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"Il
Circolo del PD di Monte Sacro a piazza Monte Baldo è la nuova sede
istituzionale del Comune di Roma" scrivono i consiglieri di opposizione
in III Municipio, mentre il 3 novembre la gente in attesa del sindaco
Marino è già lì dalle 17,30.
Un’ora dopo Ignazio Marino sguscia tra la
folla ed entra in sala col presidente del III Municipio, Paolo
Marchionne e l’assessore all’Ambiente Estella Marino. Il delegato alla
Mobilità, Guido Improta, arriverà dopo
(La sede era piccola, la tanta gente presente accumulata quasi gli uni sugli altri... Ma NON sarebbe stato meglio nella sede del Municipio a piazza Sempione ? - Foto nostra, A.C.)
di Maurizio Ceccaioni
Marino,
voce pacata e cordiale, parla dei «danni trovati» al suo arrivo, una
città con le casse vuote, senza un bilancio previsionale e tagli per 500
milioni di euro. Dice dei libri contabili setacciati dalla Guardia di
Finanza e del buco di 867 milioni trovato, dell’approvazione postuma del
bilancio previsionale 2013.
Il suo mantra è rimettere in ordine la città, a cominciare dal bilancio del 2015 da approvare entro Natale.
«Non
spendere i soldi che non ci sono, è già un grande cambiamento» dice,
mentre i dati scorrono sullo schermo alle spalle. Parla dei «bilanci
confusi fatti sulla spesa storica, con 20.000 voci incontrollabili» e
della revisione dei costi standard di beni e servizi in un solo centro
di costo, che ha portato a economie previste per 250 mln di euro l’anno.
Ma pure a scoperte incredibili. Come il costo dei software dei
computer, oggi 500 euro e ieri 4.080; o la luce per le strade, pagata il
60% in più della media nazionale. Risparmi che potranno essere
investiti anche per l’emergenza abitativa a Roma, facendo 1.072 alloggi
popolari in 18 mesi «contro i 1800 degli ultimi 10 anni».
Un Marino che punta a ristrutturare le 25 società partecipate
«che gridano vendetta», dice. Come Atac Patrimonio, che spendeva
700.000 euro/anno per il solo amministratore delegato. Sul «gigante un
po’ lento» Ama, risponde sulla sporcizia di Roma e la raccolta rifiuti,
ricordando la storia dei 50 anni di sversamenti comunali «in monopolio» a
Malagrotta, i richiami dell’Unione Europea, la procedura comunitaria
d’infrazione e la chiusura a settembre 2013.
«Ho
scoperto un mondo affascinante nel ciclo dei rifiuti», confessa. Punta
al 60% della raccolta differenziata entro il 2016 (ndr: in soli due anni
per questa metropoli così estesa che dentro il Gra potrebbe contenere
sei delle più grandi città italiane?), la fine delle discariche entro il
2017, la realizzazione di un impianto a biogas, coi residui organici e,
una volta a regime, tagliare la tassa sui rifiuti.
Al comitato di Villa Spada, che si era incontrato prima in Municipio con la giunta e il presidente Ama Fortini per la chiusura dell’impianto Tmb Salario, l’assessore Marino (Estella), conferma che avverrà entro il 2015.
Sul
Teatro dell’Opera parla dell’attivo di bilancio nel 2014, dopo i debiti
di 29 milioni dei 5 anni prima, oltre ai 107 mln dati dal Comune. Vuole
più posti a Caracalla e tagliare gli sprechi. Sui licenziamenti dice
che «è insostenibile che ogni famiglia romana paghi 300 euro l’anno per
l’ente e alla prima di Caracalla, si possa far saltare un’opera come la
“Boheme” per uno sciopero, con danno erariale e all’immagine di Roma».
(La sede era piccola, la tanta gente presente accumulata quasi gli uni sugli altri... Ma NON sarebbe stato meglio nella sede del Municipio a piazza Sempione ? - Foto nostra, A.C.)
Il sindaco ne ha pure per la gestione Farmacap (le farmacie comunali),
con quei 24 milioni di euro di debito e un servizio inefficiente. Un
primo cittadino che racconta la “sua Roma” e da ciclista, conosce i
problemi delle strade e i rattoppi dopo gli scavi, fatti anche da Acea,
per la quale fa un discorso a parte. Un’azienda quotata in borsa, dove
incontrò resistenze anche nel Pd, sul cambio del consiglio
d’amministrazione.
Oggi la maggioranza sono donne e un taglio sui compensi dell’80%. Vuole
una migliore qualità del servizio, no alle bollette pazze, più luce per
le strade e, coi nuovi lampioni a led entro il 2015, un risparmio del
55%.
Per
la politica delle affissioni comunali, «Si è svenduto un bene pubblico
perché Milano, con 80 mila mq di cartelloni guadagna 30 mln di euro,
mentre noi, con 280 mila, solo 15».
Dice
dei problemi incontrati alla richiesta di aumento della tassa
giornaliera da 3 a 30 euro sui camion bar, che «in monopolio stanno nel
centro storico e guadagnano in media 1000 euro al giorno. Non ci sono
riuscito».
«Non
vogliamo scoraggiare la natalità – dice sulla quota del terzo figlio
all’asilo nido - ma sono 1.250 le famiglie che hanno chiesto la
riduzione e spesso si tratta di professionisti con redditi alti. Con i
59 mln per la scuola pubblica e i 400 nuovi posti in asili nido, abbiamo
speso in un anno più di Alemanno in 5 anni».
