circa l’assetto del
nuovo progetto. Non vi è pertanto evidenza di se e come sono previsti
collegamenti con il futuro deposito Casal Monastero.
Non si ha alcuna evidenza di quali siano i flussi di percorrenze da e per
i previsti depositi a servizio della linea B1 in caso di necessità.
Sono indicati due pozzi di estrazione TMB alle pk 2+605 e 3+833; non si
comprende la presenza del pozzo intermedio alla pk 2+605; si ritiene che
quest’ultimo sia un pozzo di ventilazione (come riportato in altri elaborati
progettuali) e che sia indicato erroneamente come “pozzo estrazione TBM” nel
presente elaborato progettuale.
PRC.01.B5TUPXXXPRNX001A Cronoprogramma di
massima delle fasi attuative
In relazione a
quanto evidenziato nel Cronoprogramma di massima è necessario anticipare quanto
più possibile (compatibilmente con le fasi di cantierizzazione) le opere viarie
a servizio della linea, anticipando (ove possibile, vedi caso stazione Vigne
Nuove) la realizzazione dei parcheggi.
Il cronoprogramma dovrebbe essere stato predisposto tenendo conto dello
scavo simultaneo di due TBM in direzioni opposte con calata dalla stazione
Mosca e direzione Jonio la prima e Bufalotta la seconda. Non si hanno elementi
sufficienti per poter valutare la bontà di tale scelta costruttiva e
soprattutto non si hanno elementi per poter capire la preferenza di tale scelta
rispetto allo scavo con TBM unica, in quanto, sulla base della documentazione
disponibile, non è possibile condurre un’analisi costi benefici in termini
economico temporali.
PRC.01.B5TUPP02PDVX001A Planimetria dei
nuovi interventi e adeguamento viabilità esistente
Il quadro della viabilità di progetto deve essere oggetto di attenta
analisi. Le analisi di dettaglio della viabilità in corrispondenza delle
fermate è riportato nell’esame dei singoli interventi (nelle osservazioni che
seguono si fa riferimento a quanto indicato nel documento PRC.01.B5TUPXXXPRGX005A - Relazione illustrativa e tecnica).
PRC.01.B5TUPVNUPDOA002A - Piante e sezioni 1
VIGNE NUOVE
Nei documenti progettuali non viene fatta alcuna menzione delle cd
valorizzazioni immobiliari (volumetrie, disposizioni ecc); nei documenti
inerenti la cantierizzazione si fa riferimento a due fasi esecutive che
prevedono:
“1°fase – realizzazione della stazione, del
nuovo mercato, del parcheggio di scambio e degli accessi ad esso dedicati, e
degli edifici oggetto di valorizzazione. In questa fase il mercato di
Valmelaina esistente può continuare la sua attività quotidiana; i mezzi di cantiere
potranno accedere sia da via G. Conti sia da via C. Iacobini secondo la
viabilità ordinaria.
2°fase – spostamento del mercato nel nuovo
edificio realizzato nella 1° fase; completamento delle opere di prima fase e
sistemazioni superficiali. Le attività del mercato potranno essere sospese solo
nel periodo del trasferimento nel nuovo edificio”.
Negli elaborati non si ha traccia dell’edificio relativo al nuovo
mercato. Non è chiara quale sia la sua ubicazione e quale sia la sua
dimensione. Inoltre non è previsto alcun parcheggio a servizio esclusivo del
mercato; durante le fasi realizzative della stazione verrebbe inoltre eliminato
il parcheggio esistente a servizio del mercato con notevoli ripercussioni sulla
circolazione nella zona.
E’ necessario studiare percorsi di cantiere alternativi che non impattino
con via Conti e le aree del mercato soprattutto nelle ore di maggior afflusso;
pertanto si nutrono forti dubbi sulla funzionalità dell’attuale mercato nel
corso dei lavori, considerata la pesante cantierizzazione dell’area.
Nei documenti progettuali viene presentata Via Conti come viabilità con
tre corsie per senso di marcia; le corsie considerati i parcheggi esistenti
sono ridotte ad una per senso di marcia. E’ necessario prevedere il riassetto
della viabilità.
Quanto all’accesso al parcheggio la relazione tecnica recita: “Il nuovo parcheggio in struttura ubicato su
Via Giovanni Conti, in adiacenza della stazione, beneficerebbe dell’ottimo
collegamento con le vicine rampe del “viadotto dei Presidenti”. Altrettanto
funzionale allo scopo risulterebbero le direttrici afferenti a Via di Monte
Cervialto.”
In realtà l’unico accesso alla
stazione e soprattutto al parcheggio avvengono da Via Conti in modo
unidirezionale (solo provenendo da Vigne Nuove direzione Monte Cervialto).
Inoltre il progetto prevede solamente “due
accessi (alla stazione) dal livello della piazza”. E’ assolutamente
necessario prevedere:
- accesso al parcheggio ed alla stazione da via Iacobini con contestuale attestazione di linee autobus sulla via medesima: in questo modo si eviterebbe l’afflusso provenienza Nuovo Salario/Monte Cervialto che sarebbe costretto ad accedere a Via Conti impegnano il già critico incrocio Conti/Cervialto/Curzolane/Val Melaina.
- Prevedere una rotatoria in corrispondenza dell’ingresso parcheggio su via Conti all’altezza di via De Curtis; si avrebbero così tre direttrici di accesso prioritario al parcheggio (una per senso di marcia da via Conti e una da via De Curtis) (con la situazione di progetto è necessario percorrere l’intera via Conti fino alla rotatoria con Vigne Nuove e tornare indietro per poter accedere al parcheggio).
