venerdì 24 febbraio 2017

Le interessanti proposte alternative di Italia Nostra per il nuovo Stadio della Roma, in un articolo di Maurizio Ceccaioni. Così da EVITARE l'alto rischio che -in caso di esondazione del Tevere- vengano allagati parcheggio ed ingresso dello stadio, INTRAPPOLANDOVI migliaia di persone ! La situazione evolve di ora in ora, ed infine anche Beppe Grillo rionosce che NON è il caso di realizzare l'impianto a Tor di Valle, mentre l'Avvocatura Comunale conferma l'opportunità di annullare in quanto pesantemente ILLEGITTIMA l'originaria delibera di C.C. della giunta Marino del 2014 !

LINK: http://www.di-roma.com/index.php/cronaca/1463-si-allo-stadio-ma-non-li-le-proposte-alternative-di-italia-nostra-dopo-le-polemiche-su-tor-di-valle

C’erano altri terreni ben migliori di Tor di Valle per lo stadio, selezionati dall’advisor di Pallotta. 
Fu scelto però questo, lontano dalla città e dai tifosi, con mille problemi e dubbi per quella “forzatura” del Consiglio comunale a guida Marino (un terreno ricordiamolo del Gruppo Parnasi, in cui lavora come dirigente Valerio Veltroni, a suo tempo molto vicino al fratello sindaco Walter Veltroni..)
Queste alcune delle cose dette nella conferenza stampa di Italia Nostra-Roma, per dire Sì allo stadio, ma No a quel sito vicino al Tevere. Presentato uno studio di fattibilità su aree alternative all’ex ippodromo romano. Nelle stesse ore, l’incontro nella Capitale tra Grillo e Casaleggio col gotha del M5s e per i contrasti nel Movimento sullo stadio. Vista in serata anche Virginia Raggi. Mentre la base elettorale è spaccata, oggi alle 12 presidio sotto il Campidoglio. Lanciata l’ipotesi di un sondaggio tra i romani.

Mentre il gotha del Movimento 5 Stelle s’incontrava nell'hotel Forum con Beppe Grillo e Davide Casaleggio, durante la conferenza stampa di Italia Nostra-Roma arrivava un definitivo “No” allo stadio di Tor di Valle.
L’occasione è stata la presentazione di 5 siti mai presi in considerazione dal presidente dell’As Roma, James Pallotta. Si tratta delle aree di Torre Spaccata (tra Don Bosco e Parco di Centocelle); Collatina vecchia (tra la Roma Aquila e la Palmiro Togliatti); Pietralata (comprensorio ex Sdo); Anagnina (capolinea metro A) e Tor Vergata (terreni Università), a poca distanza dall’incompiuta Città dello sport di Calatrava. Aree cittadine, pubbliche e private, ritenute i «Luoghi più adatti per realizzare veramente un’opera di pubblica utilità, come richiamato impropriamente per Tor di Valle, nella Delibera del Consiglio comunale 132/2014». Tutte aree che, come precisato da Massimo Montebello, ingegnere che si occupa di mobilità, «A differenza di Tor di Valle, sono già bene interconnesse sia a livello di trasporto pubblico che privato».Stanno nell’immensa periferia est di Roma, abitata da oltre un milione di persone. Dimenticata da tutti dopo le elezioni, da riqualificare e valorizzare con servizi nuovi, campi sportivi e attrezzature, aperte anche ai giovani di quei quartieri. Si trovano tra Tiburtina, Collatina, Prenestina, Casilina e Tuscolana, non al centro di Roma. Ma neppure lontano dai tifosi, come quel terreno di Tor di Valle dove nemmeno la signora Maria Sensi, vedova del presidente dell’ultimo scudetto, vorrebbe vedere la sua Roma. Stessa posizione per Alberto Benzoni, ex vice sindaco con Petroselli e Argan, per il quale «Gli stadi si fanno dove stanno i tifosi, non lontano dalla città».

