di
Aldo Pirone
- 10 aprile 2014
Pare
che dentro al PD romano fra
le tante baruffe in corso
una, certamente la più
importante, riguardi la
politica urbanistica. Lo
scontro investe l’assessore
all’Urbanistica Caudo che
continua a non essere
simpatico ai costruttori e
ai politici di destra e di
sinistra che ne fanno le
veci dentro l’assemblea di
Roma Capitale.
Nei
giorni scorsi di questo
complesso
cementizio-finanziario si
sono fatti portatori i
soliti house organ della
carta stampata, “Il
Messaggero” del tycoon
Caltagirone e “Il Tempo” del
patron Bonifaci, con
articoli che oltre a
rappresentare il forte
malumore dei loro padroni
invitavano esplicitamente a
dare il benservito al povero
assessore-professore non
prono ai loro desiderata.
Da
parte sua l’assessore Caudo
cerca di portare avanti la
sua ardita scommessa
strategica: non consumare
suolo attraverso la
cosiddetta “rigenerazione
urbana”. In sostanza si
tratta, se non intendemmo
male le sue intenzioni fin
dall’inizio, di piegare le
previsioni cubatorie del PRG
costringendole ad allocarsi
là dove c’è già la città
consolidata o da
ristrutturare con i suoi
servizi se non proprio
adeguati almeno non
inesistenti. Ma questa
strategia basata sul non
toccare le previsioni
edificatorie del PRG, se non
in aumento ovviamente come
sta già succedendo con
l’adozione delle varianti
sulla densificazione dei
Piani di zona 167, alla
prova dei fatti non regge e
rischia di essere travolta.
Per cui sull’assessore
incombe il pericolo ogni
giorno di essere stritolato,
stretto com’è fra le
pressioni sempre più
perentorie dei costruttori e
questa contraddizione fra le
sue buone intenzioni e la
dura realtà dei fatti
previsti da un PRG
veltroniano redatto sulla
base neoliberista della
sovranità assoluta del
mercato.
L’avvento
di Marino in Campidoglio,
con il suo approccio un po’
marziano, all’inizio ha
certamente scombussolato i
“poteri forti” di questa
città aprendo qualche varco
e accendendo non poche
speranze. Ma la sensazione
in questi primi mesi di
governo è che la cosiddetta
“luna di miele” con la
cittadinanza, se mai c’è
stata, è ormai tramontata. E
ciò anche per il peso di
un’eredità finanziaria
disastrosa unita alle
diverse gaffe di una non
brillante performance su
varie questioni: dal governo
delle Municipalizzate ai
disastri annunciati dal
maltempo, che oltre agli
allagamenti hanno ridotto le
strade a tanti campi da
golf, nonché a quello
incombente dei rifiuti. E
tramontata da tempo. E che i
varchi aperti vanno
chiudendosi sotto la ferrea
regola dei rapporti di
forza. “Se fur cacciati, ei
tornar d’ogni parte”, e
oggi, i “poteri forti” della
speculazione, chiedono la
loro shakespeariana libra,
si fa per dire, di cemento.
Un
primo segnale di questo
rancoroso ritorno è già
venuto dall’opposizione al
nuovo schema di Convenzione
urbanistica che l’assessore
Caudo stava preparando per
introdurre il sacrosanto
principio che prima, o in
contemporanea alle
abitazioni, si fanno le
opere di urbanizzazione
primaria (strade, reti
idriche e fognanti,
illuminazione, gas, telefono
ecc.) e secondarie (scuole,
verde e servizi in genere)
in modo che non succeda più
quel che è sempre successo:
le case in lande desolate e
senza servizi. I costruttori
del tutto ostici a questi
vincoli di civiltà percepiti
come terribili “forche
caudi(a)ne” hanno trovato,
il 19 dicembre scorso, un
compiacente sostegno
bipartisan in commissione
urbanistica capitolina
presieduta dal PD Stampete
per prorogare di un altro
anno lo schema di
convenzione in vigore varato
da Corsini-Alemanno, il
70/2011, del tutto prono
agli interessi dei
“palazzinari”.
Quindi,
durante il calvario
caudiano, si è aperto uno
scontro con la Regione Lazio
di Zingaretti che non
intende modificare a fondo,
come sarebbe necessario, il
famigerato “Piano casa”
della giunta Polverini
altrimenti detto il “Piano
delle cavallette cubatorie”
per il cemento a gogò che
produce a cascata su tutto
il territorio, comprese le
aree dove non c’è, come ha
osservato
l’assessore-professore
Caudo, l’oggetto già
costruito da ampliare.