La stazione Vigne nuove risulta quella più critica dal punto di vista
realizzativo considerate le caratteristiche geomorfologiche della zona (elevato
dislivello di quota tra via Conti e via Iacobini, presenza di falda
relativamente superficiale, nonché vicinanza di ricettori sensibili (polveri e
rumori); in proposito deve essere assolutamente approfondito lo studio di
impatto di cantierizzazione nei ricettori sensibili.
PRC.01.B5TUPMOSPDOA003A - Planimetria di
inquadramento - Mosca
Come già precedentemente sottolineato nei documenti progettuali non viene
fatta alcuna menzione delle cd valorizzazioni immobiliari (volumetrie,
disposizioni ecc); viene ancora indicato il deposito Mosca.
Relativamente a questo nodo va preliminarmente evidenziato che la
relazione tecnica recita: “In questa
ottica, occorre evidenziare che l’ubicazione del “nodo di scambio” della
stazione Mosca ha tenuto conto soprattutto della realizzazione della nuova
infrastruttura stradale di scorrimento prevista dal PRG tra la rotatoria
esistente di Piazzale Giulietta Masina ed il “viadotto dei Presidenti”. In
ragione di tale nuova infrastruttura stradale, infatti, la posizione del “nodo
di scambio” si troverebbe in diretto collegamento con il nuovo svincolo del GRA
realizzato in concomitanza con l’urbanizzazione della nuova centralità di
Bufalotta. I flussi di veicoli privati provenienti dall’esterno dal GRA, da
entrambe le direzioni e dall’autostrada risulterebbero, in questo nuovo
scenario, facilmente convogliati verso il nodo di scambio”.
Tale collegamento viario risulta pertanto condizione necessaria affinché
si proceda alla realizzazione di questo nodo; sarebbe quanto meno necessario
che sia realizzato il tronchino di collegamento con il viadotto dei Presidenti.
Altra condizione necessaria è il completamento di via Zavattini ed il
collegamento con la nuova viabilità. Al fine di non gravare ulteriormente sulla
già congestionata via di Settebagni sarebbe necessario prevedere un adeguamento
(raddoppio) di via della Bufalotta al fine di consentire un accesso senza
transitare (per chi proviene da Bufalotta-Cinquina-Casal Boccone) per via di
Settebagni e per il polo commerciale di Porta di Roma nonché per chi proviene
da via della Bufalotta da via Fucini, via Bracco.
Il parcheggio di scambio appare adeguato; sarebbe però preferibile
ridurre il numero di posti (riducendo l’elevazione dell’edificio) ed assegnare
un adeguato numero di posti ad un altrettanto capiente parcheggio di scambio in
adiacenza alla fermata Bufalotta. L’accesso al parcheggio di scambio Mosca
infatti può avvenire principalmente (anche e soprattutto per chi proviene dal
GRA) attraverso il polo commerciale di Porta di Roma che in alcune ore cruciali
del giorno risulta già congestionato. E’ necessario prevedere una viabilità di
accesso che sia quanto più esterna alle viabilità ordinarie (la situazione
ottimale si sarebbe raggiunta con un grande parcheggio di scambio adiacente il
GRA con accesso diretto dal GRA).
Le ridotte coperture in adiacenze della fermata Mosca impongono
un’attenta analisi degli edifici in adiacenza a piazza Flaiano.
L’attuale stazione si trova ad oltre 500 metri dal polo
commerciale Porta di Roma e non risulta direttamente collegato a quest’ultimo;
è necessario prevedere un percorso adeguato protetto (possibilmente coperto)
per collegare direttamente queste due strutture o in alternativa prevederne il
collegamento con la stazione Buafalotta.
PRC.01.B5TUPBUFPDOA006A - Planimetria di
inquadramento Bufalotta
La scelta progettuale di utilizzare la fermata Mosca come nodo di scambio
appare condivisibile solo a condizione che sia realizzata la viabilità prevista
dal NPRG e che siano adeguate le viabilità adiacenti, già pesantemente gravate
dal traffico allo stato attuale.
In tale contesto la stazione Bufalotta riveste un ruolo di capolinea
quasi secondario. Non sono infatti previsti parcheggi di scambio, ne aree
capolinea bus sufficientemente capienti, scelta che non appare in alcun modo
comprensibile considerata altresì la vasta espansione urbanistica a cui deve
essere ancora soggetta l’area.
Considerati gli ampi spazi disponibili liberi, sarebbe necessario
valutare l’opportunità di ripartire il parcheggio di scambio Mosca anche su
Bufalotta, decongestionando l’area adiacente Vigne Nuove, Bufalotta, Via Conti,
e consentendo l’accesso alla fermata Bufalotta con viabilità diretta dal GRA ed
evitando l’ingresso di notevoli flussi veicolari all’interno della viabilità
ordinaria della zona.
Devono comunque essere previste delle zone di parcheggio più ampie (allo
stato attuale non ve ne è traccia) e prevedere delle aree di sosta Bus. In
alternativa al collegamento pedonale stazione Mosca-Porta di Roma deve essere
previsto un collegamento diretto Bufalotta- Porta di Roma.
PRC.01.B5TUPXXXCRDV002A - Indagine
vegetazionale ai sensi del DGR 2649/99
Le considerazioni sono ovviamente quelle previste per il livello di
dettaglio dell’attuale progettazione e dovranno essere riverificate negli step
progettuali successivi.
Quanto alle mitigazioni e compensazioni in fase di cantiere si ritiene
comunque opportuno estendere ove possibile la tecnologia di recinzione
LivingWall anche alla stazione Vigne Nuove prevedendo adeguate strutture
fonoassorbenti in adiacenze delle unità abitative.
