NE DESUMIAMO QUALCHE PARTE:
"Agli                      occhi della maggior parte delle persone Roma rappresenta l'immagine                      di una città efficiente, moderna, una capitale europea                      a tutto tondo, governata da un sindaco capace e competente                      che l'ha resa un esempio, un modello, per le altre città                      italiane. Eppure il libro "Modello Roma. L'ambigua modernità"                      (AA.VV., ed. Odradek, pagg. 188, 15,00 euro) ci presenta una                      diversa visione di questa realtà, che risulta contraddittoria                      rispetto all'immagine che il "Modello Roma" si è                      fatto in Italia e nel mondo. Gli autori (E. Scandurra, docente                      di Urbanistica; B. Amoroso, economista; A. Castagnola, economista;                      R. Troisi, economista; P. Berdini, ingegnere urbanista; A.                      Castronovi, dirigente Cgil; G. Caudo, ricercatore di Urbanistica;                      V. Sartogo, studioso di problemi ecologici; G. Ricoveri, studiosa                      dei problemi dello sviluppo; C. Cellammare, docente di Urbanistica;                      B. Rossi Doria, docente di Urbanistica), prendendo in esame                      temi fondamentali come i trasporti, la questione abitativa,                      lo sviluppo urbanistico, il problema del lavoro, dipingono                      il quadro di una città che, presenta molte problematiche,                      irrisolte e irrisolvibili, in cui la modernità tanto                      apprezzata e decantata, diventa "ambigua", e cioè                      va a vantaggio di pochi ed a discapito del resto dei cittadini. 
Una città dal centro storico oramai precluso ai suoi                      residenti, ma in mano ai capitali stranieri che investono                      nel turismo, l'emarginazione delle periferie, la povertà                      culturale e sociale; una città in mano ai costruttori,                      capaci di dettare il bello e il cattivo tempo dello sviluppo                      urbanistico, sempre subordinato ai poteri forti del consumismo                      e dell'economia più estrema.
 Una città dove                      il cittadino è isolato, abbandonato ai suoi problemi,                      in cui i disagi sociali devono essere "coperti"                      e non risolti.
 Ecco perché questo libro di denuncia                      risulta, oggi, più che mai dovuto, distogliendo gli                      occhi dalle luci e dai fasti delle Notti bianche e della Festa                      del Cinema, per farci vedere l'immagine cruda di un contesto                      urbano oramai insostenibile. Prima che, come espresso nell'Introduzione,                      il "modello Roma" diventi anche il "modello                      Italia".
"Cerchiamo piuttosto di capire perché gli elettori hanno                      così clamorosamente bocciato quel modello. Molti di                      noi lo avevano detto: Veltroni da anni cavalca un modernismo                      effimero, ossessionato dalla ricerca di futili riferimenti                      esterni (da Blair a Clinton a Obama “I care”,                      “We can” e via dicendo), teso ad eliminare ogni                      conflitto sociale (siamo tutti uguali, ricchi e poveri, padroni                      e lavoratori), un modello paternalistico quanto autoritario                      (guai a criticarlo), apparentemente buonista, irenico e riformista                      fuori tempo. 
E' per questo che ha perso voti al centro (hanno                      preferito l'”originale” della destra) e a sinistra,                      nonostante il soccorso rosso della sinistra l'arcobaleno.                      Ha dato una spallata al governo Prodi, ha cancellato la storia                      (“non sono mai stato comunista”) e ha ricalcato,                      negli ultimi mesi, la propaganda di Berlusconi arrivando,                      più di lui, a promettere agli italiani il ritorno del                      boom economico degli anni Sessanta! 
Un modello, quello di                      Veltroni, improntato all'imitazione acritica di modelli stranieri,                      condito di effimere feste: notti bianche e festival del cinema,                      trasferimento notturno di rom da una parte all'altra di Roma                      (di notte per non turbare le coscienze) e poi tante feste,                      tanti ecumenici discorsi, tanti tagli di nastrini, come fosse                      un salvatore venuto ad annunciarci un'alba che nessuno vedeva.
Ma anche a sinistra le cose non sono andate così bene: siamo stati arroganti, saccenti, abbiamo pensato e presunto che fossimo i “migliori”, abbiamo pensato che potessimo fare qualsiasi cosa, che il consenso del popolo plebeo fosse scontato, che gli elettori non avrebbero potuto che ringraziarci e pregarci di rimanere al comando. B
Ma anche a sinistra le cose non sono andate così bene: siamo stati arroganti, saccenti, abbiamo pensato e presunto che fossimo i “migliori”, abbiamo pensato che potessimo fare qualsiasi cosa, che il consenso del popolo plebeo fosse scontato, che gli elettori non avrebbero potuto che ringraziarci e pregarci di rimanere al comando. B
eh, non                      era così, è cresciuto il risentimento verso                      una sinistra sorda e opaca che non è mai (vedi la cosiddetta                      questione securitaria) riuscita ad elaborare un progetto di                      autentica modernità. Né è servita la                      “minaccia” - tutta ideologica - forse comprensibile                      emotivamente ma di scarsa efficacia politica che se non si                      fosse votato Veltroni avrebbe vinto Berlusconi così                      come se non si fosse votato Rutelli avremmo consegnato la                      città ad Alemanno. E' una musica ascoltata troppe volte                      e che irrita gli elettori trattati come fossero irresponsabili.
Il mondo è davvero cambiato e la sinistra sembra rispondere a questo cambiamento o imitando effimere mode straniere o richiudendosi a riccio su un mitico passato ideologico vissuto e ricordato piuttosto come rituale, culto, reliquia. Giacomo Marramao sostiene che uno dei drammi della nostra epoca è la frattura tra la dimensione materiale e quella simbolica: come possiamo rappresentarci oggi in questa epoca post-ideologica che vede la dismissione di tutti i valori simbolici che avevamo presi a riferimento nel Novecento? Veltroni ha pensato di farlo inventandosi un modello pasticciato e improvvisato che non ha radici né sul territorio romano né intercetta i veri problemi dell'epoca che stiamo vivendo. Gli elettori, meno scemi di quello che pensano gli eletti, se ne sono accorti. Poi, il come e cosa hanno votato è un'altra storia, tutta da raccontare ."
Il mondo è davvero cambiato e la sinistra sembra rispondere a questo cambiamento o imitando effimere mode straniere o richiudendosi a riccio su un mitico passato ideologico vissuto e ricordato piuttosto come rituale, culto, reliquia. Giacomo Marramao sostiene che uno dei drammi della nostra epoca è la frattura tra la dimensione materiale e quella simbolica: come possiamo rappresentarci oggi in questa epoca post-ideologica che vede la dismissione di tutti i valori simbolici che avevamo presi a riferimento nel Novecento? Veltroni ha pensato di farlo inventandosi un modello pasticciato e improvvisato che non ha radici né sul territorio romano né intercetta i veri problemi dell'epoca che stiamo vivendo. Gli elettori, meno scemi di quello che pensano gli eletti, se ne sono accorti. Poi, il come e cosa hanno votato è un'altra storia, tutta da raccontare ."
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