Il
1 aprile scorso poi, in una
commissione urbanistica
convocata a tambur battente
presenti i costruttori di
Acer, Legacoop e Federlazio
l’assessore Caudo è stato
contestato anche per le
convenzioni sui Piani di
zona per l’edilizia
agevolata. I costruttori
bianchi e “rossi” hanno
lamentato i tempi biblici
dell’intera manovra edilizia
volta, secondo loro, a
produrre 5.000 alloggi in 28
mesi.
I
desiderata dei “palazzinari”
sono stati poi
scrupolosamente elencati, ma
anche mimetizzati tra altre
cose giuste, il giorno dopo
in una
mozione in Campidoglio a
firma bipartisan: Coratti,
Bordoni, Caprari, D’Ausilio,
De Palo, Dinoi, Ghera,
Panecaldo, Pedetti,
Pomarici, Quarzo, Stampete,
Tredicine le truppe scelte
dell’assalto cementifero
nell’aula di Giulio Cesare.
Infine,
per completare il quadro,
non si sfugge
all’impressione che sia in
atto nelle segrete stanze il
tentativo di ripescare tutte
o in parte le famose
delibere (circa 64) di
Alemanno che avrebbero dato
ulteriore impulso, anche al
di là delle generose
previsioni del PRG, alla
cementificazione in lungo e
in largo del territorio
dell’urbe.
Come
i lettori ricorderanno fra
queste c’era anche quella
scandalosissima riguardante
la centralità di Romanina
incrementata fino a quasi 2
milioni di mc. con la
scomparsa dell’area pubblica
ristretta dal 60% al 5%.
Ovviamente, almeno speriamo,
questa giunta non darà
seguito a quell’obbrobrio
perché il Sindaco Marino e
l’assessore Caudo hanno già
preso impegno in questo
senso, però potrebbe
avverarsene un altro simile
e già accaduto in altre
parti di Roma come in quel
di Bufalotta dove 1 milione
di mc. di uffici direzionali
sono stati cambiati in
residenziale perché gli
uffici non si vendevano.
Mentre invece gli
appartamenti!
Nell’area
di Scarpellini potrebbe
succedere la stessa cosa.
Siccome non si trovano le
funzioni direzionali da
allocare – e che sole ne
farebbero una “centralità” –
allora invece di ripensarla
come sarebbe più corretto in
nome della “rigenerazione
urbana” caudiana e della
contigua vera centralità di
Tor Vergata, ci si arrende
agli appetiti immobiliari e
il 1.129.000 mc. previsti si
convertirebbero con una
magica variante in quasi
tutte abitazioni in un
gigantesco piano di
espansione mattonifero sotto
Frascati. Rispetto
all’obbrobrio di Alemanno
che prevedeva appartamenti
per 1.280.000 mc circa non
cambierebbe granché. La
porcata diventerebbe un cochon
de lait (una
porchetta). Naturalmente a
pagare la maggior parte
delle opere di
infrastrutturazione su ferro
sarebbe sempre il Comune
che, come si sa, non ha un
euro in cassa.
Che
l’aria stia cambiando
evidentemente l’ha fiutato
anche il patron di Romanina,
Sergio Scarpellini, che
intanto continua il suo tour
nel territorio del Municipio
per farsi ben volere o
meglio per far ben volere i
suoi interessi fondiari e
finanziari. Dopo l’utilizzo
dell’8 marzo festa delle
donne per accreditare i suoi
progetti adesso, sempre con
la compiacente ospitalità
dell’”Associazione
Berlinguer”, è riuscito ad
infilarsi anche nelle
celebrazioni per 70° del
rastrellamento nazifascita
del Quadraro fra personalità
di rilievo come Veltroni,
Sposetti e l’ex Presidente
dell’ex X municipio Sandro
Medici.
Nello
scadimento etico della
politica odierna ormai
succede di tutto, anche che
per le cose profane si
utilizzino quelle sacre. A
Torino, nei giorni scorsi,
qualcuno ha pensato bene di
intitolare un hotel a 5
stelle ad Antonio Gramsci
(come tutti sanno noto
albergatore), per cui non è
escluso che si pensi di
intitolarne uno dentro la
centralità di Romanina a
Enrico Berlinguer noto
maitre di sala. Per cui non
sarebbe sorprendente vedere
il simpatico imprenditore
Scarpellini presenziare
anche alle cerimonie del 25
aprile, festa della
Liberazione, e del 1 maggio,
festa dei lavoratori. In
attesa che arrivi qualcuno a
scacciare i mercanti dal
Tempio.
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