sabato 20 agosto 2011

DAVANTI AD UN GOVERNO DRAMMATICAMENTE INCONCLUDENTE, SOLO L'INTERVENTO DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA, CH STA ACQUISTANDO UI NOSTRI TITOLI DI STATO, CI SALVA PER IL MOMENTO DA CONSEGUENZE PEGGIORI !!! MA LA BORSA HA GIA' PERSO IL DUE MESI IL 20% DELLA SUA CAPITALIZZAZIONE, STANNO ANDANDO IN FUMO I RISPARMI DEGLI ITALIANI !

FONTE:  http://archiviostorico.corriere.it/2011/agosto/12/Bce_acquista_altri_titoli_Stato_co_8_110812031.shtml
Da Francoforte L' obiettivo di tutta l' Eurozona è riportare su un percorso sostenibile i rapporti debito/Pil

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES - Ogni giorno che passa, la Banca centrale europea acquista nuovi titoli di Stato italiani, aiutandone così la stabilizzazione. Anche per questo, oltre che per l' ovvio fatto di essere la Bce, la sua voce mantiene peso e spessore. E si fa sentire a Roma sempre di più. Ieri lo ha fatto ancora, esplicitamente o no, e in più forme: mettendo sotto tiro i ritardi e le debolezze della ripresa italiana, definita come l' ultima fra quelle di tutti i grandi Paesi dell' Eurozona; e tornando ad articolare un solo concetto valido per tutte le nazioni, ma specialmente per Italia e Spagna: fare in fretta, il più in fretta possibile, con le riforme tese alla riduzione del deficit. Da più parti era attesa anche una telefonata a Palazzo Chigi di Jean-Claude Trichet, il presidente dell' istituzione, proprio per ripetere i temi elencati nell' ormai famosa lettera inviata da Francoforte a Roma. La chiamata non è poi arrivata, ma nelle stesse ore la Bce ha continuato a giocare un ruolo da protagonista nella crisi, con i nuovi acquisti di titoli che contribuivano ad arginare - almeno per un po' - l' ennesima frana nelle Borse; e a ridurre il divario degli spread, i differenziali di rendimento fra i bond decennali italiani e quelli omologhi tedeschi. Il concetto di urgenza, e di preoccupazione, ha costituito poi il «cuore» del bollettino mensile d' agosto dell' Eurotower. Testuale: l' obiettivo comune (dell' Eurozona, ndr ) dovrebbe essere quello di riportare «su un percorso sostenibile» i rapporti debito/Pil e le finanze pubbliche, «quanto prima possibile». Ma in quello stesso bollettino c' è anche la nuova frustata all' Italia, di cui viene criticata la «debolezza relativa»: «Dopo le considerevoli flessioni durante la recente recessione, in tutti i Paesi a eccezione dell' Italia le esportazioni si sono riportate su livelli pari o prossimi a quelli massimi rilevati prima della recessione». Sul piano degli investimenti, «l' attuale ripresa è sostanzialmente analoga alle espansioni precedenti in Francia, ma più contenuta in Spagna e Italia, mentre in Germania ha riportato la crescita più marcata dal 1970». L' analisi della Bce ammette che possano aver contribuito a questi rallentamenti fattori specifici come le branche di attività economica del Paese, «la specializzazione nei prodotti, la competitività e il grado di concorrenza rispetto ai Paesi con ridotti costi di produzione», Cina in prima fila: «È probabile che tali fattori abbiano rilevanza nel comprendere la debolezza relativa della ripresa italiana, che non può facilmente spiegarsi solo con la struttura economica generale del Paese». Quanto ai consumi privati, si registra una ripresa, ma «debole», in Francia, Spagna, Germania, Italia, e anche quella dei consumi collettivi «è stata modesta in termini storici, a eccezione della Germania». Niente che già non si sapesse, in fondo: ma il ripetuto richiamo all' Italia sembra confermare la serietà degli eventi in corso (l' ultima recessione mondiale, ha detto l' altro giorno Trichet, può essere «la più grave» dai tempi dell' ultima guerra). Ieri, intanto, proprio la Bce ha registrato un aumento dei ricorsi ai suoi fondi emergenza di breve termine, da parte delle banche europee: 4 miliardi in più di fondi richiesti, il livello più alto negli ultimi 3 mesi, probabilmente anche sulla scia delle voci insistenti sulle difficoltà di grosse banche francesi. Luigi Offeddu loffeddu@rcs.it

