Rifiuti, calcinacci, amianto.La riserva è ancora una discarica senza controlli
di VALERIO GUALERZI
A ricordare che si sta entrando in una riserva naturale è rimasto solo un piccolo cartello seminascosto arrivando da via Salaria. Per il resto, via della Marcigliana assomiglia più a una discarica a cielo aperto che ad un'area protetta. Lo scorso Ferragosto Repubblica aveva documentato il degrado che sta devastando questo polmone verde di quasi cinquemila ettari appena fuori il raccordo anulare, stretto tra via Salaria e via Nomentana. Montagne di rifiuti, cumuli di calcinacci e un via vai di clienti a caccia di sesso da consumare nel fitto del bosco o a bordo di due vecchi camper parcheggiati in una piazzola. A distanza di oltre due mesi nulla è cambiato. Anzi. Se qualche cambiamento c'è stato, è stato in peggio.
La vista che si apre dietro ogni tornante di via della Marcigliana, la strada che dalla Salaria si arrampica sulle colline coperte da querce, robinie e carpini, per poi riscendere verso i campi coltivati all'altezza di via della Bufalotta, fa stringere il cuore: sacchetti pieni di pezzi di mattoni e cemento, ante di vecchi mobili fracassati, water dismessi, carcasse di televisori e frigoriferi. In due o tre punti sono comparsi anche dei frammenti di "onduline" di una vecchia copertura smantellata. Materiale solitamente realizzato con il famigerato Eternit che andrebbe smaltito con procedure particolari visto il suo elevato contenuto di amianto.
In queste settimane nessuno è passato a pulire e i vandali non hanno fatto vacanze, lavorando sodo, senza farsi intimidire dai due grandi cartelli che mettono in guardia sul fatto che si sta facendo ingresso in una zona videosorvegliata. Del resto, a meno che non siano davvero ben nascoste, telecamere in giro non se ne vedono. Così come non c'è traccia dei guardaparco che hanno il loro ufficio nella sede della riserva, una vecchia cascina allo sbocco di via di Tor San Giovanni. "Sono anni che vengo qui a pedalare uno o due volte la settimana, ma non ho mai incrociato una sola pattuglia impegnata a fare controlli per evitare l'abbandono di rifiuti", racconta Carlo ansimando dopo la salita affrontata in sella alla sua mountain bike azzurra.
Alla furia del degrado non si è sottratto neppure il sito archeologico di Crustumerium. Anche il cancello d'ingresso che porta agli scavi che hanno portato alla luce le vestigia dell'antico insediamento preromano citato sia da Tito Livio che da Dionigi di Alicarnasso è stato preso di mira. Il sito archeologico non è aperto al pubblico, chi passa si deve accontentare di ammirare i resti di un appartamento appena restaurato, abbandonati proprio davanti all'entrata insieme ai pezzi di un vecchio computer.
La vista che si apre dietro ogni tornante di via della Marcigliana, la strada che dalla Salaria si arrampica sulle colline coperte da querce, robinie e carpini, per poi riscendere verso i campi coltivati all'altezza di via della Bufalotta, fa stringere il cuore: sacchetti pieni di pezzi di mattoni e cemento, ante di vecchi mobili fracassati, water dismessi, carcasse di televisori e frigoriferi. In due o tre punti sono comparsi anche dei frammenti di "onduline" di una vecchia copertura smantellata. Materiale solitamente realizzato con il famigerato Eternit che andrebbe smaltito con procedure particolari visto il suo elevato contenuto di amianto.
In queste settimane nessuno è passato a pulire e i vandali non hanno fatto vacanze, lavorando sodo, senza farsi intimidire dai due grandi cartelli che mettono in guardia sul fatto che si sta facendo ingresso in una zona videosorvegliata. Del resto, a meno che non siano davvero ben nascoste, telecamere in giro non se ne vedono. Così come non c'è traccia dei guardaparco che hanno il loro ufficio nella sede della riserva, una vecchia cascina allo sbocco di via di Tor San Giovanni. "Sono anni che vengo qui a pedalare uno o due volte la settimana, ma non ho mai incrociato una sola pattuglia impegnata a fare controlli per evitare l'abbandono di rifiuti", racconta Carlo ansimando dopo la salita affrontata in sella alla sua mountain bike azzurra.
Alla furia del degrado non si è sottratto neppure il sito archeologico di Crustumerium. Anche il cancello d'ingresso che porta agli scavi che hanno portato alla luce le vestigia dell'antico insediamento preromano citato sia da Tito Livio che da Dionigi di Alicarnasso è stato preso di mira. Il sito archeologico non è aperto al pubblico, chi passa si deve accontentare di ammirare i resti di un appartamento appena restaurato, abbandonati proprio davanti all'entrata insieme ai pezzi di un vecchio computer.
(03 novembre 2010)
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