Le considerazioni relative alle mitigazioni post operam non possono che
rimandare a future valutazioni quando si disporrà di un livello di progetto più
approfondito, tenuto altresì conto che gli attuali elaborati prevedono ancora
il deposito Mosca e tutte le annesse mitigazioni.
4. OSSERVAZIONI SUL PROCEDIMENTO PARTECIPATIVO
4.1 Mancanza di possibili alternative nel
procedimento partecipativo
La prima osservazione preliminare riguarda l’oggetto e il percorso
partecipativo.
Pur dando atto all’Amministrazione comunale di Roma di aver portato alla
discussione dei cittadini il Progetto Integrato di prolungamento della metro B1
Jonio-Bufalotta, deve anzitutto sottolinearsi, contrariamente a quanto
dichiarato dall’assessore Aurigemma in occasione dell’assemblea partecipativa del 27-09-2011, che trattasi di
ottemperanza peraltro ad una precisa disposizione di legge, in quanto l'art.1
comma 3 dell'Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n.3543/06 recita
testualmente che è fatta "salva
l'applicazione dell'art. 11 del decreto del Presidente della Repubblica n. 327
del 2001",che a sua volta riporta che "restano in vigore le disposizioni vigenti che regolano le modalità di
partecipazione del proprietario dell'area e di altri interessati nelle
fasi di adozione e di approvazione degli strumenti urbanistici", fra le quali disposizioni vigenti sulla partecipazione deve essere compreso il 'Regolamento per l'attivazione del
processo di partecipazione dei cittadini alle scelte di trasformazione urbana' allegato alla Delibera del Consiglio Comunale n.57 del 2 marzo 2006;
fasi di adozione e di approvazione degli strumenti urbanistici", fra le quali disposizioni vigenti sulla partecipazione deve essere compreso il 'Regolamento per l'attivazione del
processo di partecipazione dei cittadini alle scelte di trasformazione urbana' allegato alla Delibera del Consiglio Comunale n.57 del 2 marzo 2006;
Si deve subito osservare che non è anzitutto chiaro l’oggetto della
partecipazione, e che risulta discutibile lo stesso percorso partecipativo come
definito dal comune di Roma.
Si tratta, infatti, di un “pacchetto chiuso”, di un progetto già definito
e dove alcune scelte fondamentali sono state date già per maturate.
Non è, infatti, ad esempio, in discussione nessuna modalità alternativa
di trasporto pubblico.
La realizzazione di una linea
“tram veloce di superficie” potrebbe essere invece una soluzione interessante,
di minor impatto, con una potenzialità di servizio più capillare, con costi molto
minori che permetterebbero (al confronto dei costi della metropolitana nel
sottosuolo) di realizzare anche due distinti tratti lungo la stessa direttrice
(direttrice Cervialto – Serpentara – Fidene e direttrice Vigne Nuove –
Bufalotta).
Allo stesso modo, non sono stati portati in discussione gli studi di fattibilità
che mettevano a confronto possibili alternative, e che avrebbero permesso un
ragionamento più ampio sulle scelte di assetto complessivo. La partecipazione
non può essere sviluppata a valle della definizione dei progetti (su cui quindi
è ben difficile incidere, se non marginalmente), ma a monte, nel momento in cui
si definiscono gli indirizzi fondamentali.
Nonostante i tentativi di allargare le riflessioni sul progetto
integrato, la discussione è stata riportata sistematicamente sulla sola questione
del tracciato e sugli aspetti trasportistici tecnici, mentre non è stato
minimante permesso di affrontare questioni di carattere urbanistico o relative
ai finanziamenti del progetto.
Non risulta chiaro quindi quale sia il carattere “integrato” del progetto
e di che cosa si stia esattamente discutendo: se del “progetto integrato” nel
suo complesso o se della sola questione del tracciato-
Si deve infine osservare che la discussione sul progetto definito
“integrato” ha riguardato e sta ancora riguardando essenzialmente i soli
cittadini del IV Municipio di Roma, pur trattandosi di un progetto di valenza
cittadina, con ricadute su tutta la città di Roma, anche per quanto riguarda le
possibili fonti di finanziamento, ad esempio ambito di riserva per il Social
Housing ubicati in altri municipi della città.
4.2 Procedura partecipativa da attivare sin
dalla scelta tecnologica
Sottolineato che appare antieconomico utilizzare la
tecnologia della Linea B per quella B1, con carico di passeggeri molto inferiore,
e che occorrerebbe separare in sede di
esercizio la linea B dalla linea B1, occorre anzitutto consentire in sede di
procedimento partecipativo un adeguato approfondimento sulla tecnologia da
adottare, considerata la fortissima disparità di costi, che viene a tradursi
nel caso di metro pesante in una molto maggiore ricaduta sul territorio di
edilizia compensativa.
La soluzione più idonea anche per l’utilizzo
della stessa galleria già scavata lungo la tratta può prevedere l’utilizzazione
di vetture di dimensioni, composizioni e costi minori, proporzionali all’effettiva
domanda di trasporto alla quale devono far fronte.
I manufatti della
tratta di cui si sta ultimando la realizzazione (quella da Bologna a Jonio)
hanno infatti dimensioni tali da poter contenere agevolmente tali nuove vetture
e quindi il servizio verrebbe garantito agevolmente, senza soluzione di
continuità
La stessa
progettazione del prolungamento della Linea B1 ne risulterebbe notevolmente
agevolata. Una tecnologia innovativa e meno invasiva, caratterizzata da minori
ingombri, oltre a minori costi di realizzazione, comporterebbe infatti anche
minori impatti sulle preesistenze.