Per l’architetto Ettore Maria Mazzola, «In questi anni i fili della politica romana sono stati in mano a immobiliaristi ben noti». Per cui, «L’attuale giunta, eletta a furor di popolo nella speranza di porre fine al malaffare, dovrebbe far tesoro degli errori del passato e non guardare agli interessi dei burattinai di turno». Perché qui «Non si tratta di rivedere le volumetrie edificabili - prosegue l’architetto -. Non va fatto lì e basta». Un elogio sulle passate posizioni dell’attuale assessore allo Sport, Daniele Frongia, da parte del vice presidente romano di Italia Nostra Oreste Rutigliano. «La nostra posizione è come quella del M5s quando dichiarava: ”Nulla fuori del Prg di Roma”», dice. «Sì agli stadi, ma nell’ambito del tessuto connettivo della città per riqualificare i quartieri».Ma Rutigliano ricorda che «Non esiste un privato che chiede di fare uno stadio e sia lui a decidere dove farlo». Per questo teme un possibile voltafaccia per i condizionamenti dei “poteri forti” sulla giunta Raggi, dato che «Le decisioni fondamentali sull’urbanistica a Roma sono state finora prese direttamente dai costruttori e poi avallate dalla politica». Chiedendo coerenza sulle promesse fatte al M5s, ricorda che «Lo stadio deve portare e non togliere qualcosa alla città». Alla base del progetto c’è il concetto di “Riqualificazione Urbana”, ma nell’area di Tor di Valle la densità abitativa, oggi molto bassa, «Crescerà esponenzialmente solo se si approvasse quel progetto di cattiva urbanistica, con quei grattacieli sbilenchi che farebbero perdere il Dna di Roma e dove lo stadio conterà solo per il 14% del costruito» continua Rutigliano.Il modello usato per le simulazioni sulle aree libere da riqualificare, è stato uno stadio da 60 mila posti come quello londinese di Stamford Bridge, del Chelsea. Al primo posto c’è quella di Torre Spaccata, già individuata a suo tempo anche dalla Cushman & Wakefield, incaricata dalla Roma per trovare l'area giusta per il nuovo stadio. Questa società, leader nel mercato immobiliare mondiale, in cima alla lista presentata al presidente Perrotta, aveva messo quella di 13 ettari sulla Palmiro Togliatti, valutata con indice 87,8. Poi i 67 ettari di Torre Spaccata con 87,2 e in coda con 76,1 c’era l’area di Tor di Valle, poi scelta per lo stadio.«Evidentemente, più che alle aree migliori si è guardato a quelle più redditizie», chiosa un presente. Osservazione puntuale, visto che grazie a quella parola magica che è “pubblica utilità” si porterebbe a casa un enorme aumento di cubatura edilizia fuori Prg nelle aree di Parnasi/Armellini. Un progetto che peraltro, secondo l’arch. Leoni «È carente di tutti i presupposti per fare un project financing, visto che deve essere la pubblica amministrazione a chiederlo e non il privato».La domanda da fare al presidente Pallotta non è capziosa: Come mai nessuna delle aree individuate da Cushman & Wakefield è stata presa in considerazione? Probabilmente, come ironizzava qualcuno, «È apparso più attento al ritorno economico sul mattone che ai veri tifosi romanisti». Quelli che, come il cronista, ricordano con emozione le battaglie eroiche della Roma nello Stadio Testaccio e portano ancora grande affetto per chi prima dei soldi, alla Roma ha dato il cuore, come Dino Viola e Franco Sensi.
Il 50,4% del contestato terreno di Tor di Valle è di Eurnova srl (Parnasi e Perrotta); il 41,6% (che sarà soggetto a esproprio) è riconducibile alla vedova del costruttore Renato Armellini;  l’8% è pubblico. Il primo “studio di fattibilità” fu presentato il 29 maggio 2014. Poi modificato, fu approvato il 22 dicembre 2014 dall’Assemblea capitolina con la Delibera_132. «Terreni sotto inchiesta della magistratura con espropri fatti in maniera arbitraria in danno ai piccoli proprietari confinanti e per la loro vendita, per i quali c’è un procedimento in corso contro quattro persone» dice l’ex giudice Ferdinando Imposimato, che si è messo a disposizione sia per un processo amministrativo che penale. In ballo c’è una procedura fallimentare e la bancarotta della Sais spa, che a inizio 2013 vendette a Eurnova srl il terreno dell’Ippodromo al prezzo di 42 milioni di euro.
Per Imposimato «Non ci sono i presupposti per rivalersi contro il Comune se non si fa lo stadio lì» e ritiene quel ventilato risarcimento milionario in caso di annullamento della delibera, «Una forma di terrorismo verso il Comune mentre si sta decidendo». Ma non solo. Per l’ex giudice «Se si autorizzasse quell’opera, ci sarebbe il rischio concreto di una richiesta di risarcimento danni da parte della Corte dei Conti, come successo per la Metro C». «Mentre aspettiamo ancora il parere di Stato e Regione – dice Mirella Belvisi, vice presidente di Italia Nostra-Roma - chiediamo che il Comune intervenga prima del 3 marzo (conferenza dei servizi, ndr), per dare un segno di discontinuità». Sulla decisione della soprintendente Margherita Eichberg, si augura che non venga rimossa a causa del recente parere sull’Ippodromo, che si teme possa fare la fine del Velodromo olimpico dell’Eur, fatto saltare in aria il 24 luglio 2008 con 120 chili di tritolo (Video).
Da tutti gli interventi è chiaro che la contrarietà non è per lo stadio della Roma, ma per la scelta logistica e le modalità che l’anno accompagnata dalla presentazione del progetto. Ma anche per l’uso di Luciano Spalletti e Francesco Totti a difesa di Tor di Valle, con quell’hasthag su “Twitter”, #Famostostadio. Un messaggio sui social media per incitare quei tifosi che si ritengono più romanisti di chi è contrario alla scelta attuale, di uno stadio che, visti i presupposti non sarà di proprietà dell’As Roma, ma del signor James Pallotta.Ieri sera
Grillo ha incontrato Virginia Raggi e ha annunciando un sondaggio tra i romani, dicendo: «Se si farà lo stadio, lo faranno dei costruttori e non dei palazzinari». Poco convinti, comitati e associazioni che stamattina hanno consegnato a Grillo una lettera uscita da un incontro tenuto lo scorso 13 febbraio, dalle 12 alle 15 terranno un sit-in in piazza Della Madonna Di Loreto (sotto il Campidoglio), mentre una delegazione del Tavolo Tecnico per l’urbanistica del M5s, porterà ufficialmente alla Sindaca, la bozza di “contro delibera” di quella approvata ai tempi di Ignazio Marino. (Maurizio Ceccaioni)

GIA' IL GIORNO DOPO, DAVANTI AI FONDATISSIMI MOTIVI DI ILLEGITTIMITA' DEL PROCEDIMENTO, ADEGUATAMENTE DOCUMENTATI DAL TAVOLO URBANISTICA DEL MOVIMENTO 5 STELLE....
 ...LA POSIZIONE DI GRILLO SI FA BEN DIVERSA:
...ED ACCOGLIE NELLA SOSTANZA I FONDATISSIMI DUBBI DEL TAVOLO URBANISTICA SULL'ILLEGITTIMITA' DELL'ORIGINARIA DELIBERA DI C.C. DELLA GIUNTA MARINO !
 

 

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