Completato
il database dei possedimenti comunali, vuole dismettere circa 300 mln
di beni immobili che non servono entro il 2014 e realizzare più piste
ciclabili, come la futura sulla Nomentana. Ha ottenuto l’uso delle caserme dismesse per lo stoccaggio delle merci contraffatte sequestrate dalla Municipale e sogna progetti per «attrarre a Roma filantropi internazionali per valorizzare la città storica».
«La
chiusura dei Fori Imperiali è stata una decisione dura - dice - ma
oggi, passeggiando, provate a vedere al tramonto il marmo del Colosseo
che riflette la luce rosa, dopo anni di smog». Nessuno gli ha fatto però
notare che oltre al marmo ripulito da Della Valle, s’illumina anche
quel muro di cemento, dove sorgerà la stazione della metro C, che Marino
prevede di portare «almeno fino a piazza Venezia» coi 300 mln stanziati
nel decreto “Sblocca Italia”.
Parla
dei fondi europei «che non abbiamo potuto chiedere fino al 2013, con
Malagrotta aperta, ma oggi dobbiamo riuscire a veicolare i flussi verso
Roma, per l’inclusione sociale, l’ambiente e la mobilità». Poi un colpo
basso ad Alfano: «Siamo in uno stato laico e il sindaco che avete votato
deve pensare prima di tutto alla felicità delle persone. Per cui le
unioni civili non sono un pericolo per l’ordine pubblico».
La gente domanda e il sindaco prende appunti, ma sa che non potrà accontentare tutti.
Dimostra attenzione e sensibilità verso i problemi esposti e, alla
ragazza che vuole un suo futuro e chiede notizie del concorso per Roma
Capitale cominciato nel 2010 e ancora non concluso, mostra rabbia per
come sono andate le cose. Confessa i suoi trascorsi giovanili, costretto
a emigrare in Usa e s’interesserà per una rapida conclusione.
Agli
abitanti di Città Giardino che hanno raccolto 1.000 firme contro la
movida notturna, dice che per evitare ulteriori ricorsi al Tar dei
proprietari dei locali, come successo in centro, è meglio aspettare la
prossima stagione. Una risposta emblematica che scontenta molti.
Ci
si lamenta dei Vigili urbani che non fanno le multe alle macchine in
doppia fila e a quelle che non si fermano alle strisce pedonali. Magari,
diciamo noi, prima delle multe si dovrebbero fare le strisce, ormai
cancellate ovunque.
Uno
ricorda che col cambio dei lampioni a led tra Conca D’Oro e viale
Tirreno i vecchi pali sono ancora lì. Un ex professore chiede di non far
morire la biblioteca “Fabrizio Giovenale” e chi pensa a un ponte in
plexiglass tra Campidoglio e Fori Romani, chiamandolo “Passo Ignazio
Marino”.
«Sulla
mobilità andiamo sempre peggio», fa un anziano al sindaco. «Provi a
venire in metro con noi - dice un altro a Marino - ma non alle
inaugurazioni». Un ragazzo propone la metro aperta anche di notte. E c'è
chi chiede di rimettere gli abbonamenti e i giornalieri per i parcheggi
perché «Non possiamo spendere 15 euro al giorno per andare a lavorare».
Il sindaco dà risposte, talvolta convincenti, con l’aiuto degli assessori,
ma la platea si scalda quando Guido Improta, delegato alla Mobilità,
dice «Noi abbiamo scelto di contrastare la mobilità privata a favore
dell’uso del mezzo pubblico».
Si fa notare che mancano i mezzi, sono aumentate le attese alle fermate e le auto in giro,
ma Improta risponde che «Col piano del traffico vogliamo dare a tutti
le stesse possibilità nel segno dell’equità e dell’efficienza». Parole
che al cittadino comune dicono poco.
Poi
l'assessore parla di futura riconversione come metropolitana di 80 km
di binari attorno a Roma e di lotta agli evasori, con bus con entrata
obbligatoria davanti e seconda persona a bordo per bloccare i furbi.
Dice che la tangenziale est sarà abbattuta da San Giovanni a Tiburtina e
per il restante tratto, «c’è un progetto di riconversione che duri nel
tempo, che si sostenga dal punto di vista economico e sociale».
Aumenti
in vista per biglietti e abbonamenti, «Ma il sindaco è contrario», dice
l'assessore. Niente da fare anche per abbonamenti e sosta giornaliera
nei parcheggi, che «vanno fatti ruotare perché sono solo 70.000, di cui
la metà occupati dai residenti»,
ma parcheggio gratis con tessera Metrebus alla fermata B1 Jonio. E
chiosa: «Alemanno aveva fatto una misura “paracula”, ma è per noi
insostenibile». Poi, forse rifacendosi a Baglioni, conclude con
«Dobbiamo tagliare registro col passato, perché la vita è adesso».
«La metro C, quando l’inauguriamo?» chiediamo all’assessore,
che ci rimanda al sindaco, che dopo un attimo di riflessione dice: «A
breve avrete delle belle novità». E il nostro pensiero ironico va al
flop della mancata apertura il passato 11 ottobre e alla data “fantasma”
dell’11 novembre.
Avremmo voluto chiedere a Marino a quando il cablaggio di Roma e le carenze infrastrutturali per internet nell’area della Bufalotta.
Avremmo voluto chiedere a Marino a quando il cablaggio di Roma e le carenze infrastrutturali per internet nell’area della Bufalotta.
Avremmo voluto chiedergli se vuole
vedere di persona l’abbandono delle periferie dopo il riassetto del Tpl o
se non si sentisse un po’ sotto assedio nel suo stesso partito. Ma alle
22,30 è meglio tornarsene a casa.
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