Una tale nuova
linea, caratterizzata da costi inferiori, potrebbe inoltre essere realizzata
con un “vero project financing”. L’Impresa costruttrice potrebbe
infatti realisticamente pensare di far fronte ai costi esecutivi con gli
introiti di una gestione del servizio (ipotesi neanche lontanamente
realizzabile con una metropolitana costosa come la quella della Linea B, sia dal
punto di vista costruttivo che gestionale).
I vantaggi di una tale soluzione si ripercuoterebbero in modo
benefico non solo sulla “tasche dei Cittadini” (le risorse pubbliche non
verrebbero depauperate da investimenti fallimentari), sul Verde (che
non verrebbe cementificato), sulla Collettività (che beneficerebbe di un sistema
di trasporto meno invasivo e più efficiente), ma soprattutto sul
Bilancio Comunale (del quale si eviterebbe un sicuro default).
4.3 Mancanza nel procedimento partecipativo
delle informazioni necessarie in merito
a aspetti economico-finanziari ed
urbanistici
E’ bene chiarire sin da subito, poi, che fanno parte integrante del
progetto di prolungamento della metro B1 anche gli aspetti economico-finanziari
e quelli urbanistici, che non possono
essere demandati ad un successivo momento decisionale, in quanto influiscono
decisamente sia sulle scelte delle modalità e delle scelte tecniche
trasportistiche, sia sul tracciato e le aree interessate, sia sulla fattibilità
del progetto nel suo insieme, sia sull’analisi costi-benefici che viene
riportata nel progetto.
Da questo punto di vista, bisogna subito osservare criticamente che
l’analisi costi-benefici è assolutamente falsata
perché non prende in considerazione tutte le implicazioni urbane, tutti i
soggetti interessati, e tutti i valori economici e finanziari toccati dal
progetto.
Non risulta chiaro l’iter di
approvazione del progetto stesso (gli atti formali, tempi e scadenze, i
soggetti coinvolti) e quali siano i passaggi successivi, e non è parimenti
chiaro come si possa procedere alla discussione di un progetto in mancanza delle
necessarie e a tutt’oggi non precisamente individuate fonti di finanziamento,
al cui proposito non si comprende come
si sia potuto procedere ad espropri).
5. GLI ASPETTI URBANISTICI
L’illustrazione e la documentazione disponibile del progetto di
prolungamento della metro B ha evidenziato prevalentemente, come già detto, se
non esclusivamente gli aspetti di carattere trasportistico e il problema dei
tracciati.
Non ha evidenziato invece, in nessun modo, gli interventi insediativi e
le implicazioni urbanistiche (valorizzazioni immobiliari, servizi, carichi
urbanistici, eventuali compensazioni, ecc.).
E’ bene ricordare che non si tratta
soltanto di un progetto infrastrutturale, ma anche di un progetto urbanistico,
per le implicazioni sull’assetto urbano, sia dirette (sul territorio del IV
Municipio) che indirette (su tutta la città), se si tiene conto che per la
realizzazione del prolungamento della metro B sono necessarie valorizzazioni
immobiliari che riguardano tutto il territorio del Comune di Roma.
Siamo di fronte a un problema
urbanistico, non solo infrastrutturale.
In particolare:
- Non ci sono
indicazioni chiare su cosa verrà realizzato nei 23.000 mq di aree disponibili
all’altezza della stazione Vigne Nuove.
- Si è detto che
si utilizzerà un indice di 0,6 mq/mq e che si potrà realizzare sia residenziale
che commerciale. Non ci sono indicazioni relativamente a: quanta cubatura
corrisponda; quale sarà la percentuale di residenziale e quale di commerciale; e
soprattutto quale tipo di attività commerciali sono previste o saranno consentite
(grande distribuzione, …).
- Poiché è noto
che l’introduzione di nuove attività commerciali soprattutto legate alla grande
distribuzione deprime le attività esistenti, non è chiaro se le attività
commerciali previste o consentite entreranno in conflitto con il mercato
esistente.
- Non ci sono
indicazioni su cosa andrà realizzato nei 120.000 mq di aree disponibili in corrispondenza
della stazione Mosca, né quante cubature sono previste, né se si utilizzeranno
gli stessi indici e destinazioni d’uso della stazione Vigne Nuove.
- Il nuovo
tracciato previsto risulta spesso (soprattutto in corrispondenza della stazione
Mosca) più lontano dalle aree più densamente abitate già esistenti. In molti
casi gli abitanti sarebbero obbligati ad utilizzare l’auto per raggiungere la
stazione della metropolitana. E’ chiaro che questa localizzazione è più mirata
alla valorizzazione di nuove aree edificabili. Sarebbe più logico, anche al
fine di servire più popolazione e di giustificare l’opera e la relativa spesa,
spostare il tracciato (o tornare a quello precedente) in maniera tale che vengano
servite prioritariamente le aree più densamente abitate esistenti. A maggior
ragione se dovessimo accettare il fatto, come ha affermato l’assessore Aurigemma,
che i finanziamenti verranno ricavati dalle valorizzazioni delle aree di
riserva collocate in altre zone della città.
- Non ci sono
indicazioni su quale sia l’aumento della popolazione previsto nel settore
urbano e nelle aree più direttamente interessate, né quale carico urbanistico
ci si debba aspettare, né quali siano i servizi e le attrezzature previste
(comprese le aree verdi).
- Infine, il
prolungamento a Cinquina sarebbe più ragionevole per ridurre gli impatti del
traffico e dei parcheggi, specie sull’uscita Bufalotta del GRA, a rischio
collasso in presenza di un ulteriore e orte traffico veicolare aggiuntivo
diretto al capolinea della linea, sostanzialmente ubicato a Parco delle Sabine.
