Alemanno, Campidoglio addio
Potrebbe dimettersi per il Parlamento. A imporglielo sarebbero le forche caudine
della ineleggibilità per i primi cittadini. Se invece cadesse il governo
Monti gli basterebbe congedarsi poche settimane prima.
di GIOVANNA VITALE
È allora che, secondo i bene informati, il primo cittadino potrebbe formalizzare l'addio al Campidoglio e il ritorno sulla ribalta nazionale. A imporglielo sarebbero le forche caudine della ineleggibilità: norme alla mano, i sindaci che intendano concorrere per un seggio da deputato o senatore devono dimettersi almeno 180 giorni prima della data di scadenza del quinquennio di durata della legislatura. Entro il prossimo ottobre, appunto. Dead line che Alemanno potrebbe oltrepassare indenne solo se il governo Monti dovesse incappare in una fine anticipata: in tal caso gli basterebbe congedarsi una manciata di settimane avanti le elezioni. Come fece Veltroni nel 2008. L'ipotesi preferita anche dal suo successore. Il quale teme così tanto la sconfitta, vaticinata da tutti i sondaggi, che ormai non nasconde più a nessuno la sua stanchezza e la voglia di voltar pagina. In privato, almeno, ché in pubblico è tutta un'altra musica.
Se dovesse perdere contro Nicola Zingaretti, infatti, si ritroverebbe a fare il semplice consigliere comunale, per di più d'opposizione: a parte la figuraccia, significherebbe star fermo almeno un anno. Fino al 2014, quando con le Europee potrebbe rientrare in gioco. Tuttavia non proprio da una posizione di primo piano.
Un incubo, per Alemanno. Il quale, consapevole di essere ormai isolato, nel suo partito e fuori, sta cercando disperatamente una exit strategy, una soluzione che gli consenta di lasciare il Campidoglio con onore.
Finora tre gli scenari ipotizzati nel segreto dello studio con vista sui Fori. Primo: la grosse koalition. Se nel 2013, a livello nazionale, si dovesse profilare la medesima situazione di oggi, con i tre maggiori partiti disposti a unirsi per la salvezza del Paese, lo stesso schema potrebbe essere proposto a Roma. Dove, ovviamente, bisognerà individuare un candidato non di parte, capace di fare sintesi, magari un tecnico, che certo non può essere Alemanno. Pronto perciò a sacrificarsi per il bene della città. Anche in questa chiave si spiegherebbe il pressing sul ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri.
Secondo scenario: moderati della capitale unitevi. L'altra esca per uscire dall'impasse sarebbe l'alleanza con il Terzo. Un beau geste al quale Alemanno lavora da mesi. In accordo con Luigi Abete, il presidente di Bnl che muore dalla voglia di fare il sindaco per conto dell'Udc. L'unico problema è che Casini non sarebbe convinto. Preferendogli di gran lunga Luca di Montezemolo: la carta da giocare per spiazzare tutti e provare a vincere. A rivelarlo sarebbe stato lo stesso Alemanno a una cena politica prima di Pasqua.
Terzo scenario: obbligato a ricandidarsi. È il meno gradito. Entro ottobre potrebbero non essere definite né la grosse koalition, né le alleanze del Terzo Polo. In un quadro tanto incerto il sindaco sarà costretto a far spirare il termine delle dimissioni, sperando sulla fine anticipata della legislatura. O in qualche altro miracolo.
(14 aprile 2012)
Nessun commento:
Posta un commento