sabato 13 febbraio 2010

INCREDIBILE: TORNA AL SUO POSTO IL DIRIGENTE DELL'UFFICIO CONDONO DEL COMUNE DI ROMA MARCO IMBASTARO, ATTUALMENTE INQUISITO. MA ALEMANNO HA CAPITO BENE PERCHE' HA VINTO LE ELEZIONI ????

DAL CORRIERE DELLA SERA -EDIZIONE ROMA DEL 12 FEBBRAIO 2010
ARTICOLO DI ILARIA SACCHETTONI DAL TITOLO:
"I tormenti dell'Ufficio Condono. Torna il direttore indagato. E' accusato di falso e abuso per le Terrazze del Presidente. Rimosso il dirigente incaricato di rilanciare il servizio (!!!!!)".
RESTIAMO LETTERALMENTE SENZA PAROLE !
MA IL SINDACO ALEMANNO, HA CAPITO BENE PERCHE' HA VINTO LE ELEZIONI ?

Leggetevi di seguito qualche amenità sul dirigente a cui ora -contro ogni criterio e logica di corretta e trasparente amministrazione- viene consentito di tornare al suo posto:
  1. Roma, ufficio condoni con i pizzini degli sponsor - Cronaca - l ...
    22 gen 2009 ... Lì, sostiene l'accusa che ha indagato 17 persone, la mano 'amica' è stata anche quella di Marco Imbastaro e Alberto Rossi. ...
    www.unita.it/.../roma_ufficio_condoni_con_i_pizzini_degli_sponsor - Copia cache
  2. "Truccavano le carte anche con il photoshop" | Roma la Repubblica.it
    ... nominato dall´assessore all´Urbanistica Corsini, ndr - ha dato le chiavi in mano a Marco Imbastaro. E l´Uce è tornato indietro di un secolo». ...
    roma.repubblica.it/dettaglio/articolo/1578914 - Copia cache

    "Truccavano le carte anche con il photoshop"

    Parla l´ex direttore Murra: "Ora tutto il lavoro è bloccato"
    di Carlo Alberto Bucci
    «Sono arrivato in via di Decima nel 2007 e ho trovato che l´Ufficio Condono edilizio del Campidoglio era fermo, immobile, insabbiato. Non si smaltivano più le pratiche e il clima era terribile. Regnava l´omertà, anche tra le persone per bene, che sono tante tra gli impiegati».

    Rodolfo Murra, 47 anni, dal 1993 avvocato del Comune, ha toccato con mano la palude in cui sono cadute le pratiche di tre condoni in 14 anni di vita dell´Uce, fino al blitz di martedì dei vigili urbani e la scoperta di un "archivio segreto" in un container. Nei prossimi giorni sarà sentito, come persona informata dei fatti, dai giudici che indagano sulle irregolarità della maxi-lottizzazione delle Terrazze del Presidente ad Acilia. «In 14 mesi da direttore - aggiunge - ho rimesso in moto la macchina dell´Uce e ristabilito produttività e legalità. Ma ad agosto è scaduto il mio incarico. E si è bloccato tutto, di nuovo, persino il sito web è fermo».

    Non hanno rinnovato l´incarico di direttore perché lei era vicino a Veltroni?
    «No, guardi, io sono un tecnico dell´amministrazione capitolina e la difendo in aula qualunque sia la giunta, sempre secondo i principi di autonomia e indipendenza dell´avvocato».

    Però è stato Veltroni a mandarla al posto di Gagliardi.
    «La mia nomina è stata firmata nel 2007 dall´allora sindaco Veltroni insieme ad altre 5 persone, tra assessori e direttori. L´incarico scadeva a giugno 2008 ma Alemanno l´ha prolungato di due mesi. Poi sono tornato all´avvocatura capitolina, dove sarei rientrato comunque perché il mio compito era un po´ quello di commissario speciale. Avevo anche formato un mio possibile erede, Paolo Sassi, ma l´hanno destinato ad altro incarico».