Si tratta di aspetti che non possono essere rimandati a momenti
decisionali successivi in quanto determinanti al fine della definizione e
dell’accettabilità del progetto.
6. NECESSITA’ DI TRASPARENZA SU FINANZIAMENTI ED ASPETTI
ECONOMICO-FINANZIARI.
Il progetto integrato non chiarisce quali e come saranno reperiti i
finanziamenti richiesti e necessari per la realizzazione del progetto.
L’ordinanza n. 387 del 15 luglio 2011 del Sindaco di Roma Capitale –
Commissario delegato ai sensi dell’ordinanza del Presidente del Consiglio dei
Ministri n. 3543 del 26 settembre 2006 stabilisce ed approva l’importo
complessivo di € 650.943.000,00. Approva altresì il piano finanziario
pluriennale di spesa che prevede la copertura dell’importo complessivo con €
1.943.000,00 di fondi pubblici e € 649.000.000,00 di fondi privati.
Al punto 11 ordina che “la quota di
finanziamento, pari ad € 649.000.000,00, necessaria per la realizzazione
dell’opera, è reperita ai sensi dell’art. 53, comma 6 del decreto legislativo
12 aprile 2006, n. 163, con beni suscettibili di valutazione economica, da
individuare con successiva ordinanza”.
L’assessore Aurigemma ha affermato che i finanziamenti richiesti
deriveranno dalla valorizzazione di aree di riserva urbanizzate a prescindere
dalla metro B1 e collocate in altre aree della città, e solo in parte nel IV
Municipio.
Da tutto questo si deduce che l’opera non ha copertura finanziaria. E quindi è poco chiaro come si possa
procedere nell’iter di approvazione e di realizzazione.
Di conseguenza, emergono alcune
osservazioni critiche:
- E’ necessario conoscere il quadro economico
e finanziario complessivo del progetto e le modalità con cui si intende
reperire i fondi necessari alla realizzazione dell’opera. Tale quadro
economico e finanziario fa parte integrante del progetto di prolungamento della
metro B1, e non può essere demandato ad una successiva fase del processo
decisionale. Altrimenti si tratta di cattiva amministrazione e si rischia di
incorrere in fasi successive in problemi gravosi per l’Amministrazione (indebitamento
insostenibile; soprattutto in questa fase storica di crisi economico –
finanziaria, a valere soprattutto sugli enti locali).
Il progetto di prolungamento della metro B1 non può essere valutato se
non anche considerando gli aspetti economico-finanziari (e quindi finché
mancano queste informazioni il percorso partecipativo è falsato), anche perché le
modalità di reperimento dei fondi necessari che sembrano profilarsi (vendita di
beni pubblici o, più probabilmente, valorizzazione immobiliare di aree a favore
di privati) hanno pesanti implicazioni dal punto di vista urbanistico e di
assetto complessivo della città, e quindi possono incidere pesantemente sulla
valutazione del progetto.
Considerazioni sulla necessità di limitare l’importo complessivo, per
esempio, potrebbe spingere a scelte infrastrutturali di minor costo (tram
veloce di superficie su corsia preferenziale).
- Non vi è
chiarezza se eventualmente verrà seguita la procedura del project financing. Se i finanziamenti fossero raccolti nelle
modalità definite dall’assessore in effetti non sarebbe chiaro a cosa
servirebbe il project financing.
Poiché le entrate legate alla gestione del servizio pubblico non sono
sufficienti né a coprire i costi di esercizio, né tanto meno i costi di
realizzazione, il privato non sarà interessato a rischiare nell’impresa ed il
pubblico sarà obbligato a coprire interamente i costi previsti, nelle modalità
da definire e sinora non chiarite.
I finanziamenti reperibili attraverso la valorizzazione delle aree di
riserva saranno reperibili solo dopo lungo tempo e con quantità non
completamente definibili a priori.
Anche perché le aree devono essere di proprietà pubblica, non destinate a
servizi ed attrezzature, ecc., e molte di queste sono già destinate all’housing
sociale.
Non è chiaro come il progetto venga avviato prima di ottenere realmente
tali fondi e se il Comune procede ad un indebitamento,
e come sia possibile farlo in questa
situazione di crisi economica globale e di dissesto finanziario del Comune di
Roma.
Insomma, non è chiaro quale sia la copertura finanziaria del progetto e
in che modalità viene definita.
7. BILANCIO DELL’INTERESSE PUBBLICO E DELL’INTERESSE PRIVATO
Il progetto di prolungamento della metro B1 ed il finanziamento necessario
per sostenerlo hanno implicazioni per tutta la città e
devono essere ben valutati in termini di bilancio
dell’interesse pubblico e dell’interesse privato, o anche più banalmente in
termini di un’analisi costi-benefici più adeguata e più approfondita di quella
tracciata (che non considera gli effetti del reperimento dei fondi sull’assetto
della città, sull’espansione della città e la richiesta di servizi ed
attrezzature connesse, sui nuovi carichi urbanistici implicati, sulle
condizioni di vita di altri abitanti, ecc.).
Quindi:
-
Nel
progetto integrato, non è chiarito quante
e quali siano le cubature necessarie per raggiungere i finanziamenti richiesti
(tenendo conto che tali finanziamenti saranno recuperati presumibilmente
attraverso gli introiti dei differenti oneri
concessori e contributi di miglioria delle urbanizzazioni e delle
edificazioni), né in quali aree della
città andranno a collocarsi.
-
Non è
chiaro il valore delle aree che saranno coinvolte, che percentuale di prelievo
sulla rendita il Comune riuscirà a realizzare (e in che modi) per raggiungere i
finanziamenti previsti, e se sarà ritenuto sufficiente dal punto di vista
dell’interesse pubblico.
