domenica 17 novembre 2013

Come abbiamo qui scritto -tante tante volte sin dal 2009- prosegue il crollo del valore reale degli immobili, ora certificato addirittura da Banca d'Italia, e che NON è finito !!! Se volete evitare ulteriori massacri dei vostri sudati risparmi quindi EVITATE accuratamente di fare investimenti nel settore immobiliare, specie nell'immobiliare NUOVO, e specie se si tratta di immobili IN CORSO DI COSTRUZIONE, oppure di cui deve addirittura ancora ESSERE INIZIATA LA COSTRUZIONE !! Il crollo dei valori NON è infatti finito.....


Alla fine la verità viene a galla. Dapprima negata, derisa, snobbata, in seguito contrastata, taciuta, ignorata, quindi sussurrata, temuta, esorcizzata ed infine conclamata, dichiarata, evidenziata. Anche Banca d’Italia ha gettato la spugna, nell’ultimo rapporto periodico sulla stabilità finanziaria (nr. 6, novembre 2013) ed espone senza mezzi termini la debacle dei valori reali immobiliari in Italia, in barba al tanto decantato “da noi è diverso” e “il mattone non tradisce”.
Come si può apprezzare dal grafico qui sotto, è stato introdotto il nuovo indicatore dei prezzi reali (linea verde) dal quale si evince chiaramente che rispetto ai valori massimi toccati nel 2008 le quotazioni hanno subito un taglio del 20% ed hanno imboccato un trend decisamente discendente.
 Come si può apprezzare dal grafico qui sotto, è stato introdotto il nuovo indicatore dei prezzi reali (linea verde) dal quale si evince chiaramente che rispetto ai valori massimi toccati nel 2008 le quotazioni hanno subito un taglio del 20% ed hanno imboccato un trend decisamente discendente.

Del resto, come più volte sostenuto dalle pagine di questo ed altri blog, non era razionalmente sostenibile che nel nostro paese l’andamento del mercato immobiliare si potesse sviluppare in modi sostanzialmente diversi da quelli constatati nelle altre nazioni a noi affini.
Per tanto tempo, forse troppo tempo, si è tentato di minimizzare i cali occorsi e, soprattutto, quelli previsti, probabilmente nel tentativo di limitare i danni in attesa di una improbabile stabilizzazione o ripresa.
Alla luce dei risultati odierni ed in previsione di ulteriori cali risulta quantomeno beffardo che il “bene rifugio per eccellenza” che avrebbe dovuto garantire almeno la tenuta dell’inflazione sia finito a tappeto da ben 6 anni tradendo le aspettative di coloro che hanno riposto la loro fiducia, i loro soldi, i loro sacrifici e le loro risorse in vecchi e ingannevoli luoghi comuni mai così amaramente sconfitti e fallimentari.
Comunque la si pensi risulta evidente che in questo triste quadro di declino di un settore ormai saturo ed affaticato risultino vincenti coloro che ne sono rimasti fuori, deliberatamente o casualmente, o andando in affitto e rinforzando i loro risparmi o semplicemente rimandando l’acquisto a tempi migliori.
Il testo dell’analisi Bankitalia prova a calmierare il clima di sfiducia e declino facendo appello ai consueti indici del sentiment degli operatori di settore che da un lato denunciano i cali nelle quantità trattate e nei prezzi dei pezzi scambiati dall’altro pronosticano che c’è una lieve tendenza alla ripresa (?) che lascia ben sperare.
Incomprensibile invece il miglioramento mostrato dal grafico figura 1.8 sulla presunta aumentata capacità di accesso all’acquisto ed ai canoni:
 umentata capacità di accesso all’acquisto ed ai canoni:
 Com’è possibile che in presenza di “lieve calo dei prezzi in via di stabilizzazione” e contemporanea “caduta del reddito delle famiglie” sia aumentata così tanto la capacità di accesso alla casa?
A giudicare dal grafico sulla fiducia degli agenti immobiliari non si direbbe che sia in vista questa ritrovata tendenza a comprare casa, sarà che hanno imparato a fidarsi poco delle previsioni ottimistiche basate sul “meno peggio”.
 Preoccupa invece il fronte delle sofferenze, non solo a livello delle famiglie consumatrici ma soprattutto quello delle imprese costruttrici. Per queste ultime Bankitalia segnala che lo scorso giugno hanno raggiunto quota 34 miliardi di euro che rappresenza il 20% del totale dei prestiti erogati. I prestiti incagliati, scaduti o ristrutturati interessano invece il 17%.
Numeri e tendenze che mostrano in maniera chiara quanto danno può causare l’eccessiva e prolungata proprensione alla stessa forma di investimento. Ci vorranno ancora diversi anni prima che il mercato immobiliare torni a mostrare segni di equilibrio tra costi sostenuti e reddito delle famiglie consumatrici per questo è bene non lasciarsi incantare dalle solite sirene del “è questo il momento giusto per comprare”, a costo di essere ripetitivi insistiamo a suggerire di aspettare tempi migliori.

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