sabato 10 settembre 2011

ACQUA PUBBLICA - Stavano già studiando come fregarci i risultati del recente referendum sull'acqua e mangiarci sopra, Tutto descritto in un articolo del Fatto Quotidiano del 7 settembre 2011, che parla delle intercettazioni telefoniche in cui è stato scoperto il complotto.

Nelle telefonate di Lavitola le strategie su come aggirare il
referendum sull'acqua - di Riccardo Gardel, Il Fatto quotidiano (07/09/2011)

Nell'inchiesta dei pm di Napoli sulle presunte estorsioni ai danni di
Berlusconi spuntano alcune telefonate in cui il direttore de L'Avanti
parlava con Roberto Guercio, esperto di sistemi idraulici. 
Che gli spiega come le multiutility possano continuare a fare profitti dopo la
consultazione popolare, a cosa servirà la nuova authority sulla risorsa
idrica e quali siano i rapporti tra Acea e Regione La
zio
Si interessa di tutto il direttore de L'Avanti Valter Lavitola. Di
grandi affari e trame, passando per le reti strategiche del nostro
paese. 
 Tra le telefonate riportate dai magistrati di Napoli per
chiederne l'arresto spunta anche la strategia dei grandi azionisti
delle multiutility per beffare il voto dei referendum sull'acqua dello
scorso giugno, fatta di nomine pilotate e di leggi regionali progettate
per garantire i profitti milionari ai grandi gestori.
 
Una manovra già iniziata da almeno due mesi, con una strategia precisa, 
discussa in lunghe telefonate rimaste agli atti dei magistrati di Napoli che si
occupano dell'ipotesi di estorsione ai danni del presidente del
Consiglio da parte dell'imprenditore Gianpaolo Tarantini e di Lavitola
stesso.

PROSEGUE L'ARTICOLO:
Appena sette giorni dopo il voto del 12 e 13 giugno - che ha chiesto
la restituzione ai cittadini del bene comune per eccellenza - Lavitola
è al telefono con Roberto Guercio, professore all'università di Roma in
sistemi idraulici, nominato dal governo commissario straordinario per
le emergenze idrogeologiche in moltissime regioni d'Italia. 
Parlano a lungo di come mettere in salvo i profitti delle aziende interessate
agli acquedotti italiani, che "stanno con la merda fino al collo perché
le banche gli stanno chiedendo di rientrare", come spiega Guercio al
direttore de L'Avanti.
 
E la rete di Lavitola si mette in moto, con
l'obiettivo preciso di gabbare il voto popolare.

E' il 21 giugno scorso. Il Parlamento ha appena approvato la
conversione del decreto sviluppo che introduce la creazione della
neonata Agenzia dell'acqua, con il compito di decidere le tariffe del
servizio idrico. 
Una vera e propria authority, con poteri fondamentali,
soprattutto dopo il referendum: dovrà essere questo nuovo organo, ad
esempio, a rivedere le tariffe dopo l'abrogazione della remunerazione
del capitale sugli investimenti.

Alle nove di sera Lavitola è al telefono con Guercio, che lo informa
sul decreto appena approvato: "E' passato, però nella forma che voleva
Letta, tre posti, tre anni rinnovabili una volta... ha pagato 100 mila
euro all'anno", spiega l'ingegnere idraulico.
Il Gip di Napoli, nell'ordinanza con cui ha disposto l'arresto di
Tarantini e Lavitola, sintetizza qual è l'interesse di Guercio
nell'agenzia appena costituita.
 
Commentando una telefonata del 5 luglio
scorso, i magistrati annotano: "Pertanto lui (Roberto Guercio, ndr) è
andato e gli ha detto: abbiamo fatto l'autorità di vigilanza, per me è
un sacrificio andarci perché per 3 anni non posso fare niente, piglio
100mila euro e basta e dopo un anno che sono uscito non posso fare
nulla uguale,
però all'interno di un disegno strategico importante
posso anche sacrificarmi ovviamente". 
Il riferimento è alla norma contenuta nel regolamento dell'Agenzia che 
vieta ai componenti di avere consulenze con società private. 
Un vero "sacrificio" per l'ingegnere esperto di acquedotti, abituato
alle ricche consulenze pagate dai gruppi multinazionali. 
Ma un potere immenso, in grado di incidere sulla
gestione dell'acqua nell'intero Paese.

Per il membro in pectore della neonata autority - che dovrebbe
garantire e tutelare gli interessi dei cittadini su un bene essenziale
per la vita - in fondo il voto di giugno non sembra essere, una volta
entrato nell'agenzia, un grande problema: "Secondo me il referendum è
un'opportunità", commenta Guercio parlando con Lavitola.
 
E spiega nei dettagli come sarà possibile per Caltagirone,
il principale socio di Acea, continuare a incassare gli utili milionari 
della multiutility romana, bypassando il voto di giugno: 
"Non è detto che tu e i francesi dovete prendervi i soldi da Acea - 
spiega Guercio, riferendo il contenuto di un incontro con Caltagirone -
dalla remunerazione del capitale, il capitale non si paga un cazzo, 
ma trasformiamo l'attuale concessione di gestione in una concessione di gestione e costruzione..."
 E QUESTO I CITTADINI DI ROMA DOVRANNO IMPEDIRE !!!
PROSEGUE L'ARTICOLO:
"E tu la redditività del capitale te la prendi costruendo per conto di
Acea al 50% delle opere come prevede in house la normativa europea". Se
il voto ha abrogato il!
 profitto - secondo quesito sull'acqua - stabilendo il principio
della gestione pubblica, in fondo basta spostare gli utili dalla
gestione al vero core business del gruppo Caltagirone, la costruzione
delle infrastrutture. Questo è il piatto ricco che potrà continuare a
garantire nei fatti l'interesse dei privati nell'acqua, beffando il
voto del referendum.
AVETE LETTO BENE ???
COME SI CERCA DI AGGIRARE LA VOLONTA' POPOLARE ???
CONCLUDE L'ARTICOLO:
C'è un ultimo passaggio chiave nel piano di Guercio, che viene
riferito a Lavitola: va cambiata la concessione che oggi regola il
rapporto tra Acea e i comuni della provincia di Roma.

Un'operazione che richiede l'intervento politico della Regione Lazio,
che entro la fine dell'anno deve ridisegnare il funzionamento dell'Autorità d'Ambito,
ovvero la parte pubblica del sistema di gestione idrica.
E anche su questo punto Guercio ha la sua road map per il dopo
referendum:
"Dato che lei (Renata Polverini, ndr), comunque pensa
di rifare un partito con Alemanno - si legge nelle intercettazioni riportate
nell'ordinanza del Gip di Napoli - e comunque con Caltagirone 
si vede una volta al giorno, questa operazione sul Lazio la può fare solo lui.
 Cioè lui gli dice: Renata preparami la legge regionale entro l'anno in cui mi dai la
concessione di gestione e costruzione e concessione del Peschiera
(principale acquedotto che fornisce la capitale, ndr) e noi gliela
facciamo tecnicamente. Poi !
La partita gliela teniamo sempre per le palle... no?". Dal contesto
delle telefonate appare chiaro che il "lui" citato è il costruttore
romano Caltagirone, alleato di ferro di Casini e del sindaco Alemanno.

Quello che non è ancora chiaro - anzi decisamente torbido - è perché il
futuro potente membro dell'autority delle acque spieghi i suoi piani a
Lavitola, il trait d'union tra il sistema Tarantini e il presidente del
Consiglio.

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