-
Non è
chiaro che tipo di oneri concessori e contributi di miglioria costituiranno gli
introiti per i finanziamenti previsti.
-
Ma
soprattutto, dato che gli oneri concessori (e i contributi di miglioria) sono
normalmente utilizzati per la realizzazione di urbanizzazioni primarie e
secondarie e la riqualificazione delle aree urbane, nel momento in cui ne vengono
sottratte alcune percentuali anche consistenti, non è definito e non è chiarito come
verranno realizzate le attrezzature e i servizi in quelle zone dove avviene la
valorizzazione immobiliare delle aree di riserva. In poche parole, un
beneficio presunto per una parte della città si può trasformare in un danno in
altre parti della città o comunque comportare uno sviluppo della città
disequilibrato e disarmonico.
8. ANALISI COSTI-BENEFICI
A fronte di una situazione del genere ancora più sconcertante appare
l’analisi costi-benefici nella documentazione consegnata.
Dalla tabella di sintesi si evince che gli automobilisti utilizzano la
metro B1 e guadagnano tempo, per un totale di ben 139, 6 milioni di euro
all’anno.
Ogni anno il comune dal canto suo deve spendere per il funzionamento
della tratta (non è chiaro se l’intera B1, o solo il prolungamento
Jonio-Bufalotta) la bella cifra di 87 milioni di euro.
Ecco come si ottiene in progetto il bilancio costi-benefici: da un calcolo del genere il comune di Roma desume
infatti il suo guadagno, che sarebbe di 52 milioni, ossia la differenza.
Peccato che i 139,6 milioni di euro sono in ore di tempo, mentre gli 87
milioni sono bei soldini che il comune stesso dovrà prevedere nei suoi bilanci
in questo periodo di dolorosi tagli.
Infine una considerazione che riportata in progetto appare francamente
sconcertante: i benefici di un intervento così costoso nel più generale sistema
della mobilità appaiono marginali, e sono loro a dirlo.
TUTTO CIÒ PREMESSO:
i sottoscritti Comitati di
Quartiere ed associazioni della cittadinanza del Municipio IV
·
CONSIDERATO
che l’intero progetto della tratta B1, sia per quanto riguarda l’originario
tratto Bologna-Conca d’Oro e sua immediata variante già in sede di
progettazione esecutiva (con illegittima applicazione dell’art. 11 DM
145/2000), che per quello successivamente aggiunto di Conca d’Oro-Jonio
(affidamento alla stessa A.T.I, con illegittima applicazione dell’art. 53 comma
2 del D. Lgs. 162/2006 e ss.mm.ii., di cui non è prevista possibilità di deroga
in OPCM n. 3543 del 26.9.2006), risulta affetto da rilevanti irregolarità ed
illegittimità, dettagliatamente segnalate dell’Autorità di Vigilanza sui
Contratti Pubblici, che ha indirizzato con deliberazione n. 31/2011 al comune
di Roma e a Roma-Metropolitane una precisa richiesta di informazioni e
giustificazioni nel merito, a tutt’oggi non riscontrata;
·
CONSIDERATO in proposito che, anche in
considerazione della gravissima carenza attuale di risorse finanziare, resta ancora da verificare se la ripartizione
al 50% e 50% fra amministrazione ed ATI affidataria dei lavori, a seguito di
variante in sede di progettazione esecutiva, sia stata legittima, e se non vi
sia la possibilità per il comune di Roma di recuperare , in questo momento di drammatiche
ristrettezze economiche, preziose risorse da eventualmente destinare ad
ulteriori esigenze di mobilità pubblica, considerato che l’art.140, comma 3 del
D.P.R. 554/1999, stabilisce che -nell’appalto integrato quale è quello della
Metro B1- il progetto esecutivo non può prevedere alcuna variazione alla
qualità e alla quantità delle lavorazioni previste nel relativo progetto
definitivo;
·
CONSIDERATO che sullo stesso progetto di
prolungamento della Metro B1 Jonio-Bufalotta ha addirittura aperto con nota 4
ottobre 2011 prot. 0000 una procedura di verifica la stessa Autorità di
Vigilanza sui Contratti Pubblici, a seguito di due esposti a quell’ufficio
indirizzati in data 19 aprile 2011 da parte di Rete Romana di Mutuo
Soccorso-Comitato di quartiere Salviamo Talenti- Comitato di quartiere
Serpentara, ed in data 30 maggio 2011 da parte del Comitato di quartiere
Valmelaina;
·
CONSIDERATA anche la drammatica carenza di
risorse finanziarie, per cui non è stato a tutt’oggi possibile procedere
all’ordine di acquisto dei nuovi 15 treni previsti per la linea B1, tanto che
per l’esercizio delle due diramazioni B e B1 sarà necessario utilizzare per un
primo periodo di esercizio, di durata a tutt’oggi imprecisabile, i 18 treni
attualmente in servizio sulla sola linea B, carenza destinata ad aggravarsi
fortemente con il 2012, quando andranno in scadenza i prestiti previsti per la
realizzazione delle linee Metro B e C;
·
CONSIDERATO ancora che l’analisi costi-benefici
proposta in progetto evidenzia per il programma di esercizio della linea una
portata massima di soli 9.330 passeggeri/ora, tanto che, per documentare un
qualche qualche beneficio, i progettisti hanno dovuto creare ad arte le “fonti
di utenza”, come il parcheggio in corrispondenza della stazione Mosca,
l’attestamento del TPL proveniente da fuori Roma, e l’attrazione di utenza dal
G.R.A.;
·
CONSIDERATO ancora che dalla documentazione
fornita dal Comune risulta che la metro B1, una volta realizzata per intero
all’elevatissimo costo sopra evidenziato, porterebbe un beneficio alla città in
termini di spostamento modale verso il trasporto pubblico molto ridotto, ossia
