RICEVIAMO E MOLTO VOLENTIERI PUBBLICHIAMO DA PAOLO ERCOLANI:
FONTE: http://www.eur.roma.it/news.php?news=3312&arch=1
Il processo partecipativo, per i progetti che riguardano la collettività, è imposto dalle leggi della Comunità Europea. Ma, come avrete notato, c'è processo e processo partecipativo.
In Italia il processo partecipativo lo potremmo definire semplicemente una farsa, basta vedere quello che accade nei progetti del prolungamento della Metro B1 oppure, tanto per rimanere nel nostro quartiere, della destinazione d'uso dell'area dell'ex velodromo: i cittadini vengono sì invitati a partecipare al dibattito (uno, massimo due appuntamenti) e poi l'Amministrazione va diritta per la sua strada, senza nemmeno prendere lontanamente in considerazione le proposte avanzate dai cittadini.
Molto diverso è il discorso negli altri Paesi. Guardate cosa accade negli Stati Uniti: a Minneapolis si sta progettando un corridoio di mobilità - il "Central Corridor project" (ne abbiamo già dato notizia il 26 settembre insieme a un sistema di bike sharing definito "da favola" da Tom Rankin) - e lì sì che si sta portando avanti un VERO progetto partecipativo.
Sul sito www.metrocouncil.org vengono date tutte le informazioni sul progetto e vengono elencati i numeri: da settembre 2006 (data di inizio del progetto) più di 25.000 persone hanno partecipato a 1.150 incontri pubblici... roba dell'altro mondo!
E in effetti siamo nell'altro mondo, non solo dal punto di vista geografico, ma anche e soprattutto dal punto di vista politico e sociale.
Una volta si diceva che quello che succedeva in America, nel giro di qualche anno accadeva anche in Italia. Sarà così anche per il processo partecipativo? Noi abbiamo i nostri dubbi...
Nessun commento:
Posta un commento