domenica 7 febbraio 2010

LA CASA A ROMA. NONOSTANTE LA GRAVISSIMA CRISI DEL MERCATO IMMOBILIARE ALEMANNO NON FERMA LA CORSA AL CEMENTO

RICEVIAMO E VOLENTIERI PUBBLICHIAMO DALLA RETE ROMANA DI MUTUO SOCCORSO.
Dal sito http://www.eddyburg.it/article/articleview/14616/0/204/ abbiamo estratto questo breve appunto syull'emergenza casa e questo intervento di Paolo Berdini che vi sottoponiamo; leggetelo, diffodentelo, discutiamone, per trovare nuove e più incisive forme di azione.
La casa a Roma
Alemanno non ferma la corsa al cemento
di Paolo Berdini                                                                                                                                                                       Data di pubblicazione: 02.02.2010
Nella Germania federale della cancelliera Angela Merkel sono state da anni avviate politiche urbane per privilegiare gli interventi sul recupero del patrimonio edilizio esistente. 
Lì lo Stato non è stato cancellato dal liberismo senza regole: ha misurato la quantità di terreni agricoli che ogni giorno vengono consumati: 100 ettari al giorno, qualcosa come 100 stadi di calcio. In vista della scadenza del 2020 il tetto massimo è stato fissato in 30 ettari giorno. 
Nel 2050 non sarà possibile consumare neppure un metro quadrato di terreno agricolo: si potrà soltanto recuperare e ristrutturare l'esistente.
In Italia lo Stato è ormai un'entità astratta e ciascuno fa ormai quello che vuole. 
Nella Roma di Alemanno, ad esempio, dovrebbe essere attuato un piano regolatore approvato dalla precedente maggioranza veltroniana che prevede un'espansione edilizia pari a 16 mila ettari in dieci anni. Fino al 2020 si tratta dunque di 1.600 ettari all'anno; 4,5 ettari ogni giorno. 
Un sesto circa di quanto previsto alla stessa data per l'intera nazione tedesca!
Il gigantesco regalo alla rendita parassitaria fondiaria pensato da Veltroni, non appare evidentemente sufficiente alla nuova maggioranza. Da due anni assistiamo infatti non alla indispensabile cura dimagrante delle sconsiderate previsioni urbanistiche. Assistiamo invece ad una inarrestabile corsa ad inventare nuove occasioni di crescita urbana.
Il catalogo è lungo. Due casi in particolare. 
Nel 2008 è stato emanato un bando rivolto alla proprietà fondiaria per realizzare edilizia cooperativa. Possibile che sui 16.000 ettari non ci fossero aree adatte a soddisfare l'obiettivo? E in una città dove ci sono circa 50 mila famiglie in stato di grave disagio abitativo la cura più adatta era quella di costruire case in cooperativa, per loro natura adatte a famiglie che hanno un reddito sicuro, tale da permettere di accendere un mutuo bancario? Il provvedimento era dunque un altro regalo ai proprietari delle aree urbane che erano stati generosi con il candidato del centro destra durante il confronto elettorale.
Il secondo provvedimento è più recente. Alla fine del 2009 si decide di costruire una manciata di case (28 mila di cui solo 3 mila alloggi popolari) e contemporaneamente si decide di venderne molte di più tra quelle esistenti. Una prospettiva fallimentare, a ben vedere: altre famiglie povere non ce la faranno ad acquistare e saranno costrette a spostarsi sempre più lontano dalla città. 
La differenza con l'Europa civile si vede con il paragone con Parigi. Lì il comune acquista case sul mercato immobiliare per garantire la ricchezza sociale della città. Il mercato produce per sua natura una selezione per ricchezza, la mano pubblica riequilibra questo iniquo meccanismo garantendo convivenza civile ed evitando la creazione di sacche di emarginazione sociale.
Questa sfrenata corsa all'espansione della città è poi verificabile anche in un'altra serie di provvedimenti. Mentre le città di tutto il mondo rispondono alla crisi con grandi investimenti sul sistema dei trasporti collettivi non inquinanti, il vice sindaco Cutrufo propone di costruire un «parco a tema sulla Roma imperiale» su cui costruire colossei e fori in miniatura. 50 ettari di aree agricole di Castel di Guido, vicino a Fiumicino, rischiano la cementificazione.
Le due squadre di calcio romane non riescono a riempire lo stadio Olimpico se non nell'occasione dei derby: ciononostante si propone la realizzazione di due nuovi stadi, con annessi ipermercati, alberghi e abitazioni. 
Aiuta in tal senso un provvedimento di legge del centrodestra approvato nel mese di dicembre al Senato senza che l'opposizione lo contrastasse efficacemente: ogni squadra di calcio potrà derogare le regole urbanistiche per fare ciò che più gli piace, case o edifici commerciali. 
 Insieme devasteranno altri cento ettari di agro romano.
E, infine, un'ultima perla che dimostra una volta di più la distanza che separa ormai l'Italia dai paesi civili. 
Uno dei progetti maggiormente sponsorizzati dalla commissione Marzano - istituita lo scorso anno per indagare sul futuro della città - è stato quello di realizzare cinque isole artificiali davanti al lido di Ostia e destinarle a porti, alberghi e quant'altro. Era il 2009 e già c'erano gli inequivocabili segnali della crisi edilizia mondiale. Ma gli esperti marzaniani non se ne sono evidentemente accorti: il modello culturale di riferimento era quello di Dubai, isole per la speculazione finanziaria internazionale. 
Il fallimento del progetto che si è prodotto nel dicembre negli Emirati arabi dovrebbe far riflettere gli strateghi de' noantri. Ma forse ci illudiamo. Con il terzo scudo fiscale, infatti, sono rientrati in Italia circa 100 miliardi di euro. I ricchi evasori romani hanno fatto rientrare una quota di dieci miliardi e il Sole 24 Ore afferma (27. 1. 2010) che questa montagna di soldi andrà ad alimentare il mercato immobiliare. 
Ma non verso il recupero delle infinite aree di degrado urbanistico e sociale. Così mentre decine di migliaia di famiglie non sanno come risolvere il problema della casa, i furbi evasori punteranno ancora su una nuova devastante espansione della città.

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