Offeddu Luigi
Pagina 9
(12 agosto 2011) - Corriere della Sera


IERI 19 AGOSTO 2011 LE BORSE EUROPEE HANNO PERSO MILIARDI DI CAPITALIZZAZIONE, LA PEGGIORE MILANO CON MENO 6,\5%:

MILANO - Giornata nera per le Borse europee con Milano maglia nera che termina la seduta in ribasso del 6,15%: in 50 giorni, ovvero dalla fine di giugno, Piazza Affari ha lasciato sul terreno il 25% della capitalizzazione (guarda il grafico). I timori di un ritorno della recessione hanno pesato sulle scelte degli investitori che hanno accentuato le vendite sulla scia della partenza decisamente negativa di Wall Street. Tra i listini principali del vecchio continente, Francoforte ha ceduto il 5,82%, Parigi il 5,48% e Londra il 4,49%. L'indice Ftseurofirst 300 ha lasciato sul terreno il 4,9%. Particolarmente venduti i titoli del comparto automobilistico, con l'indice di settore in calo del 7,7%. Male anche le banche: lo Stoxx Europe 600 banking ha registrato un crollo del 6,6%.Chiusura di seduta pesante per Piazza Affari. Dopo la chiusura positiva di mercoledì (vedi i listini), vendite su tutti i comparti ma a risentirne sono soprattutto Fiat e le banche. Sugli scambi pesano, secondo gli analisti, i timori di rallentamento dell'economia in Europa e negli Stati Uniti, non attutite dal vertice franco-tedesco di martedì, con l'ipotesi di una Tobin Tax (tassa sulle transazioni finanziarie) rilanciata dalla Merkel e da Sarkozy. Intanto chiude in forte calo anche la Borsa di New York: il Dow Jones perde il 3,64 %, il Nasdaq il 5,17%. Intanto il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, cerca di spargere acqua sul fuoco: «Non c'è una recessione in vista», ha detto aggiungendo che «ci vorrà del tempo per ristabilire la fiducia».

Giovedì nero per le Borse
TITOLI - Unicredit perde il 6,54% a 0,98 euro, Intesa Sanpaolo -8,5% a 1,2 euro, Mps -6,84%, Banco Popolare -7,77%, Popolare Milano -6,4%, Mediobanca -3,11%, Ubi Banca -4,63%. Soffre anche il comparto assicurativo: FonSai -9,86%, Generali -5,16%, Milano Assicurazioni -5,92%, Unipol -6,23%. Fra i titoli sospesi e poi riammessi agli scambi: Banco Popolare, Fiat (-9,81%), Fiat Industrial (-10,46%), Exor (-7,89%), Finmeccanica (-7,83%), Tod's (-5,91%), Pirelli (-7,88%), Prysmian (-6,68%), Mediolanum (-5,78%), Saipem (-6,52%).
LA FEDERAL RESERVE - Le autorità federali americane stanno monitorando da vicino i livelli di finanziamento delle filiali negli Stati Uniti dei grandi istituti bancari europei a conferma dei crescenti timori sul reale stato di salute del sistema finanziario del vecchio continente. Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, funzionari della Fed di New York si sono incontrati nel corso delle ultime settimane con i vertici delle filiali americane delle banche europee restando anche in stretto collegamento con le autorità di controllo dei rispettivi paesi di provenienza. Oggi gli occhi sono puntati sui dati in arrivo dagli Stati Uniti, con le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione, il superindice economico e l'indice della Fed di Filadelfia.
