ARTICOLO DI NICO ARSE
Il piano casa della Carfagna è perfetto e inesorabile. Per realizzarlo si è portata avanti con Mezzaroma, nel senso di Marco, rampollo dei Dallas de ‘noantri, la casata (clan per i detrattori: tre fratelli, otto figli, svariati nipoti) di palazzinari romani di cui il promesso sposo della bella Mara è un rampollo, per nulla pollo.
Tatuatissimo e aitante, il futuro Mr.Carfagna è un ottimo partito anche per una stellina di partito come è ormai l’ex soubrette di Mengacci e Magalli.
PALAZZINARI ADDIO. Ma non ditegli che è un palazzinaro, perché non ci crede: «I palazzinari? Una razza in via d' estinzione» spiegò a Repubblica qualche tempo fa, aggiungendo, scuro in volto per l’abbronzatura ottenuta dopo una settimanina di relax in Sardegna, che i vecchi palazzinari «sono residui di una stagione esaurita, come un' era geologica, durata del resto mezzo secolo. Dico che quel mondo di arricchimenti veloci, coi soldi pubblici e tanti patronage politici, e magari pure con l'amicizia di certi magistrati, è vecchio. E non è il mio mondo. Non è quello della mia generazione che continua a fare affari col mattone».
Un bravo e bel partito, Marco, figlio di Gianni Mezzaroma, la cosiddetta «ala pentita» della famiglia, già in guerra contro Pietro Mezzaroma, capo assoluto del vasto clan parentale, ex patron della Roma, definito «il traditore» perché accusato di aver rubato ai fratelli - Gianni e l'ex europarlamentare di Fi, Roberto - una robetta, circa 700 miliardi di lire, spicciolo più spicciolo meno.
«Ala pentita» perché furono proprio Gianni e Marco, nel ‘96, a mettere in moto l'inchiesta della procura di Perugia su Impreme, la holding della famiglia Mezzaroma, patrimonio di 235 miliardi, un' insolvenza di 10 miliardi e mezzo.
Di lì la faida interna, tra Gianni papà di Marco e Pietro, detto «er Texano» sempre in ossequio alla serie tivù Dallas (altra variante, Gianni a Pietro: «Sei peggio de Ggei Ar…»). Una fortuna costruita dal mitico nonno di Marco Mezzaroma, Amerigo, falegname poverissimo. Poi arrivarono il boom edilizio, gli infissi in legno e i soldi.
Alla fine degli anni Cinquanta il primo terreno e le prime case, a Ostia. In 30 anni i Mezzaroma hanno comprato e venduto terreni in mezza città e costruito interi quartieri: Cinecittà, Tor Bella Monaca, San Basilio, Torrino, Dragoncello. E la parte nuova dell' Eur.
RAPPORTI CON DC E VATICANO. «Nel giardino della sua villa all'Eur», raccontò il Corriere della Sera anni fa, «Pietro ha costruito la baracca-ufficio da cui ha sempre gestito affari miliardari. Con un solo vanto: quello di non aver completato nemmeno le elementari». Gianni, altro autodidatta, si occupava dei cantieri; Roberto, il laureato, delle pubbliche relazioni. Ma di pubbliche relazioni i fratelli Mezzaroma non ne facevano molte. Soltanto rapporti con la Dc romana e con il Vaticano. Niente vita mondana, niente interviste. Fino al ' 93, quando Pietro salì agli onori della cronaca per aver salvato la Roma rilevando la quota di Ciarrapico.
Tatuatissimo e aitante, il futuro Mr.Carfagna è un ottimo partito anche per una stellina di partito come è ormai l’ex soubrette di Mengacci e Magalli.
PALAZZINARI ADDIO. Ma non ditegli che è un palazzinaro, perché non ci crede: «I palazzinari? Una razza in via d' estinzione» spiegò a Repubblica qualche tempo fa, aggiungendo, scuro in volto per l’abbronzatura ottenuta dopo una settimanina di relax in Sardegna, che i vecchi palazzinari «sono residui di una stagione esaurita, come un' era geologica, durata del resto mezzo secolo. Dico che quel mondo di arricchimenti veloci, coi soldi pubblici e tanti patronage politici, e magari pure con l'amicizia di certi magistrati, è vecchio. E non è il mio mondo. Non è quello della mia generazione che continua a fare affari col mattone».
Un bravo e bel partito, Marco, figlio di Gianni Mezzaroma, la cosiddetta «ala pentita» della famiglia, già in guerra contro Pietro Mezzaroma, capo assoluto del vasto clan parentale, ex patron della Roma, definito «il traditore» perché accusato di aver rubato ai fratelli - Gianni e l'ex europarlamentare di Fi, Roberto - una robetta, circa 700 miliardi di lire, spicciolo più spicciolo meno.
«Ala pentita» perché furono proprio Gianni e Marco, nel ‘96, a mettere in moto l'inchiesta della procura di Perugia su Impreme, la holding della famiglia Mezzaroma, patrimonio di 235 miliardi, un' insolvenza di 10 miliardi e mezzo.