di solo 1,5%, dato che dallo stesso comune di Roma viene ritenuto molto modesto
questo dato, composto in particolare da uno 0,6 per la tratta Bologna-Jonio e da
uno 0,9 per la tratta Jonio-Bufalotta, dati che sembrano suggerire una
insoddisfacente accuratezza dello studio portato all’esame, in quanto
normalmente l'incidenza risulta maggiore nelle tratte più centrali rispetto a
quelle più periferiche, e qui succede invece il contrario;
·
CONSIDERATO ancora che neanche il documento
presentato in sede di assemblea del 20 ottobre 2011 da parte dei tecnici
dell’Assessorato riesce a giustificare l’esagerato costo di circa 153 milioni
di Euro/Km della linea, in quanto, nel mediare i costi delle metropolitane
citate, evita di sommare anche i costi delle linee M4 ed M5 di Milano,
realizzate queste con un “vero project financing”, omissione che risulta
evidente perché, con 150
metri di banchine, la B1 non può avere un costo pari a quello medio di
linee dotate di manufatti di stazione molto più piccoli;
·
CONSIDERATO ancora che la costruzione della
linea con il progetto all’esame comporterebbe per il comune di Roma, che deve già oggi far fronte già a
debiti di 70 milioni di Euro l’anno per spese pregresse, ad ulteriori 87,2
milioni di Euro annui “aggiuntivi” che, dovrebbero essere necessari secondo gli
elaborati progettuali presentati per gestire la nuova linea Metro B1, onere che
appare a giudizio degli scriventi insostenibile sia sul breve che a maggior
ragione sul medio e lungo periodo;
·
CONSIDERATO ancora che, per le motivazioni sopra
evidenziate, la linea Metro B1 pesante che si vuole realizzare appare del tutto
ipertrofica rispetto alle esigenze trasportistiche a cui si dichiara di voler con essa far
fronte, oltre che insostenibile per il comune di Roma a motivo di oneri per far
fronte ai quali sarebbe necessario fare ricorso ad ulteriore indebitamento,
salvo ricavarli da ulteriori tagli nel già martoriato bilancio comunale e
conseguentemente nei servizi forniti alla cittadinanza;
·
CONSIDERATO ancora che dall’esame puntuale degli
elaborati emergono una serie di carenze progettuali, sopra meglio e
dettagliatamente evidenziate, particolarmente per quanto riguarda:
- rapporti
insoddisfacenti fra ubicazione delle stazioni e connessi ambiti d’utenza
(Mosca/bacino Bufalotta; Bufalotta/Serpentara-Colle Salario);
- previsione
di attestamento del capolinea all’interno e NON all’esterno del G.R.A., che
caricherebbe di ulteriore enorme traffico veicolare in entrata ed uscita
un’uscita del G.R.A. stesso –quella Bufalotta- che appare già oggi,
particolarmente in taluni momenti della giornata, al limite delle sue
potenzialità operative ed a rischio di possibile collasso, con evidenti
possibili conseguenze sulla viabilità dell’intero quadrante nord della città;
- previsioni
di riorganizzazione della viabilità in sede di realizzazione lavori (es. elab.:
PRC.01.B5TUPVNUPDOA002A - Piante e sezioni 1 VIGNE NUOVE), che appaiono del
tutto irrealistiche, tanto da lasciar supporre un sostanziale collasso del
traffico in parte delle aree interessate dai lavori per lunghi periodi;
- funzionamento
e ricollocazione del Mercato Valmelaina, a tutt’oggi previsto in progetto
nonostante le dichiarazioni di segno diverso dell’assessore Aurigemma, per il
quale risulterebbe impossibile la prosecuzione dell’attività nelle fasi iniziali di realizzazione della
tratta, mentre non risultano indicati né nuova sede né modalità ed oneri per sua
ricollocazione;
·
CONSIDERATO ancora che è risultata praticamente
inesistente nel processo informativo in corso l’informazione in merito agli
aspetti economico-finanziari e quelli urbanistici, che non possono essere
demandati ad un successivo momento decisionale, in quanto influiscono decisamente
sia sulle scelte delle modalità e delle scelte tecniche trasportistiche, sia
sul tracciato e le aree interessate, sia sulla fattibilità del progetto nel suo
insieme, sia sull’analisi costi-benefici che viene riportata nel progetto;
·
CONSIDERATO ancora che il progetto di
prolungamento della metro B1 ed il finanziamento necessario per sostenerlo
presentano implicazioni per l’intera
città di Roma, e devono essere ben
valutati in termini di bilancio dell’interesse pubblico e dell’interesse
privato, o anche più banalmente in termini di un’analisi costi-benefici più
adeguata e più approfondita di quella resa possibile dalla documentazione ad
oggi resa disponibile, che non considera
gli effetti del reperimento dei fondi sull’assetto della città, sull’espansione
della città stessa, e la richiesta di servizi ed attrezzature connesse, sui
nuovi carichi urbanistici implicati, e sulle condizioni di vita di altri
abitanti;
·
CONSIDERATO ancora che nel progetto integrato,
non è chiarito quante e quali siano le cubature necessarie per raggiungere i
finanziamenti richiesti (tenendo conto che tali finanziamenti saranno
recuperati presumibilmente attraverso gli introiti dei differenti oneri
concessori e contributi di miglioria delle urbanizzazioni e delle
edificazioni), né in quali aree della città vadano a collocarsi, che non è
stato chiarito il valore delle aree che saranno coinvolte, quale sia la percentuale di prelievo sulla rendita che il
Comune riuscirà a realizzare (e in che modi) per raggiungere i finanziamenti