MORGAN STANLEY - Gli esperti di Morgan Stanley hanno rivisto in netto ribasso le loro stime sulla crescita economica mondiale di quest'anno, a +3,9% dal +4,2% indicato precedentemente. Più marcata la correzione delle previsioni sul Pil del 2012, a +3,8% da +4,5%. Nel 2011, secondo la banca d'affari, la crescita economica dei dieci principali Paesi al mondo dovrebbe essere di appena l'1,5%, stima corretta dall'1,9%, Performance che poi dovrebbe accelerare al 2,4% nel 2012.
ORO E FRANCO SVIZZERO - Nel frattempo non accennano a fermare la propria corsa i beni rifugi per eccellenza, oro e franco svizzero. Il prezzo del metallo giallo è balzato di 32,3 dollari alla quota record di 1.825 dollari l'oncia. Ancora rialzi anche per il franco svizzero, malgrado le misure decise dalla Banca nazionale elvetica per contenere la forza della valuta rispetto all'euro e al dollaro. In serata il franco svizzero quotava a circa 1,14 contro un euro, un valore superiore del 6% rispetto a luglio e di ben il 25% rispetto a gennaio. Dallo scorso 3 agosto, quando l'istituto di Zurigo ha iniziato a intervenire sulla valuta nazionale invece di calare la valuta rossocrociata è cresciuta del 3,92%. I rendimenti sui titoli di stato biennali svizzeri, quotati a Londra, sono scesi su livelli negativi (-0,06%) per il secondo giorno. In pratica alla scadenza gli investitori riceveranno meno di quanto hanno pagato i titoli di stato rimettendoci così non solo i rendimenti ma anche parte del capitale. Anche i rendimenti dei titoli a dieci anni sono scesi di 19 punti base a quota 0,86%.
BORSE ASIATICHE - Nella notte franano le borse asiatiche. Il mercato teme per la ripresa degli Stati Uniti e che la crisi del debito in Europa si diffonda. Intanto i futures sugli indici europei e americani sono in ribasso. L'indice di riferimento della regione Asia Pacific Index perde il 3,2 per cento. «C'è una totale mancanza di fiducia nella capacità dei responsabili politici di disinnescare la situazione» commenta un gestore. L'euro attorno alle ore 8,00 italiane perde lo 0,22% sul dollaro a 1,4295/00 dalla chiusura ieri a 1,4326 dollari. Pesanti cali di tutti gli indici: da Tokyo (-2,11%) a Seul (-5,66%), da Hong Kong (-2,82%) a Shanghai (-1,6%), da Sydney (-2,8%) a Manila (-1,4%), a Mumbai (-1,9%).
Redazione online
18 agosto 2011(ultima modifica: 19 agosto 2011 08:50)
LA CRISI E' INTERNAZIONALE, MA A TIRARCI A FONDO E' ANCHE L'INCONCLUDENZA E LO SCARSISSIMO APPREZZAMENTO INTERNAZIONALE DI UN GOVERNO ORMAI DEL TUTTO SCREDITATO !!!