Di lì la faida interna, tra Gianni papà di Marco e Pietro, detto «er Texano» sempre in ossequio alla serie tivù Dallas (altra variante, Gianni a Pietro: «Sei peggio de Ggei Ar…»). Una fortuna costruita dal mitico nonno di Marco Mezzaroma, Amerigo, falegname poverissimo. Poi arrivarono il boom edilizio, gli infissi in legno e i soldi.
Alla fine degli anni Cinquanta il primo terreno e le prime case, a Ostia. In 30 anni i Mezzaroma hanno comprato e venduto terreni in mezza città e costruito interi quartieri: Cinecittà, Tor Bella Monaca, San Basilio, Torrino, Dragoncello. E la parte nuova dell' Eur.
RAPPORTI CON DC E VATICANO. «Nel giardino della sua villa all'Eur», raccontò il Corriere della Sera anni fa, «Pietro ha costruito la baracca-ufficio da cui ha sempre gestito affari miliardari. Con un solo vanto: quello di non aver completato nemmeno le elementari». Gianni, altro autodidatta, si occupava dei cantieri; Roberto, il laureato, delle pubbliche relazioni. Ma di pubbliche relazioni i fratelli Mezzaroma non ne facevano molte. Soltanto rapporti con la Dc romana e con il Vaticano. Niente vita mondana, niente interviste. Fino al ' 93, quando Pietro salì agli onori della cronaca per aver salvato la Roma rilevando la quota di Ciarrapico.
Mezzaroma e Mezza Lazio
Il calcio è una passione dei Mezzaroma, anche attraverso le parentele. Claudio Lotito, il presidente della Lazio, ha sposato Cristina, una delle figlie di Gianni Mezzaroma (che Lotito chiama «er socero»), cioè la sorella del fidanzato della Carfagna, che sarà dunque imparentata con Mezzaroma ma anche con mezza Lazio.
Poi c’è Massimo Mezzaroma, presidente del Siena calcio, un altro parente, esattamente il figlio di «Gei Ar» Pietro Mezzaroma, zio di Marco.
Loro, tutti romanisti, hanno dovuto accogliere in seno alla famiglia il presidente della Lazio, una prova di forza.
E gli intrecci non sono rimasti sono a livello nuziale. Gianni Mezzaroma e Claudio Lotito sono legati anche da una questione proprietaria che in famiglia ha aperto una sorta di guerra dei Roses: i terreni sulla Tiberina.
Lotito vuole costruirci lo stadio della Lazio, ma Massimo Mezzaroma ha detto stop: «Troppe situazioni da risolvere, dobbiamo metterci a un tavolo prima di avviare qualsiasi vendita».
Il promesso sposo della Carfagna è l’attuale amministratore delegato della Mezzaroma Costruzioni srl, società di sviluppo immobiliare nata nel 1989, di cui il padre Gianni fa il direttore generale.
E il rampollo ha le idee molto chiare per cambiare le cose rispetto all’epoca dei palazzinari rampanti e pronti a tutto pur di edificare. Ma a Roma nell'edilizia si poteva lavorare senza il «passi» dei politici e l'aiuto dei magistrati?, gli chiese un giornale tempo fa: «Io so che oggi è possibilissimo.
Poi c’è Massimo Mezzaroma, presidente del Siena calcio, un altro parente, esattamente il figlio di «Gei Ar» Pietro Mezzaroma, zio di Marco.
Loro, tutti romanisti, hanno dovuto accogliere in seno alla famiglia il presidente della Lazio, una prova di forza.
E gli intrecci non sono rimasti sono a livello nuziale. Gianni Mezzaroma e Claudio Lotito sono legati anche da una questione proprietaria che in famiglia ha aperto una sorta di guerra dei Roses: i terreni sulla Tiberina.
Lotito vuole costruirci lo stadio della Lazio, ma Massimo Mezzaroma ha detto stop: «Troppe situazioni da risolvere, dobbiamo metterci a un tavolo prima di avviare qualsiasi vendita».
Il promesso sposo della Carfagna è l’attuale amministratore delegato della Mezzaroma Costruzioni srl, società di sviluppo immobiliare nata nel 1989, di cui il padre Gianni fa il direttore generale.
E il rampollo ha le idee molto chiare per cambiare le cose rispetto all’epoca dei palazzinari rampanti e pronti a tutto pur di edificare. Ma a Roma nell'edilizia si poteva lavorare senza il «passi» dei politici e l'aiuto dei magistrati?, gli chiese un giornale tempo fa: «Io so che oggi è possibilissimo.
Che la trasparenza paga di più», rispose Mezzaroma. Imprenditore senza il «passi» della politica, al massimo solo una moglie ministro.
Lunedì, 04 Aprile 2011
RIPRODOTTO COME DOCUMENTO SENZA NOSTRI COMMENTI............
CERTO CHE SE AVESSERO VERMENTE TENUTO ALL'IMMAGINE DI COSTRUTTORI MODERNI, UNA COSA DEL GENERE NON AVREBBERO DOVUTO REALIZZARLA PROPRIO MAI !
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