previsti, e se sarà ritenuto sufficiente dal punto di vista dell’interesse
pubblico, e che tipo di oneri concessori e contributi di miglioria possano
costituire gli introiti per i finanziamenti previsti;
·
CONSIDERATO ancora, in merito alla definizione
da parte del comune di Roma del progetto all’esame come variante urbanistica
adottata con strumento commissariale con riferimento alla ordinanza PCM
3543/2006 riguardante l'argomento dell'emergenza traffico e la facoltà
commissariale di derogare alle regole vigenti tra cui in particolare la legge
urbanistica del 1942 così come aggiornata e tuttora vigente), che il tracciato
dell'opera proposta in variante non è destinato al servizio di popolazione
servizi e attività già insediate
(com’era il tracciato originario previsto dal PRG), ma è destinato a promuovere
nuove urbanizzazioni., obiettivo che NON si configura come volto a fronteggiare
emergenze e NON giustifica pertanto interventi commissariali come configurati
nella citata OPCM 3543/2006, NON giustificando in particolare la
deroga alla ordinaria legislazione urbanistica che prevede tra l’altro
formali procedimenti partecipativi (pubblicazione-osservazioni-controdeduzioni);
·
CONSIDERATO ancora non è definito e non è
chiarito come verranno realizzate le attrezzature e i servizi in quelle zone
dove avviene la valorizzazione immobiliare, nel momento in cui vengono
sottratte percentuali anche consistenti di oneri concessori (e contributi di
miglioria) normalmente utilizzati per la realizzazione di urbanizzazioni primarie
e secondarie e riqualificazione delle
relative aree urbane;
·
CONSIDERATO
ancora che nel processo partecipativo NON è stata proposta alla cittadinanza
alcuna alternativa al costosissimo ed impattante progetto di metro pesante che
Comune di Roma e società Roma Metropolitane vorrebbero mandare avanti,
nonostante i gravi problemi per l’attivazione del tratto di linea Bologna-Conca
d’Oro-Jonio, e nonostante i fortissimi costi, soluzione alternativa che
potrebbe consistere nella realizzazione di una linea “tram veloce di
superficie”, di minor impatto, con
potenzialità di servizio più capillare, e soprattutto costi molto minori;
·
CONSIDERATO
ancora che l’ordinanza n. 387 del 15 luglio 2011 del Sindaco di Roma Capitale –
Commissario delegato ai sensi dell’ordinanza del Presidente del Consiglio dei
Ministri n. 3543 del 26 settembre 2006, nell’approvare il progetto integrato
dell’opera all’esame (importo complessivo e € 650.943.000,00) e relativo piano
finanziario pluriennale di spesa, con
copertura dell’importo complessivo derivante per € 1.943.000,00 da fondi pubblici e per euro € 649.000.000,00 da fondi privati, al punto
11 ordina che “la quota di finanziamento, pari ad € 649.000.000,00, necessaria
per la realizzazione dell’opera, è reperita ai sensi dell’art. 53, comma 6 del
decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, con beni suscettibili di
valutazione economica, da individuare con successiva ordinanza”, e dunque
risulta a tutt’oggi prova di reale effettiva copertura economica, risultando
quindi non possibile ai sensi di legge dare avvio a procedimento di gara ed
adempimenti connessi;
·
CONSIDERATO
infine che tale mancanza di copertura finanziaria è stata confermata dalle
dichiarazioni dell’assessore Aurigemma in sede di assemblea partecipativa del
27 settembre 2011, quando ha affermato che i finanziamenti richiesti
deriveranno dalla valorizzazione di aree di riserva urbanizzate a prescindere
dalla metro B1 e collocate in altre aree della città, e solo in parte nel IV
Municipio;
RICHIEDONO FORMALMENTE:
che il Comune ritiri subito il Progetto presentato, e che si apra subito
una terza fase di “progettazione partecipata”, nel rispetto di quanto previsto
anche dal Regolamento della Partecipazione approvato dal Comune di Roma, al
fine di procedere ad una più ampia valutazione delle esigenze di mobilità di
questa parte della città, e delle possibili alternative ad una scelta di
metropolitana pesante che, particolarmente in questo momento di drammatiche
ristrettezze finanziarie, appare costosissima, non supportata dai necessari
dati trasportistici, ed a gravissimo rischio di drammatico peggioramento della
qualità della vita e della viabilità nelle aree interessate, che sono state
travolte negli anni passati da milioni di metri cubi di nuova edilizia residenziale,
e non sarebbero in grado di sopportare l’ulteriore enorme aggravio che dovrebbe
essere previsto per finanziare un’opera così costosa.
Fanno presente, in caso di mancato positivo riscontro a valutazioni che
appaiono supportate da inequivocabili dati trasportistici, urbanistici, ed
economici, di essere disponibili a ricorrere in tutte le sedi necessarie al
fine di garantire che le nuove strutture destinate a garantire la migliore
mobilità nel Municipio IV vengano realizzate nell’esclusivo interesse pubblico della cittadinanza di
Roma.
Roma, li 30 ottobre 2011
Comitato di
quartiere Serpentara
Rete Romana Mutuo
Soccorso
Comitato di
Quartiere salviamo Talenti
Comitato di
quartiere Città giardino - Cimone
Comitato di Quartiere-Amici del Parco delle
valli
Comitato di
quartiere Val melaina
Comitato di
quartiere parco Sannazzaro
Comitato di
quartiere Casale Nei
Comitato di
quartiere porta di Roma
Associazione
diritti dei pedoni ADP
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