AMARE LE CONSIDERAZIONI IN PROPOSITO DI PIERO OTTONE SU LA REPUBBLICA DEL 15 AGOSTO 2011:
FONTE: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/08/15/segni-del-declino.html

Viviamo tempi duri (i tempi facili sono sempre stati brevi ed effimeri). Per chiarire le idee propongo un breve glossario.
Declino americano. Vediamo ogni giorno i segni del declino americano. È passeggero, di corta durata? Difficile fare previsioni a breve.
Ma a lungo termine è probabile che il declino americano di cui vediamo i sintomi sia irreversibile. Gli americani sono infatti gli esponenti di punta della civiltà occidentale, e la civiltà occidentale è al tramonto.
Perché meravigliarsi? Tutte le grandi civiltà del passato si sono spente: si spegnerà anche la nostra. Numerosi i segni della decadenza: il debito pubblico di cui si parla in questi giorni è solo il più epidermico. La prova irrefutabile del declino è un'altra: la bassa natalità.
E gli europei? La civiltà americana non è isolata: è giusto parlare di civiltà euro-americana. Ma gli europei non stanno meglio degli americani: anzi, stanno un po' peggio.
Tante sono le analogie con una civiltà antica, anch'essa bicipite come la nostra: la civiltà greco-romana. I greci erano raffinati e colti, come in seguito gli europei; e i romani erano la grande potenza militare, come gli americani del nostro tempo. Un'analogia fra le tante: anche le città greche volevano unirsi l'una con l'altra, e dare vita a un'unica grande potenza. Come le nazioni europee del nostro tempo. Non ci sono mai riuscite. E i cinesi? I cinesi moderni appartengono a quello che chiamiamo, genericamente, il "terzo mondo" (espressione impropria, nata ai tempi della guerra fredda). Non c'è alcuna continuità, né alcuna comunanza, fra i cinesi moderni e l'antica civiltà cinese, che è stata, non meno di quella occidentale, una grande civiltà. Ogni grande civiltà è un'isola fortunata in mezzo a popoli che di quella civiltà non fanno parte, e che possiamo chiamare (senza offesa) "i barbari", "il terzo mondo," o in tanti altri modi. I "barbari" talvolta stanno tranquilli nelle loro terre. Altre volte diventano aggressivi. Ma in questi ultimi anni è avvenuto un fatto clamoroso, senza precedenti nella storia: i cinesi, i coreani, gli indiani, tutti barbari secondo la nostra terminologia, invece di attaccare la nostra civiltà hanno deciso di copiarla (ci è andata bene). Impossibile prevedere se i "barbari" del nostro tempo continueranno a convivere pacificamente con noi (e coi nostri discendenti), sicuri che comunque prevarranno perché sono più numerosi, più prolifici, più pazienti, o se diventeranno ostili (la Cina sta rafforzandosi militarmente).
Scontro di civiltà.È sbagliato parlare di scontro di civiltà per definire gli eventi contemporanei. Per scontrarsi, le civiltà devono essere almeno due. Nel nostro tempo c'è invece una sola civiltà, sia pure maturae decadente: la nostra. Gli altri popoli, quelli del Terzo Mondo, cinesi, indiani e così via, non sono i portatori di una nuova civiltà, e non riesumano quelle antiche. Sono semplicemente imitatori della nostra.
E la tecnica? L'affermazione secondo cui la civiltà occidentale è in declino, e si trova nella fase finale, sembra contraddetta dai recenti progressi della tecnologia. Ma lo sviluppo della tecnica è tipico delle fase finale di una grande civiltà. È probabile che abbiamo raggiunto il culmine del progresso tecnico nell'ambito della civiltà occidentale. In questi giorni si parla per esempio della rinuncia alla conquista dello spazio con mezzi di trasporto extra-terrestri. Morte di una civiltà. Che cosa succede quando una grande civiltà muore? Si spegne la sua capacità creativa, nella vita dello spirito (le arti, la filosofia, la letteratura, la religione)e nella vita politica (l'articolazione in classi sociali, la volontà di conquista). Ma le istituzioni create quando la civiltà è vitale, se nessuno le distrugge, sussistono. Per molti secoli la Cina ha continuato a vivere tranquillamente dietro la Grande Muraglia, usufruendo delle istituzioni create dalla civiltà cinese quando era vitale.I cinesi dell'epoca post-civile, quando la loro grande civiltà era ormai spenta, credevano pur sempre di essere al centro del mondo. Altre grandi civiltà, invece, sono morte di morte violenta: è il caso della civiltà pre-colombiana quando arrivarono gli spagnoli.
Ne nasceranno altre? Nessuno lo sa: la nascita delle grandi civiltà nel corso della storia è misteriosa. Tipicamente ottocentesca la visione di un miracoloso filo conduttore che segna, attraverso popoli diversi e in diverse regioni, un progresso costante del genere umano. Oggi ci si crede un po' meno. La grande civiltà egizia e quella cinese per esempio, non avevano rapporti l'una con l'altra. Ciascuna è nata per conto suo.
Sa il cielo se nascerà una nuova civiltà in avvenire.
- PIERO OTTONE


DEVASTANTI SARANNO GLI EFFETTI  PER CETO MEDIO E FAMIGLIE:
fonte: http://archiviostorico.corriere.it/2011/agosto/14/Sul_ceto_medio_effetto_depressivo_co_8_110814023.shtml 
 Marini (Fondazione Nord Est): bisognava toccare i patrimoni Misure tardive «Si ha la sensazione che si tratti di misure tardive. L' itinerario sarebbe stato meno traumatico se l' esecutivo avesse dimostrato più consapevolezza» La scure sugli evasori.
«Non capisco perché la scure non sia caduta sull' universo dell' evasione fiscale, che attualmente naviga a livelli doppi rispetto alla media Ue»