    E perché da agosto all´Uce si è fermato tutto?
    «Il mio successore Giancarlo Matta - dopo pochi mesi sostituito da Paolo Cafaggi, nominato dall´assessore all´Urbanistica Corsini, ndr - ha dato le chiavi in mano a Marco Imbastaro. E l´Uce è tornato indietro di un secolo».


    Imbastaro è indagato nell´inchiesta su Acilia. C´era quando lei ha assunto la guida dell´ufficio nel giugno 2007?
    «Sì, e ricopriva la posizione organizzativa, l´anello tra il direttore e i dipendenti. Ha però assunto immediatamente un atteggiamento provocatorio, su tutto. Ad esempio, fumava in ufficio. E, quando lo riprendevo, rispondeva facendo le spallucce: "E io pago", diceva. Intendeva, la multa. Così gli ho fatto diverse lettere di richiamo. È durata 4 mesi, poi si è messo in malattia. È tornato giusto il 2 agosto, il giorno dopo la fine del mio incarico».

    Ha tentato di trasferirlo?
    «Sì, lo chiedemmo con Sassi al primo dipartimento perché Imbastaro era inquisito. Ma ci hanno risposto che non si poteva».
    Ha trovato pratiche irregolari?
    «Moltissime sono lacunose. Soprattutto quelle del primo condono dell´85: cartelle con dentro il bollettino e la domanda, e basta. Del resto il mio predecessore Gagliardi era intervenuto per bloccare il rilascio delle concessioni allo sportello secondo una logica di automatismo che aveva ereditato dal primo direttore dell´Uce, Lenzini».

    La Gemma spa è indietro con le pratiche evase. Come è andata durate la sua gestione, avvocato?
    «Abbiamo raggiunto il 95% delle 15mila pattuite. E Gemma è stata a quel punto pagata. È poco, ma è quello stabilito dal contratto del 2006 con loro. Inoltre, abbiamo recuperato 2 milioni richiedendo l´oblazione che, per il 50% spettante al Comune, non veniva neanche richiesta. E abbiamo messo mano all´istituto del Riesame e rettifiche, ma anche a quello della Ricostruzione pratiche, dove si annidavano le possibili fonti di corruzione».

    Il ritardo delle pratiche è sul mucchio di richieste del condono 2003?
    «Sì, 84mila sono ferme. E sotto Gagliardi sono state rilasciate solo 8 concessioni. Con gli informatici io ho creato i parametri perché questo lavoro possa essere svolto».

    Da lavorarne ne mancano 260mila, però.
    «Basterebbero 50, giovani geometri. E nel giro di un paio di anni questa pratica, nefasta, del condono edilizio potrebbe essere finalmente liquidata».
    (22 gennaio 2009)
    Inquisito per le Terrazze del Presidente?
    «No, per un´altra inchiesta sempre inerente ai condoni edilizi».

    Avvocato, cosa ha trovato che non andava all´Uce?
    «Di tutto. Dalle code agli sportelli, che venivano organizzate con numeretti scritti a mano e ricambiati con mance, più o meno laute, a timbri e documenti falsi, senza però che sia riuscito a scoprirne l´autore. Dal deficit di domande evase da Gemma (la spa che nel 2006 ha vinto la gara per passare 15mila pratiche l´anno, ndr) scoperto il quale sospesi il pagamento di 6 milioni di euro per il, mancato, raggiungimento degli obiettivi, agli impiegati che consigliavano ai cittadini i sistemi per frodare il Comune».

    Faccia un esempio.
    «L´ultimo che ho scoperto. Dunque, istanza di condono a Casal Bernocchi. I proprietari chiedono di completare con porte e finestre l´edificio. E, per dimostrare che esistono già le mura, mandano le foto. Ma erano strane, come pixellate. Siamo andati allora a via Grizzane e abbiamo trovato solo scheletro di cemento armato: quindi, non condonabile. Insomma, avevano disegnato le pareti con photoshop. Ho denunciato alla procura sia l´architetto sia la proprietaria. È un´anziana signora che mi ha chiesto perdono in lacrime e mi ha rivelato che il trucco gliel´aveva consigliato un impiegato dell´Uce».

    Chi?
    «Se l´avessi saputo, sarei andato in procura. Ma la signora non me l´ha voluto dire».

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