PROLUNGAMENTO METRO
B/1: EVITIAMO LE FUGHE IN AVANTI
RICEVIAMO E VOLENTIERI PUBBLICHIAMO:
di Luigi Brienza
.
Il “no” del
Governo Monti alle Olimpiadi a Roma nel 2020 ed il pesante richiamo del
Presidente della Corte dei Conti ai tanti sprechi della pubblica
amministrazione, non ultimo l’aumento incontrollato dei costi per la (parziale)
realizzazione della linea metro “C”, rappresentano elementi di attenta
riflessione se letti anche in chiave di prolungamento della B/1 in direzione Porta di Roma.
Dietro quel “no” che, dopo i tanti rituali
dispiaceri di facciata, ha fatto tirare un sospiro di sollievo ai non pochi
soggetti consapevoli dello stato dell’economia del nostro Paese (oltre che ai
tanti milioni di italiani preoccupati dagli oneri che l’evento avrebbe
comportato) c’è la chiara denuncia dell’ennesimo tentativo da parte dei
professionisti della spesa pubblica “sempre e comunque” di portare a casa il
solito risultato rappresentato dall’arcinota equazione: “pubblicizzare i costi
per privatizzare i profitti”.
La recente ordinanza del Sindaco
Alemanno riguardo il prolungamento della “metro B/1” fino a “Porta di Roma”
pare non faccia tesoro delle indicazioni del Governo nazionale.
Fortunatamente, ma il rilievo
dispiace per le evidenti considerazioni cui induce il provvedimento in
questione, di tipo eslusivamente elettorale, la decisione è priva di futuro
prossimo venturo data l’impraticabilità economica e sociale di poter consentire
la continua cementificazione del
territorio: più che di una carta vincente, siamo in presenza di una cartina di
tornasole taroccata.
In attesa che anche riguardo
l’operazione “Casal Monastero” (metro B/2) vengano forniti elementi di
riscontro certi (a posteriori e, pertanto, maggiormente obiettivi ed
insindacabili) riguardo il controvalore dell’infrastruttura, sarà opportuno
riflettere sulle implicazioni che le procedure fino ad oggi adottate e/o solo
prospettate riverberano sulla nostra città e le sue funzioni.
Il ricorso alle “valorizzazioni
immobiliari” è il primo dei tumori da estirpare o, almeno, dei mali da curare
per poter ragionare di rapporto “costi – benefici” in termini obiettivi.
Lo scambio tra il “suolo” (bene
economico in esaurimento e non riproducibile) ed “infrastrutture per lo
sviluppo” (opere pubbliche ad utilità e costi di gestione fortemente diversificate)
è uno dei “baratti” più difficili da sottoporre ad un’equa valutazione.
E’, allora, il caso di seguire una
serie di suggerimenti comuni a quegli economisti che ragionano in termini di
“politicamente corretto”.
Oltre 600 Ml di euro per poco più di
tre Km è una cifra in assoluto troppo onerosa per poter essere giustificata
anche con il più spudorato piano “costi/benefici”: l’aliquota per stazioni
interrate e silos parcheggi non ha comparazione con la distanza coperta.
(RINGRAZIAMO L. BRIENZA PER AVER RIBADITO UN'OSSERVAZIONE CHE COSTITUISCE UNO DEI CAPISALDI DEL FERMO NO DEL COORDINAMENTO CDQ ALLA CONTESTATISSIMA OPERA !!!)
La determinazione del “valore di
mercato” del suolo edificabile (con tutti i parametri di densità e tipologia,
oltre i costi per le urbanizzazioni) non può essere affidata allo stesso
soggetto attuatore dell’opera.
E’ tempo che in tutte le operazioni
finanziarie del Comune di Roma (anche tramite s.p.a. o “in house”) le
valutazioni del tipo “valorizzazioni immobiliari”, “compensazioni edificatorie”
e , più in generale, di ricorso alla “finanza di progetto” siano affidate a
società di valutazione “indipendenti”, dopo che i progetti (completi di tutte
le parti tecniche ed economiche) hanno ottenuto l’approvazione delle “Autorità ”
di riferimento preposte a tale compito.
Normata e regolarizzata questa
procedura che, non sarebbe male contemplasse una qualche forma di
responsabilità risarcitoria a carico di committente ed appaltatore al pari dei
vari organismi intervenuti nel processo decisionale (rif.: “Legge della città
di Efeso”) rimane, non secondaria, tutta la parte connessa con le procedure di
affidamento dei lavori.
Una rigorosa gara di appalto
pubblico del tipo “integrato” non potrà
essere aggiudicata se i concorrenti idonei all’assegnazione (non solo a
partecipare) non saranno almeno tre/cinque; diversamente si procede a
trattativa privata, con le adeguate garanzie sul piano della trasparenza e
delle possibili conflittualità.
Pur essendo la pratica del
sub-appalto ancora consentita (con limitazioni), non sarebbe male frazionare la
gara per lotti funzionali più ristretti in modo tale da meglio individuare le
tipologie di opere ed ottenere contratti (e ribassi) più vantaggiosi, oltre che
una migliore qualità del prodotto e del controllo dei lavori stessi.
Un ultimo suggerimento, per ora,
riguarda tutta la parte dei controlli, non solo statici ed amministrativi, ma
anche di tutti gli aspetti connessi alla sicurezza.
Oltre a quelli rigorosi e puntuali
legati alle condizioni sul luogo del lavoro per tutte le maetranze impiegate,
non secondari sono quelli conseguenti alle “interferenze” che il cantiere
genera con l’habitat circostante.
Verifiche sui rumori, le polveri e
la staticità dei fabbricati limitrofi devono essere puntuali ed a disposizione
della collettività (in termini comprensibili) e, in particolare affidate a
soggetti o società senza conflitto di interessi con la stazione appaltante ed i
vari appaltatori coinvolti nella realizzazione dell’opera.
Una condivisione di quanto
esposto da parte dei soggetti a vario
titolo preposti a decidere sarebbe opportuna, ovvero un motivato rifiuto: certo
non proseguire sulla strada fino ad oggi intrapresa senza soluzione di
continuità con le giunte “Rutelli – Veltroni” e riconducibile al noto detto “non
disturbate il manovratore”.
PUR NON ESSENDO D'ACCORDO COMUNQUE SUL PROSEGUIMENTO DELL'UTILIZZO DELLE "VALORIZZAZIONI IMMOBILIARI" PER REALIZZARE ALTRE OPERE PUBBLICHE, COMUNQUE QUESTO ARTICOLO PORTA UN SERIO CONTRIBUTO ALLA DISCUSSIONE.
Per il quale ringraziamo cordialmente Luigi Brienza.
TG -Roma Talenti
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