sabato 29 ottobre 2011

Con l’assalto a Trony è morto il commercio a Roma. Cos' si devastano piccolo commercio di prossimità e quartieri, mentre Roma si conferma come sempre più vicina al blocco totale del traffico, come aveva profetizzato nel 2008 per il 2013 Giorgio Biuso nella celebre trasmissione Report "I Re di Roma"

FONTE: http://www.linkiesta.it/trony

Per l’incredibile ressa al centro commerciale Trony di Ponte Milvio si è scherzato e si sono presi in giro i romani. Si è trattato invece del simbolo tragico della fine dei piccoli e medi negozi di prossimità nella capitale. Tra crisi economica e scelte politiche discutibili sopravviveranno solo questi megastore. I dati di Confesercenti parlano chiaro.
 
Una calamità naturale. Ecco, è stato proprio questo. L’inaugurazione del nuovo centro commerciale di Ponte Milvio è stato un avvenimento simile a un’inondazione, a un terremoto. Vigili urbani, circa 250, chiamati di corsa per arginare il fiume di trentamila romani vogliosi si spendere in media (dati ufficiali) 500 euro a testa. Polizia, ambulanze e clienti in fila già dalle 23 della sera precedente con un tempo di percorrenza della fila, che aumentava di ora in ora, di otto ore. Sembrava il concerto di Vasco Rossi a San Siro. Di corsa, driblando scaffali e sprint finale per arraffare quanto rimasto, soffiandolo via dalle mani del vicino arrivato in quel luogo con lo stesso scopo. Una mattinata, perché nel pomeriggio il negozio era già stato completamente svuotato, per comprare beni con un valore commerciale di oltre due milioni di euro.
«C’è crisi, c’è grossa crisi», direbbe Quelo, al secolo conosciuto come Corrado Guzzanti, e questo giustificherebbe l’irrefrenabile impulso all’acquisto che ha portato migliaia di persone a saccheggiare il nuovo megastore sulla riva del Tevere che offriva televisori maxischermo del valore di 450 euro ad appena 99. La notizia e i relativi commenti più disparati hanno scalzato le scalette delle riunioni dei cda anche di importanti aziende, oltreché infestare strade, bar e il sottosuolo. Ma questi romani sono davvero così pazzi? No. La crisi della domanda e la relativa chiusura di numerosi esercizi commerciali testimoniano il successo di campagne promozionali che solo colossi del mercato possono permettersi.
Intanto la Roma delle piccole botteghe, dei commercianti, dei negozi uniproprietari di vestiti e calzature, chiude. Negozi abbandonati, serrande chiuse e cartelli con scritto affittasi. A farne le spese anche i negozi storici della città. Roma come Atene? Anche qui la risposta è negativa ma la paura che la crisi sia stia insinuando può avvicinare i meno esperti. Fortunatamente ancora non è questa la situazione e il panorama finanziario italiano è più florido rispetto a quello greco. Negli ultimi tre anni però, secondo i dati di Confcommercio, in Italia hanno chiuso 180 negozi al giorno. A Roma i dati non sono meno rosei: nel 2009 stavolta è la Confesercenti a dichiarare che nella capitale avevano chiuso seimila esercizi commerciali, nel 2010 circa tremila. Colpa dell’aumento dei canoni di affitto, della contrazione dei consumi e della stagione precedente. Purtroppo anche le prospettive sul 2011 sono allarmanti. Negozianti costretti a rincarare i prezzi, anche del 100% e a caricare la nuova iva, quell’1% in più che le catene magastore possono bloccare perché sarà ricavata da altri servizi al cliente.
Ecco il perché della ressa davanti Ponte Milvio. Necessità di prodotti, scarsi mezzi, pochi soldi. Però i beni acquistati sono stati televisori, iPhone e videogiochi. Resta il dubbio. C’è un altro dato che può aiutarci a riflettere sulla situazione che si respira nell’hinterland economico della Capitale: nel 2010 sono state più di 800 le aziende operanti nell’e-commerce a iscriversi al registro delle imprese del Lazio. Un vero boom che mostrerebbe come le abitudini commerciali stiano cambiando, in tutto il Paese.
La nuova urbanizzazione della città porta con sé probabilmente la risposta a questa domanda: quale dei due volti di Roma si affermerà? Centri commerciali o negozi di prossimità? Tutte le nuove costruzioni, dalle torte di Mezzaroma sulla Bufalotta, alle villette a schiera lungo la cristoforo Colombo, presentano il medesimo modello urbanistico-commerciale. Non c’è più spazio per i piccoli esercizi, largo ai megastore. Più sicurezza nei pagamenti dei canoni mensili, in grado di prendere in affitto più locali, maggiore capacità di fatturazione e soprattutto subito pronti ad offrire tutti i beni di consumo nelle stesso luogo.
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