ROMA - «Quale effetto avrà questa manovra sui ceti medi? Userò un' espressione che non è solo di natura psicologica: effetto depressivo». Daniele Marini, docente di Sociologia del lavoro e dei sistemi organizzativi a Padova e direttore scientifico della Fondazione Nord Est, appare assai pessimista sui riflessi che il decreto da 45,5 miliardi in due anni avrà su una importantissima fetta di società italiana, ovvero quel ceto medio non ricco ma nemmeno alle prese con la sopravvivenza quotidiana. Perché parla di effetto «depressivo», professore? «Per una serie di motivi, tutti collegati tra loro. Prima di tutto si ha la sensazione, a mio avviso giusta, che si tratti di misure tardive. Se da parte dell' esecutivo ci fosse stata, nel recente passato, maggiore consapevolezza della situazione italiana e internazionale, l' itinerario sarebbe stato meno traumatico». Dunque la scure di Ferragosto ha spaventato gli italiani dal reddito medio. E Marini prevede che il timore accumulato d' estate si ritrovi sui mercati quotidiani alla ripresa di settembre, partendo ovviamente dai consumi: «Parlo di effetto depressivo, in prospettiva, analizzando i dati più recenti. Il primo bilancio dei saldi estivi 2011, cominciati a luglio, non è particolarmente positivo. La classe media ha già abbassato le proprie quote di spesa. E ora, con i prelievi e i tagli, la tendenza inevitabilmente si acuirà». Poi, sostiene il direttore scientifico della Fondazione Nord Est, c' è un errore di fondo nella manovra, lo stesso individuato ieri da Avvenire in un editoriale che ha accusato l' «altra casta», quella degli evasori fiscali, di farla sempre franca: «Concordo con il commento. Sorprende che non si sia andati a toccare i patrimoni. C' è chi denuncia un reddito medio ma poi possiede case, ville, barche. Con un po' di attenzione e di fantasia, la manovra sarebbe stata più equilibrata e meno concentrata sui soliti dipendenti a reddito fisso accertabile. Purtroppo così gli eterni furbi la faranno franca e a pagare saranno sempre gli stessi. Con una quota aggiuntiva di problemi: gli enti locali dovranno tagliare servizi essenziali, dall' assistenza sanitaria agli asili nido, e saranno costretti a ricorrere ad altre tasse. Quindi gli italiani "medi" non soltanto si impoveriranno e consumeranno di meno, ma vedranno sparire quei servizi che rappresentano un collante sociale fondamentale». E qui Marini non rinuncia a una dose di polemica: «Non capisco perché la scure non sia caduta sull' universo dell' evasione fiscale, che attualmente naviga a livelli doppi rispetto alla media europea». Gli effetti «depressivi» sul ceto medio, come aveva annunciato all' inizio il professore, sono davvero diversi ma tutti collegati tra loro. E non sono finiti: «C' è poi un altro capitolo, non tanto di natura economica quanto veramente psicologica. Gli ultimi sacrifici così duri risalgono all' entrata dell' Italia nell' euro. Ma allora c' era un orizzonte da scrutare. Ovvero l' ingresso nella moneta unica europea, l' addio all' instabilità della lira, un magnifico progetto comunitario. Qui invece non c' è alcun orizzonte da contemplare, si assiste soltanto al bisogno urgentissimo dello Stato di dover rimettere ordine nei propri conti». Qualche ultima previsione, professore? «L' effetto negativo si avvertirà più al Sud, da sempre allenato a crisi e ristrettezze, che al Nord, abituato a percepirsi come area ricca. E poi proseguirà la tendenza del ceto medio a oscillare tra consumi di lusso "riflessivi" (decido di concedermi un oggetto particolare di marca o di classe) e low cost (per la spesa di tutti i giorni vado al discount ). Forse così la classe media riuscirà a navigare ancora...». Paolo Conti RIPRODUZIONE RISERVATA **** La scheda Sociologo Daniele Marini, sociologo del lavoro, insegna all' Università di Padova La fondazione Marini è direttore scientifico della Fondazione Nord Est, istituto di ricerca sociale ed economico promosso dalle Associazioni Confindustriali e dalle Camere di Commercio di Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Veneto
Conti Paolo
Pagina 2
(14 agosto 2011) - Corriere della Sera


E DAVANTI AL VERO E PROPRIO BARATRO CHE SI E' APERTO DAVANTI AL PAESE COME VENGONO PERCEPITI DALLA GENTE  SACRIFICI DI QUESTA INCONCLUDENTE POLITICA ?
TROPPO POCHI,ASSOLUTAMENTE TROPPO POCHI !!!!
ROMA - Oltre 36mila le risposte arrivate fino a ieri sera al sondaggio di Repubblica.it sul decreto del governo. Il sondaggio si compone di quattro domande. La prima: "Il governo ha approvato la manovra per arrivare al pareggio di bilancio, su invito degli organismi europei. È stata una scelta giusta?". Per il 49% dei votanti (oltre 18 mila) la risposta è "no". "Sì" per il 46% (quasi 17 mila voti). La seconda domanda è: "Quali sono, secondo voi, i settori più colpiti?". I dipendenti pubblici e in particolari gli statali, per il 47% dei votanti, tutti i cittadini, per il 41.
La terza domanda: "Siete d'accordo sull'importanza di fare sacrifici per la stabilità dell'Italia?", e qui il 61% (oltre 22 mila voti) si dice d'accordo, ma dovrebbe chiederli un altro governo.
L'ultima domanda "Secondo voi, il governo è intervenuto adeguatamente sui costi della politica?" - registra un plebiscito: no per il 94 per cento dei votanti.


Nessun commento: