lunedì 25 gennaio 2010

GRANDI BANCHE E GRANDI "PALAZZINARI": UNA CONNECTION RESPONSABILE DI MOLTI DEI NOSTRI PROBLEMI ATTUALI. PERCHE' NON PENSARE ANCHE NOI AL "MOVE YOUR MONEY" ALL'AMERICANA ?


DAL CORRIERE DELLA SERA - DOMENICA 24 GENNAIO 2010:
"Obama contro le grandi banche: la politica prende il comando".
Voi vi chiederete: ma cosa c'entra con il quartiere Talenti di Roma ?
C'entra, c'entra ! Chi pensate abbia consentito e stai consentendo, anzi sta ormai quasi costringendo, i grandi gruppi edilizi a proseguire la cementificazione delle nostre periferie ?

LE BANCHE, cari amici, LE BANCHE, con varie delle quali, ricordiamo a Porta di Roma molto impegnata Banca Intesa, da noi a Talenti, Unicredit e C..
Infatti spesso chi sta ancora oggi continuando a costruire in una fase in cui il mercato immobiliare è andato a picco, SI ERA PROBABILMENTE GIA' DA TEMPO SCONTATO CON LE BANCHE IN PRESTITI QUANTO STAVA O DOVEVA ANCORA COSTRUIRE !

Ed in tutta questa situazione, lo sapete dove la grandi crisi del mercato immobiliare globale ha aportato Stati Uniti ed Europa ?
A CEDERE IL POTERE REALE SULL'ECONOMIA DEL MONDO ALLA CINA ! Leggetevi questo nell'articolo nel supplemento Economica del Corriere della Sera del 25 gennaio 2010.


Infine dagli USA, a proposito dello strapotere di grandi banche "che non possono fallire" e di grandi gruppi immobiliari che hanno portato il mercato al tracollo, arriva un esempio ed una proposta di protesta che si potrebbe in proposito anche iniziare a seguire qui in Italia:
VEDI SEMPRE SUL CORRIERE DELLA SERA:
http://www.corriere.it/economia/10_gennaio_09/sposta-i-tuoi-soldi-ennio-caretto_d6728600-fd07-11de-9229-00144f02aabe.shtml

Usa: dal web arriva l'invito ai correntisti
a boicottare le grandi banche americane

Si chiama «Move your money» il movimento promosso da blog e siti per far spostare il denaro ai risparmiatori


Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama (Ap)
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama (Ap)
WASHINGTON (USA) - E’ nato sulla rete un movimento popolare contro le grandi banche, come lo ha chiamato la tv Abc. Ha per lo slogan «Move your money», spostate i vostri soldi. Il movimento, lanciato su Facebook, invita gli americani a togliere i depositi dalle mega banche, quelle dette «troppo grandi per lasciarle fallire», le banche salvate un anno fa dallo stato, e metterli nelle piccole banche, soprattutto in quelle al servizio della comunità. BOICOTTAGGIO - E’ un tentativo di boicottaggio alimentato da blog come Hacktivist (da hacker e activist, pirata e agitatore), una rappresaglia contro i faraonici premi che le grandi banche continuano a assegnare ai dirigenti mentre restringono il credito alle imprese e alle famiglie. «Move your money» sta riscuotendo l’appoggio di media elettronici come lo Huffington report e media tradizionali come la tv Abc. Essi sottolineano che dopo avere ricevuto centinaia di miliardi di dollari in prestito dallo stato e dopo avere registrato enormi profitti nel 2009 giocando in borsa, le grandi banche rifiutano di fare la loro parte per la ripresa dell’economia, il risanamento dei mutui subprime i mutui ad alto rischio che causarono la crisi, e la piena occupazione. 
Invano il mese scorso, a un vertice alla Casa bianca, il presidente Obama le ha sollecitate ad aiutare il Paese. Le grandi banche hanno acconsentito a parole, ma in pratica non si sono quasi mosse.

DISOCCUPAZIONE - Alla base della protesta c’è l’elevata disoccupazione. Da sei mesi, il Pil o prodotto interno lordo cresce (i dati dell’ultimo trimestre saranno pubblicati tra breve) ma la disoccupazione a dicembre è rimasta al 10% , come a novembre. Anzi, è salita dal 17,2% al 17,3% se si tiene conto dei milioni di disoccupati che non cercano più lavoro perché scoraggiati, e dei sottooccupati, spingendo Obama a riportare la sua attenzione sull’economia, dopo il dramma del fallito attentato alla Delta. Ieri il presidente ha inaugurato un programma di circa 2 miliardi e mezzo di dollari per la produzione di energie pulite che creerà 17 mila impieghi, ma è un palliativo. Wall Street era convinta che a dicembre, dopo due anni di recessione, la disoccupazione cominciasse a calare. Ci sono invece stati 85 mila nuovi disoccupati. Nell’ultimo biennio l’America ha perduto oltre 7 milioni di posti di lavoro, e questo ha fatto sì che nel primo decennio del 2000 non ne sia stato creato nessuno. Una realtà allarmante, a cui Obama ha opposto un cauto ottimismo, dicendo che «la strada della ripresa non è mai diritta». Christina Romer, il suo consigliere economico, ha trasmesso al paese un messaggio analogo: «La situazione si sta stabilizzando». I repubblicani non sono d’accordo, accusano il presidente di non saper gestire la crisi. A giorni al Congresso, alla riapertura dei lavori, sarà battaglia sulla regolamentazione delle banche e dei mercati da cui dipenderà in parte il rilancio economico. La legge è quasi pronta, ma è controversa, e la posta in gioco è molto alta. A novembre si terranno le elezioni parlamentari: se la disoccupazione non scendesse i democratici rischierebbero di perdere la maggioranza alla Camera o al Senato, e il presidente si troverebbe in gravi difficoltà.

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